Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, in un indimenticabile confronto tra regine diretto da Davide Livermore, sono le sublimi protagoniste della tragedia ottocentesca di Friedrich Schiller in scena sino a domenica 12 novembre al teatro Carcano di Milano.
Davide Livermore è il regista del nuovo allestimento prodotto da Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e CTB Centro Teatrale Bresciano di Maria Stuarda, il dramma scritto da Friedrich Schiller allo scoccare del XIX secolo.
All’apertura del sipario un angelo lascia cadere dall’alto una piuma delle sue immense ali per decidere come verranno distribuiti i ruoli delle due protagoniste per quella replica, la piuma “sceglie il sangue, sceglie Maria”. Sotto, Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, in vestaglia e con i capelli raccolti in una retina, quasi indistinguibili tra loro, attendono di conoscere se toccherà indossare gli abiti e la parrucca di Maria Stuarda o della cugina Elisabetta I, la Regina Vergine.
La sorte dunque solleva il regista dall’imbarazzo di compiere la scelta tra due autentiche regine del teatro italiano contemporaneo o, se si vuol dirla in altro modo, tra le due protagoniste che si dividono la scena, una nel ruolo di vittima e l’altra obbligata in quello di carnefice. Due personaggi intensi, uguali nella brama di potere, nell’incedere spazzando via chi le contraddica o non dia segni inconfutabili di assoluta fedeltà e nel concedere la propria fiducia – se non il cuore – agli stessi uomini.
Opposte non tanto nel destino – poiché anche Elisabetta, prima di salire al trono inglese, trascorre un periodo di soggiorno nella Torre di Londra dove incontra Robert Dudley, conte di Leicester, suo amico di infanzia e successivamente amante – o nella fede professata quanto nel modo di essere donna. Livermore spiega alla stampa come “Elisabetta si mascolinizza, perde progressivamente le sue caratteristiche di donna pur di vincere la sfida con la rivale”, pur patendo la rinuncia a un marito e a dei figli, pur anteponendo il potere all’amore ma non al piacere. Maria dal canto suo punta invece sul matrimonio per rafforzare il proprio potere e sulle grazie femminili per sedurre e condurre dalla propria parte gli uomini.
La base di Maria Stuarda è costituita da episodi consegnati ai testi di storia poi drammatizzati da Schiller e arricchiti di personaggi di fantasia. L’opera verte sull’ultimo brano di vita della regina scozzese, formalmente imprigionata da quasi vent’anni per aver ucciso il marito, Enrico Stuart, cittadino inglese ed egli pure cugino di Elisabetta I. Quando il racconto ha inizio si è da poco conclusa l’inchiesta ordinata dalla Regina Vergine per appurare l’effettivo coinvolgimento di Maria nella morte del marito: gli esaminatori concordano all’unanimità nell’attribuirgliene la colpa. In seguito a ciò molte sono le pressioni sulla regina perché ne firmi la morte e si sbarazzi di un’accanita pretendente al suo trono, a iniziare da quelle del barone di Burleigh (Giancarlo Judica Cordiglia). Il conte di Leicester (Sax Nicosia), coinvolto sia in una relazione con Elisabetta sia in uno scambio di lettere d’amore con Maria, ottiene tuttavia venga sospesa la condanna in attesa di nuovi sviluppi e convince Elisabetta a incontrare in segreto la cugina.
L’incontro non è in realtà mai avvenuto mentre gli intrighi che si tessono sullo sfondo, tra cui il piano per una spettacolare evasione della prigioniera ordito dal giovane Mortimer (Linda Gennari), nipote del cavaliere Paulet (Olivia Manescalchi) designato carceriere della Stuarda, prendono spunto dai fatti narrati dalle cronache dell’epoca. Un incontro che per un’infelice serie di coincidenze, prove ambigue e false testimonianze induce la regina ad apporre la fatidica firma e sbarazzarsi di Maria e dei suoi complici o presunti tali.
I fatti si susseguono veloci, a ritmo delle musiche composte da Mario Conte e Giua, eseguite dal vivo dalla cantante cui è assegnato un posto rilevante in scena, vestita, truccata e acconciata in puro stile rock anni Ottanta, una decade cui accennano molti dei costumi disegnati da Anna Missaglia. Missaglia utilizza i toni del grigio scuro a enfatizzare la nube di oppressione e sospetto che, in modo diverso, avvolge entrambe le protagoniste vestite per l’occasione da Dolce & Gabbana. Uno spettacolo strepitosamente rock che avviluppa il pubblico fin dalle battute iniziali e ne tiene desta l’attenzione sino all’ultima battuta grazie anche alla nuova traduzione di Carlo Sciaccaluga volta a riproporre in modo pressoché integrale il dramma di Schiller, scritto in endecasillabi liberi, proprio come desiderato da Livermore che, con questa regia, tende un ponte verso l’altro genere in cui eccelle alla regia: l’opera lirica.
La scenografia è al contempo essenziale e imponente, con drappi di velluto rosso a rivestire pareti e un’alta scalinata dalle rampe mobili a creare di volta in volta spazi nuovi e a consentire l’ingresso degli attori in scena da diversi livelli a fornire un ulteriore elemento che movimenti la rappresentazione.
I monologhi di Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi sono indubbiamente un’indimenticabile prova di recitazione ma il confronto tra le due cugine, che le pone faccia a faccia, da solo vale il prezzo del biglietto e il desiderio di tornare a teatro a rivedere Maria Stuarda sperando la piuma compia una scelta differente e le parti si invertano sicuri che, per quanto diversa, la rappresentazione sarà comunque di alto livello.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Carcano
corso di Porta Romana 63 – Milano
fino a domenica 12 novembre 2023
orari: mercoledì-venerdì 19.30
sabato 20.30
domenica 16.30
www.teatrocarcano.com
Maria Stuarda
di Friedrich Schiller
regia Davide Livermore
costumi regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi
musiche Mario Conte, Giua
direzione musicale Mario Conte
disegno luci Aldo Mantovani
traduzione Carlo Sciaccaluga
regista assistente Mercedes Martini
con Laura Marinoni, Elisabetta Pozzi
e con (in ordine alfabetico) Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi, William Davison, Sax Nicosia Giua
direttore di scena Michele Borghini
capo macchinista Marco Fieni
macchinista Mattia Galeazzi
elettricista Toni Martignetti
fonici Edoardo Ambrosio, Luca Nasciuti
attrezzista Desirée Tesoro
sarte Cristina Bandini, Viviana Bartolini
costumi realizzati da D’Inzillo Sweet Mode srl
ideazione trucco e parrucco Bruna Calvaresi
parrucchiere e truccatrici Barbara Petrolati, Elena Greco
produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, CTB Centro Teatrale Bresciano
Il tour:
16-19 novembre
Cesena – Teatro Bonci23-26 novembre
Trento – Teatro Sociale29 novembre-3 dicembre
Cagliari – Teatro Massimo6-10 dicembre
Napoli – Teatro Mercadante12-17 dicembre
Imola – Teatro Comunale20- 21 dicembre
Cremona – Teatro Ponchielli