La mostra su Ligabue in corso a Torino offre un emozionante viaggio nel mondo dell’artista per scoprire la solitudine e la nostalgia dei luoghi della giovinezza – e della famiglia – dietro al possente ruggito delle tigri a caccia.
La città di Torino sino al 26 maggio ospita all’elegante palazzina liberty già sede della Società Promotrice delle Belle Arti la mostra monografica Ligabue. La rassegna conduce il visitatore nel mondo fantastico del pittore nato in Svizzera da genitori italiani, cresciuto dalla famiglia adottiva nella regione di lingua tedesca ma espulso all’età di vent’anni per il comportamento dovuto ai problemi psichiatrici che lo affliggono.
“Toni al mat” si ritrova così a Gualtieri, un paese della campagna reggiana, dove vive della carità dei concittadini e del lavoro come giornaliero nei campi. Solitudine, nostalgia della terra natia ed emarginazione segnano le sue giornate: all’arrivo, nel 1919, parla solo il tedesco e le uniche persone con cui riesce a conversare sono gli ex-emigranti. Si rifugia così nella natura, spingendosi sino alle rive del Po dove lascia la fantasia lo trasporti in mondi lontani, popolati da belve feroci che divengono in breve tempo soggetto della sua arte, esattamente come accade a un celeberrimo torinese d’adozione, lo scrittore Emilio Salgari.
Nella seconda metà degli anni Venti, rispolverando l’antica passione per il disegno, Ligabue inizia a dedicarsi alla pittura e a scolpire con l’argilla per dare forma di animali ai propri tormenti interiori. Animali esotici quali tigri, leoni, gattopardi, antilopi e giraffe ma pure quelli che animano la sua vita reale, dai mansueti cavalli da tiro a cani, gatti, galli e tacchini, sino ai più selvatici fagiani, gufi e volpi.
Non ci si lasci tuttavia trarre in inganno dai galli in lotta per la supremazia nel pollaio, tra l’indifferenza di galline e pulcini che razzolano in cerca di cibo, o dai contadini al lavoro nei campi con l’ausilio di buoi e cavalli: qualcosa non torna. I cavalli, è vero, non sono gli eleganti destrieri dei disegni di Leonardo esposti alla Biblioteca Reale di Torino fino al 30 giugno insieme al suo celeberrimo autoritratto (1517/18) eseguito a pietra rossa su carta. Sono cavalli dalla struttura massiccia, impiegati all’epoca per trainare carri e aratri, ma osservando meglio il paesaggio e le architetture vi si scoprono non le caratteristiche tipiche della bassa Padana quanto i tratti delle regioni alpine. Si scorge nei castelli dalle alte torri e nelle case con tetti spioventi e trabeazioni lignee in facciata l’eco di terre lontane, un ricordo della giovinezza in Svizzera e, pure, la nostalgia per il calore di una famiglia.
Il dolore riversato da Antonio Ligabue nelle opere, a iniziare da quante esposte in mostra a Torino, è palpabile: i galli si fronteggiano nella lotta con le piume gonfie, i felini – sia le belve esotiche sia il gatto di casa – sono immortalati con il frutto della caccia, i cervi nel bosco si fermano per ascoltare se vi siano rumori sospetti di predatori in agguato mentre il gufo dilania la volpe. Nemmeno l’uomo si sottrae alla fatica, lavorando duramente ogni giorno per ottenere il cibo da portare in tavola. È la dura legge imposta dalla vita in un mondo ancora profondamente arcaico, restituita tuttavia dall’artista con quei toni vivaci e brillanti capaci da oltre mezzo secolo di sedurre il pubblico: oggi Ligabue è infatti uno dei pittori del Novecento più amati ed esposizioni temporanee come quella in corso a Torino registrano sempre grande affluenza di visitatori.
Il percorso di visita di Ligabue si snoda attraverso otto sale e 71 dipinti, 8 sculture, 13 disegni – tra cui 8 studi realizzati nel 1953 su carta da musica – e la Moto Guzzi GTV 500 rossa con cui esplora le campagne reggiane e che fa capolino anche in alcuni autoritratti, per quanto in nessuno di quelli selezionati dal curatore Giovanni Faccenda. Sono circa una dozzina gli autoritratti di Antonio Ligabue presenti in mostra – eseguiti con diverse tecniche, dal disegno al dipinto alla scultura – a ricordare quanta parte tale genere ricopra nella sua produzione. L’atto di ritrarsi per Ligabue, così come per Van Gogh prima di lui, rappresenta l’occasione per soffermarsi a esplorare il proprio animo e raccontare i turbamenti che lo devastano. L’immagine dell’artista è sovente immortalata a mezzo busto, posta al centro della tela a catalizzare l’attenzione dell’osservatore mentre sullo sfondo lo sguardo si perde in un non ben definito paesaggio rurale. Ligabue nel ritratto pure riporta meticolosamente i segni esito degli atti di autolesionismo che si infligge mentre lotta con quelli che definisce “gli umori maligni” che lo tormentano.
Giovanni Faccenda propone ai visitatori di Ligabue un percorso emozionale nel mondo dell’artista, partendo dall’Autoritratto con sciarpa rossa (1956), caratterizzato da un taglio sanguinante sulla tempia, per proseguire attraverso le immagini che gli infondono serenità, estrapolate senza continuità di soggetto da quel suo mondo fantastico che spazia dai buoi alle tigri, dalle lumache ai gorilla, dai cani da caccia ai fenicotteri, dalla savana ai paesaggi alpini. Le tigri che ruggiscono minacciose ai visitatori sono indubbiamente affascinanti ma la visita permette di scoprire anche opere che esulano dai temi cui troppo riduttivamente si associa il nome di Ligabue. In mostra è possibile ammirare infatti scene d’altri tempi quali Diligenze con castello (1952) o I postiglioni (1953), un ritratto di Napoleone a cavallo (1961) e persino un gruppo di viaggiatori attaccati da un branco di lupi durante la Traversata della Siberia (1959). Sono mutuati dalla quotidianità invece dipinti quale il Motociclista (1954) che sfreccia veloce, alcuni ritratti di compaesani (1956, 1958 e 1960) e una coppia di Vasi con fiori (entrambi 1959/60).
Il viaggio nel mondo interiore e nella produzione artistica di Ligabue si conclude con un Paesaggio (1962) appena abbozzato nei suoi elementi principali e ancora disabito: è l’ultima opera dell’artista, è la scenografia dell’ultima storia, quella che non ha fatto in tempo a raccontare.
Silvana Costa
La mostra continua:
La Promotrice delle Belle Arti in Torino
viale Diego Balsamo Crivelli, 11 – Torino
all’interno del Parco del Valentino
fino a domenica 26 maggio 2024
orari: martedì-domenica 10-20
chiusa il lunedì
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Ligabue
a cura di Giovanni Faccenda
con il patrocinio della Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue
produzione SM.Art
direzione creativa WeAreBeside
progetto di allestimento NovaVisualis
immagine coordinata e grafica Bebung
www.mostraligabuetorino.com
Catalogo:
Ligabue
a cura di Giovanni Faccenda
testi di Simona e Cinzia Agosta Tota, Francesca Biagioli, Samantha Patorno e Manlio Polzella
BesideBooks, 2024
prezzo: 29,00 Euro
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