Rocco Papaleo, diretto per l’occasione da Leo Muscato, è il protagonista dell’immortale capolavoro di Gogol che obbliga il pubblico a importanti riflessioni sull’attuale classe politica italiana.
Leo Muscato è il regista del nuovo allestimento de L’ispettore generale di Nikolaj Gogol prodotto da Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. La commedia, nel corso della tournée, ha fatto tappa anche al Teatro Carcano di Milano dal 28 novembre al 3 dicembre riscuotendo ampi consensi dal pubblico in sala.
Non poteva essere diversamente: il cast con protagonista Rocco Papaleo, esibitosi in un’interpretazione frizzante, e il vorticoso avvicendamento dei fraintendimenti proposto da Muscato contribuiscono a fare dello spettacolo un piccolo capolavoro di comicità.
Una comicità amara se si pensa che Gogol – utilizzando la fine arte dell’ironia per non incorrere nelle ire del Governo – scrive L’ispettore generale quale atto di denuncia dell’ormai intollerabile linea politica adottata dallo zar Nicola I.
Nicola I Romanov sale al potere nel dicembre del 1825 e immediatamente si trova a sedare il moto dei decabristi che non ne riconoscono l’autorità e invocano una svolta liberale della Russia. Forte della rigida educazione militare ricevuta lo zar reagisce impostando la propria linea di governo sull’autoritarismo, puntando su una repressione delle ostilità, su una progressiva centralizzazione del potere e su un aumento della burocratizzazione, agevolando di rimando il dilagare della corruzione fra i funzionari statali.
Corrotte sono appunto tutte le autorità del piccolo paesino russo sperso in mezzo al nulla retto dal podestà interpretato da Rocco Papaleo: il giudice (Marco Gobetti) che usa le aule del tribunale per alloggiarvi i suoi cani da caccia, il sovrintendente alle Opere Pie (Gennaro Di Biase) e la moglie medico (Elena Aimone), l’ufficiale postale (Marco Brinzi) e pure il direttore scolastico (Marco Vergani).
La commedia di Gogol inizia con la lettura di una missiva anonima che annuncia l’arrivo in paese di un ispettore generale, invitando il podestà a stare in guardia e a diffidare di qualsiasi straniero. Il caso vuole che in quei giorni alloggi alla locanda il giovane Chlestakov (Daniele Marmi) e, quando approcciato dal podestà e dai suoi compagni di ruberie, costui inizi a vantare amicizie importanti nella capitale. Scatta così un esilarante gioco di equivoci che, come le premesse lasciano supporre, comunque finisca, non porterà a nulla di buono.
Il pubblico del tempo critica L’ispettore generale che, a differenza di altri spettacoli di denuncia degli abusi dei burocrati, non sembra contrapporre la rettitudine alla corruzione ma si limita a inanellare un’efferatezza dietro l’altra senza tregua. Il pubblico odierno invece ride per non piangere, ritrovando a distanza di oltre un secolo e mezzo nel malcostume della Russia totalitaria molte analogie con quanto accade oggi in Italia, con buona pace del monito lanciato dal presidente Sandro Pertini nel discorso di fine anno del 1979: “La corruzione è nemica della Repubblica e i corrotti devono essere colpiti senza alcuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti. L’esempio, soprattutto, deve darlo la classe dirigente e in primo luogo, naturalmente, chi vi parla in questo momento”.
L’ispettore generale diverte molto il pubblico in sala al Teatro Carcano, complici anche gli attori che sotto la direzione di Leo Muscato rendono i loro personaggi farseschi, enfatizzandone la dabbenaggine e l’avidità sino a renderli grotteschi. Il divertimento è garantito a tutti e chi vorrà andare a scavare sotto la superficie potrà cogliere appieno la critica feroce di Nikolaj Gogol al sistema resa in punta di penna.
Una penna che non risparmia neppure la vanità femminile e vede la moglie del podestà (Marta Dalla Via) rivaleggiare con la figlia (Letizia Bravi) per ottenere le attenzione di Chlestakov.
Una menzione d’onore merita la scenografia progettata da Andrea Belli, utilizzando l’escamotage di una struttura girevole posta al centro del palcoscenico a fare da sfondo ora alle scene in interno ora a quelle in esterno. Le luci studiate da Alessandro Verazzi rendono particolarmente suggestive le ambientazioni esterne che, unite alla neve che scende e ai colori cangianti delle casette stilizzate collocate a delimitare lateralmente lo spazio scenico, con gli attori vestiti da Margherita Baldoni ispirandosi ai costumi della tradizione russa, sembrano quei paesaggi ricreati dento le palle di neve. Un tocco di sublime poesia per stemperare l’amarezza della morale de L’ispettore generale.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Carcano
corso di Porta Romana 63 – Milano
28 novembre – 3 dicembre 2023
www.teatrocarcano.comL’ispettore generale
di Nikolaj Gogol
regia Leo Muscato
con Rocco Papaleo
e con (o.a.) Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani
scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
musiche originali Andrea Chenna
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Teatro Stabile del Veneto – Teatro NazionaleIl tour:
5-10 dicembre
Verona – Teatro Nuovo12 dicembre
Livorno – Teatro Goldoni
15-17 dicembre
Treviso – Teatro del Monaco19-20 dicembre
Tortona (AL) – Teatro Civico22 dicembre
Udine – Teatro Giovanni da Udine
9-21 gennaio
Torino – Teatro Carignano23 gennaio
Poggibonsi (SI) – Teatro Politeama27-28 gennaio
Pontedera (PI)31 gennaio – 4 febbraio
Padova – Teatro Verdi7-11 febbraio
Brescia – Teatro Sociale
14-18 febbraio
Genova – Teatro Ivo Chiesa20 febbraio
Vigevano (PV) – Teatro Cagnoni
22-25 febbraio
Venezia – Teatro Goldoni27-29 febbraio
Thiene (VI)