I lampi di genio di Philippe Halsman

Palazzo Reale di Milano celebra il talento di Philippe Halsman con una mostra monografica che ripercorre la carriera del fotografo detentore del record di copertine di Life e, con essa, un pezzo importante della storia e della cultura del XX secolo.

L’estate milanese è caratterizzata da tre mostre che pongono in dialogo a distanza tre protagonisti della fotografia del Novecento, tre maestri che, ciascuno nel proprio campo, esplorano nuovi linguaggi e approcci alla disciplina o, meglio, ai soggetti cui scelgono di dedicarsi.
Il Museo Diocesano propone fino al 13 ottobre una retrospettiva su Robert Capa, uno dei fondatori dell’agenzia Magnum che con i suoi servizi dal fronte traccia le regole del reportage di guerra; al Castello Sforzesco, sino al 3 novembre, si mostra come lo studio Ballo+Ballo rinnovi la tradizione dello still life per raccontare il frutto del connubio creativo tra designer geniali e industriali illuminati mentre Palazzo Reale propone una monografica su Philippe Halsman.

Halsman è uno dei più importanti ritrattisti della storia della fotografia grazie alla sublime combinazione di tecnica e capacità introspettiva con ironia, leggerezza e lampi di genio. Quei lampi di genio che lo inducono, al termine di una sessione di posa, a chiedere al soggetto di saltare dinnanzi alla macchina fotografica. È solo apparentemente un gioco, una bizzarria: è in realtà un gesto liberatorio perché nel momento della sospensione in aria la mente si rilassa per lasciar trasparire la reale personalità celata dietro la maschera. La sala conclusiva del percorso di visita raccoglie alcuni dei 178 ritratti protagonisti del celeberrimo Philippe Halsman’s Jump Book, volume pubblicato nel 1959, e altri realizzati negli anni seguenti. È impossibile non sorridere dinnanzi alle bizzarre smorfie e pose di personaggi divenuti celebri anche per il loro austero contegno tra cui i duchi di Windsor (1958), Grace Kelly (1955), Sophia Loren (1955) o Richard Nixon (1959) anche se quest’ultimo è quello che meno si lascia andare all’emozione.
La mostra Philippe Halsman. Lampo di genio, curata da Alessandra Mauro in collaborazione con il Philippe Halsman Archive 2024 di New York City e visitabile sino al 1° settembre, offre un’interessante escursione nel lavoro e nella vita del fotografo, spiegando come le due componenti siano saldamente intrecciate tra loro.
Philippe Halsman nasce in Lettonia nel 1906 e si avvicina alla fotografia da adolescente, affascinato dalla macchina fotografica comprata dal padre. Nel 1928 è accusato della morte del padre, scivolato in una scarpata durante un’escursione sulle Alpi tirolesi, e incarcerato. Il caso attira l’attenzione internazionale e numerose personalità, tra cui Albert Einstein, si spendono in suo favore ottenendone la liberazione dopo due anni. Nel 1930 si ricongiunge ai famigliari trasferitisi nel mentre a Parigi e nella capitale francese trasforma la propria curiosità in lavoro: apre uno studio a Montparnasse – dove passano per farsi fare un ritratto intellettuali e artisti del calibro di Malraux, Valéry, Chagall e Le Corbusier – e vende i suoi servizi a Vogue, VU, Voilà e Harper’s Bazaar. All’invasione nazista della Francia Einstein accorre nuovamente in suo aiuto e nel 1940 riesce a procurargli il visto che l’Emergency Rescue Commitee fornisce a scrittori e artisti in fuga.
A New York lo attendono la moglie Yvonne, una collega sposata nel 1937, e il resto della famiglia; nel 1941 una sua fotografia è scelta da Elizabeth Arden per pubblicizzare il rossetto Victory Red e l’anno seguente realizza la sua prima copertina per la rivista Life: nel corso della carriera ne firma 101, un record cui tutt’ora i colleghi mai si sono nemmeno avvicinati. Un record ottenuto grazie anche alla lettura delle opere di Freud da cui apprende come portare a galla e catturare le sfaccettature del carattere di quanti in posa dall’altro lato dell’obiettivo. Un approccio al soggetto che egli spiega con semplicità: “Un ritratto è più di tutto uno studio psicologico. Più semplice e genuino appare, più forte ed emozionate si rivela”.
Un approccio che lo porta a realizzare lo struggente ritratto di Anna Magnani (1951), imprimendo sulla pellicola non la maschera di Nannarella ma la sofferenza vera di una madre angosciata dalla malattia del figlio. Un ritratto che dimostra come Philippe Halsman sia riuscito a entrare in sintonia con l’attrice e a penetrare oltre l’immagine pubblica per entrare nella sua sfera privata. Una sintonia che instaura anche con Einstein che si immerge nei suoi studi quasi ignorandolo sino al momento in cui solleva la testa e sente il click dello scatto. Il professore poi commenta la foto con la celebre frase: “Non mi piacciono le fotografie che mi scattano ma questa non mi piace un po’ meno”.
Al pubblico invece piacciono le fotografie di Philippe Halsman, piacciono tantissimo anche per l’opportunità di fare un salto indietro nel tempo e ritrovare oltre ad artisti, intellettuali e politici i volti degli attori che hanno fatto grande Hollywood.
Il percorso di visita procede con andamento grossomodo cronologico, raccontando mezzo secolo di storia, arte e costume attraverso i suoi protagonisti. L’inizio è marcato dalle prime fotografie di moda e da uno dei suggestivi scatti realizzati per il Club des scaphandres e de la vie sous l’eau cui è introdotto dal documentarista Jean Painlevé. La sala successiva è dominata da immagini dal deciso sapore ludico e surreale, inclinazione compositiva che Halsman rafforza grazie all’incontro nel 1941 con Salvador Dalì, artista con cui stringe un forte sodalizio creativo, anche in virtù del piacere che prova Dalì nel farsi fotografare, nello stare al centro dell’attenzione. In mostra, un’intera sala è dedicata a esporre esempi delle loro oniriche visioni, nate dall’estroso connubio delle rispettive discipline, con un focus su Dalì Atomicus (1948).
Un’altra sala è quindi dedicata a ritratti di singoli personaggi, dalle attrici Silvana Mangano (1951), Lauren Bacall e Ava Gardner (entrambi datati 1944) al politico Robert Kennedy (1961), dallo scrittore Vladimir Nabokov (1966) al collega Weegee (1961). La successiva espone invece ritratti di coppia: coppie famose come quelle formate da Giorgio De Chirico e Isa Far (1951), Vivien Leigh e Lawrence Oliver (1961) o Joanne Woodward e Paul Newman (1963); coppie sullo schermo come Dustin Hoffman e Mia Farrow in John e Mary (1969); coppie compostesi solo a beneficio del fotografo come accade con Pablo Picasso e Mac Chagall (1955) e, infine, Grace Kelly in coppia con il proprio riflesso nello specchio (1955). Quest’ultima sala presenta anche un divertente esperimento di fotointervista condotto con Fernandel, in cui l’attore risponde alle domande con una serie delle sue celeberrime smorfie: i visitatori possono sia osservare il volume originale esito dell’esperimento, sia sfogliarlo a video.
Il cuore della mostra, come lasciano trasparire i manifesti che campeggiano in città, è costituito dal rapporto costruito da Halsman con Marylin Monroe, dal 1949, quando Marylin non ancora famosa è una delle tante modelle scelte da Life per un servizio di moda, alla soglia degli anni Sessanta quando è ormai assurta allo status di diva. Uno spazio è dedicato ad Alfred Hitchcock e al suo capolavoro Uccelli mentre il bianco e nero cede progressivamente il campo al colore e le immagini si fanno via via più spettacolari.
Spettacolari e indimenticabili.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 1 settembre 2024
orari martedì-domenica 10.00-19.30
giovedì 10.00-22.30
lunedì chiuso
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
www.palazzorealemilano.it

Philippe Halsman
Lampo di genio
a cura di Alessandra Mauro
in collaborazione con © Philippe Halsman Archive 2024, New York City
promossa da Comune di Milano – Cultura
prodotta da Palazzo Reale, Civita Mostre e Musei, Contrasto
grafica coordinata Ginevra Costantini
progetto di allestimento Massimo Curzi

Catalogo:
Philippe Halsman
Lampo di genio
Contrasto, 2023
24 x 30 cm, 160 pagine, 120 fotografie in b/n e a colori, cartonato
prezzo: 39,00 euro
https://contrastobooks.com/