Libri da ardere

Torna in scena uno dei cavalli di battaglia del Teatro Elfo Puccini di Milano, l’esplosiva combinazione di ironia e cinismo di Amélie Nothomb in cui valori ideali e bisogni primari entrano in conflitto sotto la regia attenta di Cristina Crippa.

Quando inizieremo a bruciare i libri vorrà dire che la guerra è persa” urla Marina, stringendosi nel cappottino.
La sua non è una resa dinnanzi al nefasto rogo dei libri considerati “anti-tedeschi” orchestrato dai gerarchi nazisti per la notte del 10 maggio 1933.
Marina è la protagonista femminile di Libri da ardere, il dramma teatrale scritto da Amélie Nothomb nel 1994. La giovane donna, al secondo inverno di una guerra che attanaglia un non ben definito paese dell’Est europeo, è stremata dal freddo prima ancora che dalla fame e dalla paura. Il freddo le è entrato in corpo e le ha congelato il cuore, la capacità di ragionare lucidamente e qualsiasi altra componente umana. Solo le lacrime continuano a sgorgarle calde, a dare momentaneo sollievo al volto. La lettura invece non è più fonte di piacere.
Marina è ospite nella casa di un docente universitario e vede nella sua fornita biblioteca una ricca miniera di combustibile per la stufa in ghisa che campeggia al centro della stanza. La stanza è spoglia perché il professore, che non si vuole dare ancora del tutto per vinto, ha bruciato uno dopo l’altro i mobili di casa pur di salvaguardare la raccolta dove ogni volume rappresenta una tappa significativa del proprio percorso accademico. La guerra e il lungo confino domestico finiscono tra l’altro per smascherare i suoi veri interessi letterari, obbligandolo a difendere la propria integrità professionale con Daniel, suo assistente all’università nonché fidanzato di Marina.
Il professore, analogamente a Marina, lascia che i comportamenti più biechi prendano il posto della ragione. Dando prova di cinismo antepone i libri alla vita umana: la propria, quella di Marina e quella di Daniel. Egli è conscio della ferinità del proprio comportamento e dello stravolgimento della scala dei valori morali eppure, prendendo a pretesto la guerra in corso, si autoassolve con leggerezza.
Daniel, con piglio eccessivamente moralista, sembra essere l’unico che, anche sforzandosi di rispettare la routine quotidiana casa-università nonostante i cecchini nemici appostati per la via e i bombardamenti, lotta per mantenere la pace domestica, il buonsenso e la pietà.
Volente o nolente il professore si ritrova costretto a infilare uno dopo l’altro i libri nella stufa in ghisa, centellinandoli perché durino – e permettano loro di sopravvivere al freddo – il più a lungo possibile, sperando la guerra si esaurisca prima della biblioteca. Nascono così frequenti discussioni su quali siano i titoli da salvare, con quale criterio giudicarne il valore e, qualora si giungesse alla fine, capire se sia preferibile il calore di un’ultima fiammata o la compagnia di un testo amato mentre ci si lascia lentamente morire. È pur vero che, come sottolinea il professore, c’è una terza via ispirata a Fahrenheit 451 (1953) di Ray Bradbury.
Il professore, sin dal primo allestimento dello spettacolo nel 2006, è interpretato da Elio De Capitani che offre al pubblico in sala una rassegna completa delle proprie doti attoriali, spaziando dall’ira all’atterrimento, dall’austerità alla lascivia, dal disincanto al trasporto cultural-sentimentale. Soprattutto esplode la sua vena comica nel tratteggiare il professore come un uomo che cerca di reagire alla situazione con sprezzante sarcasmo, che risponde alle accuse di Daniel e Marina con cinismo, che sfoggia grande saccenza nel disquisire di letteratura per poi sciogliersi come un adolescente dinnanzi a un romanzetto d’amore, che alza la voce con baldanza per poi scappare a nascondersi come un topolino alla minima minaccia concreta, rivelando l’effettivo spessore delle sue idee e del suo animo. Un personaggio un po’ clown e molto umano che richiama alla memoria un altro celeberrimo personaggio interpretato sempre da De Capitani: Bottom del Sogno di una notte di mezza estate.
Una prova d’attore che da oltre un decennio convince, avvince e – nonostante il tema così drammaticamente attuale – diverte il pubblico grazie anche alla passione con cui Cristina Crippa dirige lo spettacolo. Una passione che si evince dalla cura profusa in ogni singola scena e dal lavoro sugli attori finalizzato a sorprendere lo spettatore, a coinvolgerlo emotivamente, a scompigliare fino all’epilogo i libri in scena o, meglio, le carte in tavola e a far emergere i personaggi nella loro ambigua tridimensionalità. Primi tra tutti Daniel e Marina con quella loro relazione nata più per assecondare un cliché che da effettiva passione.
Quando nel 2018 Cristina Crippa cura il nuovo allestimento di Libri da ardere il testimone dei ruoli dell’assistente e della studentessa passa da Corrado Accordino ed Elena Russo Arman ad Angelo Di Genio e Carolina Cametti. Un cambio dettato da meri motivi anagrafici, apprezzato dal pubblico che tributa loro un lungo applauso per l’appassionata interpretazione.
Mentre fuori imperversa la guerra, nella casa del professore a turno i personaggi si alternano nel ruolo di vittime – in una guerra in fondo si è tutti vittime, inclusi i “barbari” invasori – e carnefici in un crudele gioco per la vita. Il tocco di Amélie Nothomb rende lo spettacolo leggero ma Libri da ardere, come ogni manifestazione artistica dovrebbe fare, apre una vasta gamma di interrogativi esistenziali che lo spettatore si troverà obbligato ad affrontare.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini – sala Fassbinder
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 10 aprile 2022
orario: dal martedì al sabato 21.00
domenica 16.30
con obbligo di Green Pass rafforzato e mascherina FFP2
www.elfo.org

Libri da ardere
di Amélie Nothomb
© Editions Albin Michel
traduzione di Alessandro Grilli
regia Cristina Crippa
con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Carolina Cametti
luci Nando Frigerio, suono Jean Christophe Potvin
produzione Teatro dell’Elfo,  La corte ospitale