L’ispirazione etrusca di Gino Severini

Alla Fondazione Luigi Rovati di Milano le sculture in bronzo di Gino Severini sono poste in dialogo con le raffigurazioni di due divinità etrusche cui l’artista si ispira nel percorso di rottura con i classicismi e di ricerca di nuove forme espressive in linea con la modernità.

Obiettivo del Movimento Futurista, così come dichiarato nel Manifesto scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel febbraio 1909, è promuovere ed esaltare la velocità nella corsa alla modernizzazione della società. Una modernizzazione che implichi una drastica rottura con il passato e, in campo artistico, con i canoni allora imperanti, ispirati alle proporzioni della scultura classica, greca e romana.
La mostra Giano-Culsans. Il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini. Dalle collezioni dell’Accademia Etrusca di Cortona, allestita al Piano Nobile del palazzo milanese sede della Fondazione Luigi Rovati fino a domenica 15 settembre, rivela come i futuristi e, più in generale, l’arte di inizio Novecento trovi nei reperti della civiltà etrusca una straordinaria fonte di ispirazione. Gino Severini, uno dei firmatari del Manifesto del Futurismo, dal 1906 risiede a Parigi e partecipa attivamente al fervido dibattito artistico-culturale in corso sulle rive della Senna: è amico di personaggi del calibro di Pablo Picasso con cui, come dimostra anche la fitta corrispondenza tra i due, si confronta nel percorso di ricerca e sperimentazione di nuovi linguaggi.
Una ricerca che per Severini trova una svolta nel corso dei soggiorni compiuti in età adulta a Cortona, nei luoghi dove nasce nel 1883 e trascorre parte della giovinezza. La città, come raccontano i reperti rinvenuti nel corso di indagini archeologiche, in epoca etrusca, grazie alla posizione strategica che le consente il controllo su un’ampia porzione di territorio, è un importante centro: Fondazione Luigi Rovati lo ha già raccontato a fine 2022, in occasione dell’esposizione del lampadario in bronzo risalente alla metà del IV secolo a.C. in prestito dal MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Il connubio tra le due istituzioni si rinnova in occasione di questa nuova mostra con l’invio a Milano delle sculture raffiguranti le divinità etrusche di Culsans e di Selvans (entrambe III secolo a.C.) oltre a due opere di Severini: il bronzo Giano bifronte (1996) e il dipinto Natura morta con aringa e compostiera blu (1946/47). Un ulteriore esemplare di Giano bifronte risalente al 1962 è giunto in prestito dalla collezione personale della figlia dell’artista: Romana Severini Brunori.
Opere realizzate a millenni di distanza le une dalle altre eppure così sorprendentemente vicine. Giano-Culsans. Il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini. Dalle collezioni dell’Accademia Etrusca di Cortona vuole infatti evidenziare come “all’arte etrusca vennero riferite quella modernità e quell’innovazione che si volevano ritrovare nell’arte contemporanea, secondo una “visione espressionistica” dell’arte antica” (pag. 39 del catalogo della mostra). Sono queste le parole di Giulio Paolucci che con Sergio Angori e Paolo Bruschetti è il curatore della mostra nata da un’idea di Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione Luigi Rovati.
Lo spazio espositivo è nettamente diviso in due parti. A sinistra dell’ingresso sono collocate le due statue di epoca antica, alle loro spalle, sul muro, è riprodotta schematicamente, la porta monumentale di accesso alla città di Cortona. Di fonte, nella metà destra della sala rispetto all’ingresso, sono collocate le opere di Severini, accompagnate da disegni concessi in prestito anch’essi dalla figlia Romana.
Le raffigurazioni in bronzo di Culsans e Selvans vengono rinvenute casualmente a Cortona nel 1847, nel corso di lavori per la sistemazione di spazi pubblici, a poca distanza dalla porta bifora monumentale rivolta in direzione di Arezzo e Chiusi, probabilmente le più importanti tra le città contermini. La cinta muraria, realizzata in un’unica fase tra seconda metà del IV e prima metà del III secolo a.C. è concepita per difendere l’insediamento e, più in generale, la porzione di territorio di pertinenza dalle mire espansionistiche dei celti, provenienti dalla Pianura Padana, e dei romani.
Gli operai ritrovano le due statuette sepolte insieme, protette da alcune tegole. Entrambe risultano forgiate nella prima metà del III secolo a.C., probabilmente per mano dello stesso artigiano viste le molte analogie, riscontrabili sin dal primo sguardo che il visitatore rivolge loro. Gli studiosi, ritengono che – come accade in altri centri – le statue delle due divinità, ciascuna recante iscrizioni votive incise sulla coscia, fossero collocate o in nicchie ai lati della bifora o in sacelli poco distanti da essa, a proteggere i confini urbani. Culsans, dio bifronte, sorveglia quanto accade sia all’interno sia all’esterno della cinta muraria mentre Selvans è la figura sacra preposta a garantire l’inviolabilità dei confini: si tratta di divinità preminenti del mondo religioso etrusco poi assorbite dalla mitologia romana.
È proprio a Culsans che Severini si ispira agli inizi degli anni Sessanta per creare il suo Giano Bifronte. La figlia Romana nel testo scritto per il catalogo della mostra ricorda: “in quel preciso periodo fece conoscenza con uno scultore-fonditore, Mario Busato, artista e artigiano italiano, inserito da tempo a Parigi dove la sua fonderia lavorava per i maggiori artisti dell’epoca. Busato lo incoraggiò a fare qualche progetto di scultura, da realizzare in bronzo. Ne eseguì quattro modelli diversi: tre ispirati a movimenti di danza classica, intitolati ognuno con termini di questa disciplina, e il quarto fu proprio la sua versione del Giano. Erano sculture di piccole dimensioni, di circa 35 cm ognuna” (pagg. 35-36). Romana nel 1996, a trent’anni dalla morte del padre, fa realizzare dalla fonderia Susse Frères di Parigi nuove fusioni dell’opera, di maggiori dimensioni rispetto all’originale del 1962, e dona la più piccola di esse, alta 52 cm, all’Accademia Etrusca di Cortona da accostare alle opere a suo tempo lasciate in eredità da Gino Severini.
Le collezioni dell’Accademia includono anche Natura morta con aringa e compostiera blu, un dipinto in cui sono chiaramente evidenti influenze cubiste, concessa in prestito insieme ai bronzi. La composizione giustappone a strumenti moderni e libri alcune ceramiche antiche che piace pensare siano pure esse ispirate ai reperti presenti al MAEC.
Giano-Culsans. Il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini. Dalle collezioni dell’Accademia Etrusca di Cortona consente al visitatore di realizzare quanta parte della civiltà etrusca rappresenti una componente importante e ricorrente – pur attraverso rielaborazioni di epoche successive – della nostra cultura di italiani e di europei. Una civiltà estremamente evoluta e raffinata come è possibile evincere anche visitando la mostra  Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi in corso al piano ipogeo del museo sino al 4 agosto.

Silvana Costa

La mostra continua:
Fondazione Luigi Rovati
Museo d’Arte – Spazio Bianco al Piano nobile
corso Venezia, 52 – Milano
fino a domenica 15 settembre 2024
orario: mercoledì – domenica ore 10-20
ultimo ingresso ore 19
chiuso lunedì e martedì
www.fondazioneluigirovati.org

Giano-Culsans
Il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini
Dalle collezioni dell’Accademia Etrusca di Cortona
a cura di Sergio Angori, Paolo Bruschetti, Giulio Paolucci
da un’idea di Giovanna Forlanelli

Catalogo:
Giano-Culsans
Il doppio e l’ispirazione etrusca di Gino Severini
Dalle collezioni dell’Accademia Etrusca di Cortona
a cura di Sergio Angori, Paolo Bruschetti, Giulio Paolucci
con testi di Sergio Angori, Paolo Bruschetti, Giulio Paolucci, Romana Severini Brunori, Paolo Giulierini, Marco Belpoliti
Fondazione Luigi Rovati, 2024
21×15 cm, 88 pagine, 30 immagini B/N e colore
prezzo 14,00 Euro

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