Secondo appuntamento al Teatro Franco Parenti con il trittico di spettacoli dedicati a Mattia Torre.
Tutto è pronto: manca poco meno di un mese al 17 aprile e i fan non vedono l’ora di celebrare i dieci anni dalla trasmissione della prima puntata di Boris, la serie televisiva che ha rivoluzionato il modo di fare comicità in tv in Italia. Stop alle battute volgari, alle grasse risate o ai siparietti osé ancora figli della sfacciata opulenza degli anni Ottanta. Nel 2006 scoppia negli Stati Uniti la crisi dei subprime e la nube nera della recessione economica attraversa in un lampo l’Oceano Atlantico e si stende su tutta l’Europa. Boris sembra incarnare l’esortazione che Ludwig Wittgenstein rivolge ai propri colleghi: “Voglia Dio provvedere il filosofo di uno sguardo acuto per ciò che sta sotto gli occhi di tutti” (Pensieri diversi,1977). Il trio di sceneggiatori composto da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo dà vita a tre serie di episodi infarciti di cinismo e satira. Il pubblico li adora sin dalla prima messa in onda: ride, in maniera intelligente, dei perversi meccanismi della televisione italiana – RAI in testa – e, alla fine, realizza di rispecchiarsi nelle piccole grandi nefandezze commesse dai protagonisti della serie e di ridere amaramente di sé stesso. Autori e attori, terminata l’avventura nonostante le proteste dei fan, hanno portato avanti questo modo di fare spettacolo, ispirandosi alla realtà di cui, anche loro, fanno parte.
Qui e ora è il tassello centrale di un trittico di spettacoli scritti e diretti da Mattia Torre, uno degli sceneggiatori e registi di Boris; è infatti già andato in scena Migliore con Valerio Mastandrea (24 – 29 gennaio) e, dal 16 al 21 maggio, sarà la volta di 4 5 6 con Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri e Michele Nani.
Qui e ora ripropone il titolo della trasmissione culinaria – l’ennesima che satura i palinsesti TV – condotta dallo chef Aurelio Sampieri (Paolo Calabresi). Hic et nunc per i latini era una sorta di mantra, un’esortazione a cogliere l’attimo propizio non appena si presentasse, senza esitazione alcuna, come un invito a focalizzarsi sull’azione ora, nel presente, per non rimpiangerlo nel futuro. Se, nella parte iniziale dello spettacolo sembra sia Aurelio colui che osa cavalcare l’onda del presente, forte della notorietà televisiva, l’evolversi degli eventi dimostrerà come chi meglio abbia sfruttato la situazione offertagli dal fato sia Claudio Aliotta (Valerio Aprea), un uomo comune, alla ricerca di un lavoro che gli restituisca fiducia nella vita.
È il 2 giugno, la festa della Repubblica, quando Aurelio e Claudio si scontrano con gli scooter in una zona periferica della capitale. L’impatto è violento, i due uomini vengono sbalzati di sella e restano a lungo stesi a terra prima di poter chiamare aiuto. Peccato non sappiano fornire all’operatore un indirizzo utile e i mezzi di pronto soccorso stiano sfilando nella parata in centro: dovranno attendere, stringendo i denti per il dolore e organizzandosi alla bene meglio per rispettare gli impegni di lavoro e non allarmare i parenti che chiamano.
I dialoghi scritti da Mattia Torre sono eccezionali e restituiscono due precise tipologie umane – non necessariamente quelle che appaiono di primo acchito – che non è inusuale incontrare nella vita quotidiana. Non a caso, nelle Note di regia, Mattia Torre dichiara “Nel loro scontro si esprime il cinismo e il senso di lotta dell’Italia di oggi, questo Paese sempre idealmente a un passo dalla guerra civile, in cui la cattiva amministrazione finisce per generare sfiducia non solo dei cittadini verso le istituzioni, ma anche tra cittadini e cittadini, in un clima sempre più teso e violento, che trova il suo apice nella grande città”.
I dialoghi rispecchiano quel desiderio di prevaricare il prossimo che sempre più si fa strada nella società, quella scala di valori sballata che induce i professionisti a porre il lavoro prima della vita umana altrui. Eppure, ironia della sorte, questa visione distorta della realtà, se perpetrata da altri, sembra talmente irreale da indurre la risata e gli spettatori, trascinati dal ritmo incalzante delle rivelazioni, non smettono di ridere nemmeno quando la situazione precipita.
Mattia Torre delinea mirabilmente due personaggi estremamente complessi ma lascia che le mille sfaccettature delle loro anime vengano alla luce piano piano, tenendo così desta l’attenzione del pubblico in sala. Aprea e Calabresi offrono una superba prova di recitazione, spaziando dal vanaglorioso al surreale, sottolineando ogni singola battuta con una mimica degna dei grandi comici dell’era del muto. Un appuntamento imperdibile sia per gli inguaribili nostalgici di Boris sia per quanti non l’abbiano mai visto ma sentano l’esigenza di uscire dalla consuetudine delle compagnie milanesi, aprendosi a modi altri di fare teatro, sia per chi abbia un grado di consapevolezza tale da riuscire a ridere di sé.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 19 marzo 2017
orari: martedì e sabato 20.30;
mercoledì e venerdì 19.45;
giovedì 21.00; domenica 16.00
www.teatrofrancoparenti.itQui e ora
di Mattia Torre
scritto e diretto da Mattia Torre
con Paolo Calabresi, Valerio Aprea
assistente alla regia Annagaia Marchioro
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
durata 70 minuti