A Milano è in corso lo straordinario confronto tra due capisaldi della storia dell’arte, esposti insieme per la prima volta in assoluto.
Alla Pinacoteca di Brera un evento epocale attende il pubblico: sino all’ultima domenica di giugno sono esposte, una di fianco all’altra, le versioni dello Sposalizio della Vergine realizzate da Pietro Vannucci detto il Perugino (1499-1503) e da Raffaello Sanzio (concluso nel 1504). L’idea di mettere in dialogo tra loro questi due capolavori, pubblicati su tutti i manuali di storia dell’arte, nasce nel 2009 pensando ad Expo: Sandrina Bandera, allora sovrintendente della Pinacoteca prende accordi con il Musée des Beaux-Arts di Caen ottenendo in prestito la tavola del Perugino in cambio della Cena in Emmaus dipinta da Caravaggio. Il progetto originario prevede in realtà di dar vita ad una mostra complessa ma, con il tempo, ha preso forma l’idea di lasciare parlare i due quadri in purezza, accostando loro solamente lo Sposalizio della Vergine di Jean-Baptiste Wicar, opera che dal 1825 sostituisce il dipinto di Perugino nella Cappella di San Giuseppe presso la Cattedrale di San Lorenzo a Perugia. Un Dialogo tra capolavori indiscussi della storia dell’arte, inteso nel senso rinascimentale del termine; un confronto per individuare nelle differenze tra i due olii su tavola una possibilità di incontro e di riflessione; un evento che inaugura una serie di appuntamenti finalizzati a mostrare i tesori della Pinacoteca sotto una luce nuova.
Davanti agli occhi del pubblico si snoda la storia di due artisti: Perugino, uno dei più importanti pittori di fine Quattrocento, e Raffaello suo probabile – non c’è ancora certezza documentata – allievo. Superata l’estasi iniziale, è inevitabile mettersi a cercare le differenze tra queste due versioni dello stesso episodio biblico, molto simili tra loro eppure così distanti. L’idea di collocare la cerimonia in una piazza, costruita secondo i rigidi dettami della prospettiva e dominata da un tempio a pianta centrale, è già stata sperimentata con successo dal Perugino nell’affresco della consegna delle chiavi nella Cappella Sistina. La scenografia, in questa occasione, si presenta molto più compatta, con una fortissima accentuazione dell’asse centrale; la vista è chiusa da una montagna che, a guisa di quinta, appare oltre la porta collocata lungo l’asse mediano dell’edificio. Raffaello rielabora la composizione: allontana e rimpicciolisce il tempio, lo colloca su un grande podio e apre la porta sul paesaggio retrostante in modo da conferire più respiro alla scena, sebbene le forme all’orizzonte siano ridotte a poco più che un’ombra. I due pittori sembrano inoltre aver chiamato lo stesso modello per l’anziano sacerdote che officia il rito eppure il risultato finale è straordinariamente differente: in Perugino l’uomo è impassibile, dritto come un fuso è il perno attorno cui ruota il racconto; Raffaello invece lo ritrae col capo inclinato e con un sorriso in volto, lieve ma sufficiente a renderlo partecipe dell’evento. Perugino caratterizza esteriormente i suoi personaggi inventando una gran varietà di accessori esotici. Raffaello preferisce puntare sulla varietà degli individui, conferendo loro emozioni tali da rendere ogni volto differente dall’altro: questo non è un semplice accorgimento in più rispetto all’opera del Maestro, è l’essenza della svolta cruciale compiuta in quegli anni dall’intera cultura artistica europea, è l’inizio della stagione in cui l’arte figurativa si strugge di cogliere la vita.
Nel catalogo che accompagna l’esposizione è narrata tutta l’avvincente storia dell’oggetto protagonista dei due dipinti: l’anello, trafugato da Chiusi e giunto a Perugia nel 1473 per mano di fra Winter da Magonza. Tanto è la riconoscenza della città per l’azione compiuta che, alla sua morte, nel 1487, fra Winter viene sepolto nella stessa Cappella della Cattedrale di San Lorenzo dove è custodita la reliquia. La Cappella è meta di pellegrini e devoti; la sua decorazione è inizialmente affidata a Pinturicchio per essere portata a compimento da Perugino cui è commissionata la pala raffigurante lo Sposalizio della Vergine. Nel 1503, periodo in cui fonti d’archivio testimoniano la sua presenza in città, Raffaello ha probabilmente modo di ammirare Perugino al lavoro. Nel 1797 l’opera prende la via della Francia e il vuoto sopra l’altare è colmato prima dallo Sposalizio della Vergine realizzato da Carlo Labruzzi, direttore della locale Accademia, e successivamente, poiché il dipinto non è assolutamente apprezzato, dal lavoro di Wicar ora, anch’esso, in mostra a Brera. Entrambe queste versioni dello Sposalizio sono ambientate in un luogo chiuso, caratterizzato dalla presenza di colonne tortili che ricordano quelle del tempio di Salomone a Gerusalemme, una chiara citazione della predella della Pala dell’Incoronazione di Monteluce eseguita da Raffaello. E qui, il cerchio idealmente si chiude.
Silvana Costa
La mostra continua:
Pinacoteca di Brera – Sala XXIV
via Brera, 28 – Milano
fino a lunedì 27 giugno 2016
orario martedì – domenica 8.30 – 19.15; chiuso lunedì
www.pinacotecabrera.orgPrimo dialogo
Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine
a cura di Emanuela Daffra, Cristina Quattrini, Giovanni Agosti
Catalogo:
Raffaello e Perugino
Attorno a due Sposalizi della Vergine
Primo dialogo
a cura di Emanuela Daffra, Cristina Quattrini, Giovanni Agosti
Skira/Brera, 2016
16,5 x 24 cm, 64 pagine, 42 colori e b/n, brossura
prezzo 12,00 Euro
www.skira.netCalendario dei Dialoghi 2016
16 giugno
Intorno a Mantegna
Andrea Mantegna, Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti
1470-1474, tempera su tela, 68×81 cm27 ottobre
Intorno a Caravaggio
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Cena di Emmaus
1605-1606, olio su tela, 141×175 cm