Al Teatro Filodrammatici è in scena una commedia dalle vigorose tinte noir per sollevare il velo sulla disperazione di una società messa in ginocchio dalla crisi economica, disposta a sacrificare gli elementi marginali del branco pur di garantirsi la sopravvivenza … e pure qualche lusso.
Sebbene il Governo continui a rassicurare la popolazione che la grande crisi è ormai alle spalle, le statistiche non sono parimenti ottimiste. Sono molti i giovani che hanno difficoltà a permettersi un’abitazione propria, in affitto o di proprietà che sia. Giovani che tante volte devono posporre i progetti di vita di coppia optando per la convivenza forzata con i genitori, subendo pure la derisione di Ministri della Repubblica che osano definirli “bamboccioni”.
Ci sono poi neosposi come Ollie e Jill che, in attesa del primo figlio, si adattano ad appartamenti minuscoli, in zone malfamate della città, sognando di trasferirsi in futuro in un alloggio più dignitoso e sicuro. Ma quanto ancora dovranno lavorare e risparmiare? Poco perchè il Governo sembra essersi ricordato di loro donandogli a sorpresa una casa: non c’è trucco, non c’è inganno, basta solamente mantenere segreta la modalità di acquisizione dell’immobile. La villetta è sita in un quartiere periferico, non particolarmente prestigioso, circondato da fabbriche dismesse, che però ha le carte in regola per diventare in breve tempo un’area esclusiva. All’interno servono molti lavori di manutenzione – a carico dei nuovi inquilini – ma, come sottolinea la mefistofelica signorina Dee incaricata della consegna delle chiavi, basta rimboccarsi le maniche per renderla con poca spesa la casa dei sogni.
A qualsiasi ora si accenda la televisione è possibile imbattersi in programmi dedicati alla ristrutturazione o alla decorazione degli ambienti domestici. Avrete quindi idea di quanto sia impegnativa la missione che attende Ollie e quanto ambiziosi possano diventare i progetti semplicemente sfogliando delle riviste d’arredo.
Una notte un vagabondo si intrufola in cucina e Ollie, nel tentativo di spaventarlo, accidentalmente lo uccide. Dal cadavere si sviluppa una luce abbagliante – un raggio fotonico come quello che utilizza Mazinga Z – e, quando cessa, il corpo è scomparso mentre la cucina è diventata come tanto desiderato da Jill. La coppia ben presto realizza che far diventare quel modesto edificio una residenza di lusso potrebbe essere davvero facile: dipende dalla volontà di uccidere senzatetto di cui non importa più a nessuno. Il fine giustifica dunque i mezzi? Jill, più determinata di Lady Macbeth, non ha dubbi in merito!
Inizia così Parassiti fotonici, la commedia dal sapore faustiano scritta da Philip Ridley, tradotta in italiano e diretta da Bruno Fornasari; a Massimiliano Setti va un applauso per le musiche che scandiscono lo spettacolo, accelerandone il ritmo narrativo. Bastano infatti le note di una canzone rock per scuotere due sciatti sposini dal torpore borghese, far scivolare la maschera buonista e lanciarli verso nuovi efferati cimenti.
In un anno la villa ormai lussuosa attrae nuovi prestigiosi vicini; l’edificio industriale dismesso diviene uno shopping mall; il livello delle scuole del quartiere si innalza di pari passo con i prezzi degli immobili. Se, in fondo, la coppia di sposi ha dato inizio al processo di riqualificazione dell’area, ora la difficoltà risiede nel restare all’altezza dei nuovi standard qualitativi senza dare nell’occhio.
Tommaso Amadio (Ollie) e Federica Castellini (Jill) sin dalle prime battute si lanciano in un’inarrestabile sequenza di sketch infarciti dei più crudeli pregiudizi verso i senzatetto e delle più macabre idee per velocizzare il processo di ristrutturazione domestica. I due attori tuttavia danno il meglio di sé cimentandosi nell’impersonare la crescente schiera dei vicini, sfoggiando una gran quantità di tic e accenti. In occasione della festa in giardino riescono addirittura a dare l’illusione che ci sia sul palco una folla numerosa, intenta a scambiarsi pettegolezzi, battibecchi e scherzi – che infieriscono sugli ormai deboli nervi di Ollie e Jill – scatenando l’ilarità del pubblico in sala. Pubblico ancora ignaro del colpo di scena finale.
Il testo di Ridley è notevolmente provocatorio ma non è il caso di ritrarsi ipocritamente scandalizzati da Parassiti fotonici: sul giornale più di una volta si legge di ragazzi per bene che hanno pensato di combattere la noia dando fuoco ai barboni che dormono sulle panchine del parco. La verità ancora una volta supera l’imaginazione ma a teatro si ride di gusto mantendo leggera la coscienza.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Filodrammatici
via Filodrammatici, 1 – Milano
fino a domenica 19 novembre
orari martedì, giovedì e sabato 21.00
mercoledì e venerdì 19.30
domenica 16.00
www.teatrofilodrammatici.eu
Parassiti fotonici
di Philip Ridley
traduzione e regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Federica Castellini, Elisabetta Torlasco
scene Aurelio Colombo
costumi Erika Carretta
musiche originali Massimiliano Setti
direzione tecnica Silvia Laureti
assistenti alla regia Marco Rizzo, Chiara Serangeli
assistente per il riallestimento Valentina Sichetti
assistente scene e costumi Irene Consonni
produzione Teatro Filodrammatici di Milano
con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
Progetto NEXT 2015