Mine vaganti

Prosegue il tour trionfale della prima opera teatrale di Ferzan Ozpetek tratta dall’omonimo successo cinematografico.

È il 12 marzo 2010 quando al cinema esce Mine vaganti, il film di Ferzan Ozpetek incentrato sul tentativo di Tommaso Cantone di fare coming out con la propria famiglia, scontrandosi con imprevisti e pregiudizi.
La pellicola ottiene grande successo di pubblico e colleziona innumerevoli candidature a premi prestigiosi, in Italia e all’estero, vincendo tra i tanti 2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, 4 Globi d’Oro, 4 Ciak d’Oro e il Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York. Come dunque resistere alla tentazione di trasformare la storia in uno spettacolo teatrale come accaduto in passato a tanti altri celebri film. Lo stesso Ozpetek ama ricordare ai media come l’idea nasca in realtà addirittura prima che il progetto cinematografico si concretizzasse “La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura”.
Quell’idea iniziale non cade nel dimenticatoio e nel 2020 debutta la versione teatrale di Mine vaganti, prodotta da Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo e Fondazione Teatro della Toscana.
Versione e non riduzione poiché, per quanto le vicende della famiglia Cantone e la loro successione rispecchino appieno la pellicola cinematografica, il tono della narrazione ne smorza i toni drammatici virando verso una comicità sorniona. Una scelta ribadita da un cast di nomi noti capitanati da Francesco Pannofino nei panni di Vincenzo Cantone, il capofamiglia. La madre è Iaia Forte, nel ruolo del figlio Tommaso c’è Edoardo Purgatori e in quello del fratello Antonio Carmine Recano, due autentici beniamini del pubblico televisivo cui rispettivamente cedono il testimone Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi.
La riscrittura è opera dello stesso Ozpetek che con maestria elimina alcuni passaggi e ne inventa altri riuscendo così a offrire al pubblico un prodotto originale e sorprendente. Il primo cambiamento rilevato è il luogo dove si svolge la storia: “ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo” spiega l’autore. La pasta prodotta a Gragnano tra l’altro si fregia della certificazione IGP: pochi altri luoghi avrebbero potuto essere più emblematici per ospitare il pastificio della famiglia Cantone.
Il più interessante consiste invece nella marcata connotazione comica conferita alla rappresentazione. Una connotazione adottata consapevolmente, non certamente per svilire i contenuti della denuncia socio-culturale dei fatti descritti quanto per enfatizzarli. Da un lato infatti lo scoppiettante scambio di battute e di eloquenti silenzi tra i personaggi conferisce allo spettacolo un ritmo brioso, utile a tener desta l’attenzione del pubblico dal prologo alla scena finale. Dall’altro, da dietro la maschera dei genitori, comica sino al limite del grottesco, traspare tutto il disagio dinnanzi a rivelazioni che, al di là di esporli al ludibrio dei compaesani, frantumano i progetti coltivati da sempre per il futuro dei figli. Progetti innegabilmente basati su stereotipi ancestrali quali il rito di tramandare la roba – il pastificio in questo caso – di padre in figlio – rigorosamente maschio – nei secoli ma al contempo tenere manifestazioni di orgoglio e affetto. Non è fine a sé stessa nemmeno l’esibizione di Andrea e Davide (rispettivamente Francesco Maggi e Jacopo Sorbini), le Drag Queen amiche di Tommaso, che pur nella loro goffaggine riescono a essere più efficaci di mille parole nello sbloccare una situazione ormai insostenibile.
Tommaso abbatte la quarta parete per raccontare al pubblico in sala in proprio coming out in famiglia: è questo l’escamotage alla base di Mine vaganti ma la sua non è l’unica voce narrante. Lo spettacolo si presenta come un’opera corale dove le voci dei singoli, inclusi personaggi apparente marginali come Andrea e Davide, acquistano un proprio spazio, completando i fatti narrati da Tommaso con episodi a lui ignoti o venendogli in soccorso quando la memoria vacilla.
Lo scenografo Luigi Ferrigno asseconda questo stratagemma narrativo posizionando sul palcoscenico una serie di tende che si schiudono alternativamente, mostrando di volta in volta la diversa ambientazione dei singoli quadri e i personaggi che le abitano a ricreare lo scorrere della memoria, ora fluido, ora a scatti per giustapposizioni e assonanze di situazioni.
Gli spettatori seguono con attenzione per quanto a volte vengano colti di sorpresa dai personaggi che fanno capolino in platea, coinvolgendoli quale parte attiva della storia. Sebbene spiazzati dai cambiamenti introdotti da Ferzan Ozpetek il lungo applauso rivela quanto il risultato finale risulti convincente e coinvolgente anche per merito di un cast che supporta egregiamente i cambiamenti narrativi introdotti.
In occasione delle repliche milanesi la nonna, la “mina vagante” di casa Cantone, una donna dotata della non comune capacità di leggere oltre le apparenze e cogliere quanto agita la mente e il cuore dei suoi cari, è interpretata da Gianna Coletti al posto di Simona Marchini. L’attrice è formidabile in questo ruolo cardine di Mine vaganti, ondeggiando come a passo di danza dalla gioia trascinante, con la risata che inonda il palco e contagia la platea, al ruolo drammatico della matriarca obbligata a gesti drastici pur di ripristinare l’armonia famigliare.
A Milano lo spettacolo è in scena, per la seconda Stagione consecutiva, al Teatro Manzoni sino a domenica 11 dicembre.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Manzoni
via Manzoni, 42 – Milano
fino a domenica 11 dicembre 2022
www.teatromanzoni.it

Mine vaganti
uno spettacolo di Ferzan Ozpetek
con Francesco Pannofino, Iaia Forte, Edoardo Purgatori, Carmine Recano
e con Gianna Coletti
e (in o.a.) Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini
scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana