Sul palco del Teatro Menotti Claudio Santamaria e Filippo Nigro portano in scena il rapporto burrascoso tra due fratelli, sullo sfondo di un villaggio irlandese.Il dramma diventa una commedia nera, dove il delirio e la stravaganza sono tessuti attraverso un umorismo eccentrico e ironico.
Ci sono situazioni che solo chi ha un fratello può comprendere appieno e, nonostante tutto, giustificare. Quando in una famiglia ci sono due soli figli, si creano strane dinamiche per trovare un equilibrio: due, senza altri che intervengano di volta in volta a far pendere la bilancia da una parte, solo in virtù della maggioranza numerica. Anche in presenza di affinità marcate, l’accordo non è mai assoluto, se non dopo un’acerrima lotta per far prevalere il proprio punto di vista, arrivando, a volte, alla bizzarra inversione delle parti. Si attuano pressioni psicologiche, ricatti affettivi, scambi azzardati, sfide senza quartiere pur di prevalere sull’altro in una competizione che ha molto di primordiale, quasi bestiale. È così che funziona, dalla disputa per un gioco a quella per l’attenzione parentale: senza pietà ma anche ricolmi di amore e desiderando ferocemente solo il reciproco bene. L’affetto non viene mai meno, a prescindere dalla colpa di cui l’altro possa macchiarsi: è pur sempre il fratello su cui solo noi riteniamo d’avere la prerogativa di infierire ma, rispetto al resto del mondo, godrà sempre del nostro appoggio e della nostra protezione.
Se queste strategie non sono chiare (perché non siete così fortunati da avere un – uno solo – fratello) faticherete a capire sino in fondo le dinamiche che muovono Coleman e Valene nell’emozionante quanto applaudita pièce in scena al Teatro Menotti.
Martin McDonagh il giovane commediografo inglese, nato da genitori irlandesi da cui ha mutuato un forte legame con la terra d’origine, ha scelto di ambientare questa commedia nera nell’austera isola verde affacciata sull’Atlantico, dove i cuori degli abitanti sembrano duri come la terra dei campi battuti dal vento. L’autore, nel delineare i personaggi dimostra un forte senso di graffiante realismo, marcando gli stereotipi dell’irlandese beone ma devotamente cattolico, rude nei modi eppure sempre pronto ad accogliere in casa il parroco del villaggio e discutere della vita oltre la morte, salvo poi burlarsene. Questo, in estrema sintesi, è il quadro entro cui vengono narrati due giorni nella vita di una coppia di fratelli, appena rimasti orfani del padre ed alla ricerca di un nuovo equilibrio famigliare all’interno dell’angusta casa dove abitano dalla nascita.
Massimo De Santis dà vita a un credibile Padre Welsh, tanto confuso sull’efficacia della sua presenza tra i parrocchiani quanto pronto ad affogare la sua vocazione nel whiskey smerciato casa per casa da una conturbante ragazzina che così può permettersi di fare acquisti sul catalogo di vendita per corrispondenza della madre. Il cruccio del sacerdote sono i rapporti tra lo spiantato Coleman – interpretato da Claudio Santamaria con un fare romanesco – e il parsimonioso Valene cui uno straordinario Filippo Nigro conferisce un’aria alienata, da ubriaco cronico sempre incline all’aggressività: ogni pretesto, nonostante le migliori intenzioni, può innescare l’ennesima rissa. Padre Walsh/Welsh/come si chiama, non realizzando che le cose forse non sono gravi come appaiono – che sia figlio unico? – trasforma la salvezza delle vite dei due sciagurati nella sua missione.
Il cinismo si mescola all’ironia in una commedia nera che merita la visione sebbene, ai due atti della messa in scena, Juan Diego Puerta Lopez – il regista – abbia fatto corrispondere ritmi estremamente diversi con l’esito noioso di trascinare davvero troppo a lungo l’ipocrita dialogo finale.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Menotti
via Ciro Menotti 11 – Milano
fino a domenica 10 febbraio 2013
orari spettacoli: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 21.00 – mercoledì ore 19.30 – domenica ore 17.00
www.tieffeteatro.itCompagnia Gli Ipocriti
Occidente solitario
di Martin McDonagh
traduzione Luca Scarlini
con Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Massimo De Santis, Azzurra Antonacci
scene Bruno Buonincontri
costumi Caterina Nardi
musica originale Riccardo Bertini
disegno luci Sergio Ciattaglia
regia Juan Diego Puerta Lopez
spettacolo inserito nella terna dei finalisti per i Premi UBU 2012 come migliore novità straniera
Filippo Nigro Premio leMaschere del Teatro Italiano 2012