La nuova esposizione alla Casa di Vetro si snoda in un suggestivo percorso iconografico dell’India dei primi decenni del ‘900, attraverso ritratti in studio, immagini scattate nelle città e nelle campagne, foto di monumenti storici ed edifici dell’epoca coloniale.Prosegue il viaggio a ritroso nel tempo con la quarta tappa del ciclo di mostre History & Photography; per l’occasione il curatore, Alessandro Luigi Perna, ha attinto agli archivi della Società Geografica Italiana, concentrando la propria attenzione sulle fotografie scattate nell’India dei primi tre decenni del XX secolo.
La Società Geografica Italiana, in occasione della recente selezione per il candidato italiano al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa 2012-2013, si è aggiudicata una menzione speciale “per aver dato un forte contributo scientifico e di conoscenza nello studio del territorio orientando la ricerca scientifica del settore verso nuove metologie di rappresentazione dei caratteri storico-culturali che connotano il territorio, […..] sulla base dello studio delle evoluzioni socio-culturali delle popolazioni locali.” In questo giudizio troviamo riassunte la filosofia e la metodologia di un’istituzione fondata nel lontano 1867 con l’intento di organizzare o patrocinare viaggi ed esplorazioni in Africa, Sudamerica, Asia centrale e Papuasia, dando vita a quella che tutt’oggi è valutata come una della biblioteche in ambito geografico più ricche d’Europa. Attingendo ad un patrimonio di oltre 200.000 fototipi (tra positivi, negativi, diapositive e cartoline), la mostra in corso alla Casa di Vetro ci permette di scoprire l’India attraverso gli obiettivi dei nostri connazionali che, oltre un secolo fa, vi approdano per documentare i favolosi racconti, circondati da un alone di magia e mistero, che giungono da quella parte del mondo. Nelle 54 riproduzioni digitali dalle stampe originali esposte al pubblico si coglie il senso di meraviglia che, probabilmente, ha pervaso i fotografi di fronte a scenari inconsueti: le folle immerse nel fiume sacro, incantatori di serpenti, elefanti utilizzati come docili mezzi di trasporto, costumi variopinti e tintinnanti uniti a stili di vita così distanti da quelli occidentali.
Ricco di materie prime, dopo aver soddisfatto le brame economiche di portoghesi, olandesi e francesi, dal 1857 il Subcontinente indiano è colonia dell’Impero britannico che ha saputo approfittare delle rivalità tra i vari regni e gruppi etnici che dividono ed indeboliscono la popolazione per dominarlo. La mostra ci svela il territorio nella sua interezza e varietà, indugiando sul paesaggio per poi dare predominanza agli spetti culturali: interessante la sequenza di nuclei famigliari, appartenenti a diverse caste e religioni, ritratti da Gino Bandini nel 1903. Questo autore si sofferma lungo le strade a catturare immagini di gruppi di musicisti con giovani ballerine al seguito, gli schiavi incatenati appartenenti al gruppo predravidico dei Bhil ma, soprattutto, sembra affascinato dai grandi riti religiosi collettivi. Le didascalie ci elencano i nomi dei fotografi, raccontandoci delle spedizioni cui presero parte e dei territori visitati, permettendoci quasi di riuscire a dar loro un volto: Maurizio Piscicelli, in India tra il 1913 e il 1914, muovendosi in particolare tra le città di Benares e Calcutta, resta rapito dalle figure mistiche che popolano le rive del Gange – così come accade a noi davanti agli Adoratori dell’acqua – mentre i soggetti preferiti da Antonio Sturla, tra il dicembre del 1932 e il gennaio del 1933, sono le persone, spesso appartenenti ai ceti popolari, colte in strada o nelle campagne nella loro quotidianità.
I territori a nord del Subcontinente indiano includono la catena dell’Himalaya: Massimo Terzano e Giotto Dainelli, che partecipano alle spedizioni esplorative e scientifiche tra le vette innevate, ci offrono la vista di paesaggi incontaminati e di comunità buddiste che affrontano le avversità di quei luoghi con danze simboliche e maschere bovine. Man mano che si percorre la colonia britannica, i fotografi ci mostrano meraviglie architettoniche quali il cesellato Tempio di Meenakshi-Sundareswarar o l’imponente Palazzo dei Venti, intercalate alle desolanti “buche nere” di Calcutta: sorta di buie capanne sorte lungo le vie in cui trovano riparo le fasce più povere della popolazione.
Tra le tante stampe in bianco e nero e quelle che virano verso le tonalità seppiate od ocra, dovute ai decenni accumulati, spicca il ritratto a colori di un vecchio dalla lunghissima barba, con sciabola dal manico dorato, come se fosse un trait d’union con la mostra precedente dedicata alla collezione di Carl Simon.
Dopo avervi consigliato di non mancare questo appuntamento, ci appollaiamo qui, di fianco all’avvoltoio bianco, aspettando con pazienza che Eff&Ci – Facciamo Cose divulghi il calendario autunnale delle mostre.
La mostra continua:
Casa di Vetro via Luisa Sanfelice 3 – Milano
orari: dal lunedì al sabato 14.00-19.30
giorno di chiusura straordinaria sabato 15 giugno 2013
ingresso: libero
fino a venerdì 28 giugnoL’india dell’impero Britannico
Il subcontinente nelle immagini della Società Geografica Italiana
a cura di: Alessandro Luigi Perna – History & Photography
in collaborazione con: Nadia Fusco / Archivio Fotografico Società Geografica Italiana
immagini di: Archivio Fotografico Società Geografica Italiana
produzione e organizzazione: Eff&Ci – Facciamo Cose
laboratorio di stampa: Colorsystem – Milano