Renato Sarti e Bebo Storti propongono al pubblico un’irriverente rilettura del capolavoro shakespeariano: il dramma del Moro di Venezia a tratti scivola nella frizzante commedia, riservando al pubblico il finale atteso da secoli.
Lo Spritz nasce in Veneto ai tempi in cui i territori della Repubblica Serenissima sono annessi all’Impero Austro-Ungarico. Leggenda vuole che i soldati invasori prendano l’abitudine di allungare con selz o acqua frizzante – in tedesco spritzen – i vini locali ritenuti troppo alcolici per le loro abitudini. Tre sono gli ingredienti della ricetta classica del cocktail, mischiati tra loro in pari quantità: vino bianco frizzante, bitter e acqua frizzante. Tre come gli eccezionali protagonisti di Otello Spritz prodotto dal Teatro della Cooperativa: Renato Sarti, Bebo Storti ed Elena Novoselova.
L’Otello interpretato da Bebo Storti con il volto tinto di nero ci fa tornare alla mente Alfio Muschio – ci si perdoni l’insolenza ma ciascuno ha i propri riferimenti culturali – il personaggio dell’imprenditore bergamasco, leghista e razzista, trasformato per vendetta da uno stregone africano in un uomo di colore, protagonista di tanti sketch a metà anni Novanta. Bebo Storti nel prologo dello spettacolo commuove il pubblico in sala raccontando come il piccolo Otello venga abbandonato in autostrada dai genitori e poi soccorso da un camionista bresciano che lo cresce come un figlio. Otello diventa un calciatore di fama internazionale e, smessa l’attività agonistica, si getta in politica portando con sé, in veste di consigliere, Iago, il suo ex-procuratore calcistico. Diviso tra Roma – che si sostituisce all’originaria Cipro – e il Veneto di cui è Governatore, tra le sale consiliari e i locali notturni, Otello mantiene ben poco della nobiltà d’animo e dell’integrità del condottiero shakespeariano: xenofobo, misogino e opportunista, appare quale un infelice retaggio della prima Repubblica.
La penna cinica e tagliente di Renato Sarti ridisegna anche Desdemona, trasformandola nella figlia di un magnate russo, rendendola una ragazza moderna ed estremamente sensuale. Tuttavia nemmeno la dubbia liceità degli affari paterni può intaccare la purezza d’animo di una delle creature più soavi mai partorite dalla feconda immaginazione di Shakespeare: Desdemona, sebbene sia una ragazza del XXI secolo, gioiosa, mondana e informata su quanto accade attorno a lei, ama incondizionatamente Otello ma, questa volta, non sino al punto di permettergli di essere il suo carnefice. Già in passato, in occasioni di altri allestimenti del dramma, nelle recensioni di Artalks, si era osservato come Otello possa essere un prezioso spunto per riflettere sul femminicidio. Otello nella versione Spritz firmata da Renato Sarti ha il coraggio di esplorare più a fondo il problema, sino a rendere la tematica della violenza fisica e psicologica sulle donne la reale protagonista dello spettacolo. Spettacolo che, non a caso, è proposto dal Teatro Filodrammatici nella settimana dell’8 marzo, accompagnato da un incontro con Assunta Sarlo, giornalista impegnata sul fronte dei diritti delle donne.
Desdemona in versione 2.0 accetta il ruolo subalterno di moglie esibita dal marito vanesio quale simbolo della sua posizione socio-economico, si trasforma in ancella del focolare quando le viene impartito l’ordine di preparare Spritz per tutti ma non consente al marito, malignamente istigato da Iago, di decidere della sua vita e della sua morte. “Da quattro secoli mi danno della puttana e mi uccidono. È ora di piantarla!” grida spazientita. Quattro secoli per trovare il coraggio di dire basta, forte anche del tanto agognato appoggio di Emilia e del retaggio degli anni passati nella violenta Russia dove ha imparato a maneggiare le armi da fuoco. Impugnando infatti una calibro 8 assurge a paladina del genere femminile, represso e oppresso da convenzioni sociali e violenze famigliari, ed obbliga Otello e Iago ad ascoltare i capi di imputazione. Desdemona si fa pubblica accusa, giudice e carnefice vendicando tutte quelle donne maltrattate e uccise da mariti, fidanzati, amanti, compagni e padri che avrebbero dovuto proteggerle.
Lo stesso Sarti sottolinea come “In una riscrittura così concepita dell’Otello – assolutamente di parte –, il confine che separa la realtà dalla finzione non può che essere estremamente labile, perché solo così, forse, si può ottenere una reazione di autentico sdegno. È per questo che alle donne in sala, alla fine dello spettacolo, viene chiesto di prendere direttamente parte al “gioco al massacro” in atto”.
L’impegno sociale dello spettacolo non è certamente un pretesto per trascurare la messinscena. Muovendosi attorno al grande bancone da bar che domina il palcoscenico allestito su progetto di Carlo Sala, Bebo Storti, Renato Sarti ed Elena Novoselova offrono una grande prova di recitazione, dimostrando di saper virare dal registro comico al drammatico con pari intensità. Il passaggio tra i differenti episodi che compongono l’atto unico è segnato dal mutamento del gioco di luci concepito da Claudio De Pace mentre al raffinato talento di Carlo Boccadoro è affidata la componente musicale.
Un piccolo capolavoro che ribadisce, una volta ancora, come un clima frizzante come uno Spritz possa essere un alleato strategico per veicolare messaggi profondi.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici, 1 – Milano
fino a domenica 12 marzo 2017
orari: martedì 7, giovedì 9 e sabato 11 marzo 21.00
mercoledì 8 e venerdì 10 marzo 19.30
domenica 12 marzo 16.00
www.teatrofilodrammatici.euOtello Spritz
da William Shakespeare
adattamento e regia Renato Sarti
in collaborazione con Bebo Storti
con Renato Sarti, Bebo Storti, Elena Novoselova
scene e costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
disegno luci Claudio De Pace
produzione Teatro della Cooperativa
con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2012
durata 90 minuti
www.teatrodellacooperativa.it