Alle Nina’s Drag Queens l’onore di spalancare nuovamente le porte del Teatro Carcano di Milano al pubblico. Per l’occasione portano in scena il gran ballo che ha furoreggiato all’edizione 2020 della Biennale di Venezia.
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.
La celeberrima frase de Il Gattopardo, pronunciata in occasione dell’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, ben si adatta a descrivere lo spirito con cui finalmente riaprono i teatri: le disposizioni che regolano la presenza del pubblico in sala sono severe ma gestori e spettatori sono consapevoli che adeguarsi è l’unico modo per vedere il sipario tornare a sollevarsi.
In realtà il sipario del Teatro Carcano è già aperto mentre le persone fluiscono ordinatamente in sala. Il palcoscenico è avvolto dall’ombra quando un’elegante signora si siede sul bordo e prende a raccontare di sé. Lei è Tomasina, una scrittrice, l’autrice del testo che sta per essere rappresentato, un’opera con cui cerca di raccontare la vita: un’operazione ardua tanto è complesso e vasto l’insieme di episodi e sentimenti che la compongono.
L’autrice sceglie di non indugiare sugli eventi negativi e le tragedie ma piuttosto spiega come sopravvivere ad essi. Tomasina scrive una commedia in forma di allegoria: mette in scena un grande ballo, barocco e opulento, con cibi sofisticati e costumi sfarzosi. È L’ultima festa prima della fine del mondo come recita il sottotitolo de Le Gattoparde.
La scenografia è essenziale ma al contempo rende l’idea delle ampie sale da ballo dei palazzi nobiliari: un sontuoso lampadario a gocce e un enorme specchio, rotto in mille pezzi, elevato a simbolo della vanità ma pure delle molte facce delle persone che, avvicinandosi, vedono ogni frammento rifletterle in modo differente. Attorno ad esso danzano celebrità dei giorni nostri con il loro seguito di lacchè, imbucati speranzosi di fare le giuste conoscenze e curiosi in attesa che arrivi lei, l’eroina del momento, di cui non saremo certo noi a svelarvi l’identità.
Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Lorenzo Piccolo e Ulisse Romanò – in rigoroso ordine alfabetico – sono le cinque Nina’s Drag Queens che, complici 36 costumi e 45 cambi d’abito, si moltiplicano sino a dare l’idea di una vera folla presente sul palcoscenico. Muovendosi a ritmo di musica – una combinazione di canzonette italiane, successi internazionali e brani di classica – i personaggi entrano ed escono di scena a gruppetti, scomponendosi e ricomponendosi variamente attorno alle protagoniste: Rosaria Scalise, l’amica Claudia che invoca una storia d’amore per dare un senso al racconto e la socialite Diana.
Le Gattoparde. L’ultima festa prima della fine del mondo nasce su richiesta di Antonio Latella, direttore della Biennale Teatro 2020 che ha commissionato alle Nina’s Drag Queens uno spettacolo in linea con il tema del festival veneziano di quell’anno: la censura. Ovviamente le Nina’s hanno declinato il tema alla loro consueta maniera, decisamente sopra le righe ma è proprio per questa loro sfacciataggine che le adoriamo.
Il punto di partenza è, come ovviamente tutti avranno capito, Il Gattopardo, il romanzo di Tomasi di Lampedusa che segna la fine di un’epoca e dei privilegi concessi da un monarca assoluto ai nobili latifondisti. Rosaria e Claudia sono delle Gattoparde e questo ballo insegnerà loro a uscire dai rigidi stereotipi e lasciarsi andare, inseguendo i sogni anche quando questi non sembrano consoni al proprio status sociale. La tanto ammirata Diana aprirà loro gli occhi per indurle ad osare andare controcorrente, ad abbattere le barriere della censura e combattere l’ipocrisia dei perbenisti.
Più volte le signore sul palcoscenico danno vita a situazioni descritte nel romanzo o si cimentano con l’esortazione rivolta da Tancredi allo zio Principe di Salina, divertendosi a scombussolarne l’ordine delle parole e il significato. Ascoltando i dialoghi delle invitate al gran ballo si colgono citazioni anche di molti altri autori italiani e, come in un gioco, è divertente scoprirli tutti, da Italo Calvino a Gianni Boncompagni, compiendo un’escursione tra i generi e le epoche.
Nel corso della festa anche i piani temporali si sovrappongono e si fondono: può capitare così che i colpi dei fucili dei garibaldini si stemperino nelle note della disco music. Il tourbillon temporale è un abile escamotage per ricordare come da sempre il progresso e la libertà nascano dal coraggio di pochi valorosi che osano sfidare il sistema – e la censura – risvegliando le coscienze del popolo sino a mettere insieme un piccolo esercito per sovvertire lo stato delle cose. Ogni battaglia ha proprie armi e strategie: i fucili nel caso dei moti risorgimentali, il rifiuto di corsetti e lacca nelle manifestazioni per l’emancipazione femminile.
Lì sul palco, l’una accanto alle altre, esultando per la vittoria, sfilano l’Italia e donne con le camice rosse mentre il pensiero non può che correre a Silvia Gallerano che ne La merda incoraggia le “sorelle d’Italia” a unirsi nella lotta per rivendicare i propri diritti. Impossibile non sentirsi coinvolti dal turbinio delle danze e dai fatti rievocati: risate, canti e applausi a scena aperta si susseguono quasi ininterrottamente.
Il finale è lieto sebbene lasci intravedere nuvole all’orizzonte che potrebbero coinvolgere le protagoniste in una nuova rivoluzione ma, in fondo, la vita vera è esattamente così.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Carcano
corso di Porta Romana 63 – Milano
fino a venerdì 14 maggio 2021
e dal 19 al 24 ottobre 2021
www.teatrocarcano.comLe Gattoparde
L’ultima festa prima della fine del mondo
uno spettacolo Nina’s Drag Queens
di e con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
regia Ulisse Romanò
assistente alla regia Livia Bonetti
drammaturgia collettiva guidata da Lorenzo Piccolo
costumi Daniela Cernigliaro
assistente ai costumi Rosa Mariotti
scene Maria Spazzi
assistente alle scene e realizzazione Marina Conti
musiche e suono Gianluca Misiti
luci Luna Mariotti
coproduzione Aparte Soc. Coop. – Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano – Teatro Metastasio di Prato – Emilia Romagna Teatro Fondazione
durata: 1 ora e 40 minuti senza intervallo
debutto milanese