Morte di un commesso viaggiatore

In scena fino al 1° maggio al Teatro Franco Parenti di Milano l’allestimento del dramma di Arthur Miller che vanta la presenza, nel ruolo della coppia protagonista, di Michele Placido e Alvia Reale.

Benvenuti a New York, la città simbolo del sogno americano, attraversata da un flusso continuo di idee, opportunità e denaro che sta agli ambiziosi saper cogliere e addentare come una grossa mela succosa. Il 24 ottobre 1929 per esempio, il giovedì nero della borsa di New York, molte società collassano ma per l’intraprendente Willy Loman quella è una data memorabile per il record di vendite raggiunto.
Willy Loman è un commesso viaggiatore e nel corso di una lunga carriera ha macinato chilometri su chilometri per far conoscere i prodotti che rappresenta al mercato del New England. L’entusiasmo con cui svolge il lavoro e il sorriso con cui si presenta ai clienti gli consentono di guadagnarsi la stima del vecchio titolare e comprarsi una casa al di là dell‘East River, in un quartiere con vista emozionante sulla città, in un’oasi di tranquillità dove crescere, insieme alla moglie Linda, i figli Biff e Happy.
Willy è il prodotto tipico della società americana: un uomo ossessionato dalla felicità personale e dal successo professionale con conseguente benessere economico. Per quanto la sorte gli abbia riservato alcune soddisfazioni ora, ultrasessantenne, masticato sino all’osso dalla società per cui lavora, con il cambio del direttore si ritrova sputato fuori dal sistema, troppo stanco e disperato per affrontare nuove battaglie, obbligato quindi a cercare vie alternative per risolvere i problemi economici della famiglia.
Al suo fianco c’è ancora la moglie innamorata ma i figli, al di là di quanto Happy si vanti, sembrano aver deluso i talenti e le prospettive giovanili e si accontentano – quasi compiaciuti – di una vita modesta. Analogamente, la deliziosa casetta inizia a manifestare i danni dati dal trascorrere degli anni mentre gli edifici sorti nel frattempo tutt’intorno l’immergono in un perenne cono d’ombra e nascondono la vista dei grattacieli.
Inizia a questo punto della vita di Willy Loman la storia narrata in Morte di un commesso viaggiatore. Il pluripremiato dramma di Arthur Miller è una feroce critica al sistema di valori su cui si basa la società americana, un sistema spietato e crudele alimentato dall’energia dei sogni della gente comune. Un sistema che induce Willy a cercare conforto nel passato, estraniandosi da un contesto deludente per rivivere momenti felici. Un sistema che in più passaggi è lampante premonizione di questa nostra contemporaneità incentrata sul culto dei beni di consumo e dell’immagine restituita dai social.
Sino a domenica 1 maggio al Teatro Parenti di Milano è possibile assistere alla messinscena del dramma, nella traduzione di Masolino D’Amico, prodotta da Goldenart in collaborazione con Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano. È una versione spettacolare che conta in scena un cast composto da ben undici attori – ormai un lusso in questi ultimi anni segnati dalla crisi del settore – capitanati da Michele Placido e Alvia Reale, due autentici pezzi da novanta che con un’interpretazione magistrale non mancano l’occasione di ricordare al pubblico questo loro ruolo di icone. Loro i ruoli di Willy e Linda, protagonisti di un continuo viavai tra il presente e l’isola felice dei ricordi, un altalenare che caratterizza pure il rapporto dell’uomo con il figlio maggiore Biff, ora colmo di ammirazione e affetto, ora segnato dall’odio di cui solo nel finale si scoprono le origini.
Una menzione ulteriore merita il lavoro di Andrea Belli, lo scenografo che dietro un sipario con riprodotto lo skyline di New York cela casa Loman che, come l’anziano proprietario, nonostante i lavori di manutenzione, mostra evidenti i segni dello scorrere del tempo.
Alla regia Leo Muscato orchestra con cura questa ballata dei sogni infranti, curando il frenetico viavai del numeroso gruppo di attori e, quando la trama lo concede, forzandone l’interpretazione sino a renderli la maschera grottesca e spietata dell’essere umano che impersonano. Una forzatura non gratuita e che a tratti ricorda i volti sorridenti dei quadri di famiglie felici utilizzate per le pubblicità americane degli anni Cinquanta e Sessanta.
Lo spettatore dal canto suo applaude con entusiasmo al termine della rappresentazione per quanto, anche nei momenti di lietezza della famiglia Loman, non riesca a lasciarsi trascinare sino in fondo dall’ottimismo dei personaggi, ormai disilluso più di loro dalla brutalità di una società che, a distanza di oltre settant’anni dal debutto del dramma, non ha trovato modo di divenire più umana.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 1 maggio 2022
www.teatrofrancoparenti.it

Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller

traduzione di Masolino D’Amico
con Michele Placido, Alvia Reale, Fabio Mascagni, Michele Venitucci
con la partecipazione di Duccio Camerini nel ruolo di Charley
e con Stefano Quatrosi, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino, Gianluca Pantosti, Eleonora Panizzo
regia Leo Muscato
scene Andrea Belli

costumi Silvia Aymonino
disegno luci Alessandro Verazzi
musiche Daniele D’Angelo
produzione GOLDENART PRODUCTION
in coproduzione con Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano
durata 2 ore e 30 minuti