Rumney è un ospite internazionale nella Milano degli anni Cinquanta, giunto da Londra per tessere relazioni con l’ambiente artistico milanese di Fontana, Manzoni, Baj, Jorn, Bionda e Guenzi.
A Palazzo Reale di Milano si sta celebrando una grande famiglia di collezionisti tedeschi con la mostra Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso aperta sino all’1 marzo 2020. Non dobbiamo scordare però che a un paio di chilometri di distanza, nell’intrico di vie dietro corso Buenos Aires, è sita Casa Museo Boschi Di Stefano dove sono esposte circa 300 opere, selezionate tra gli oltre 2.000 dipinti, sculture e grafica acquisiti con passione dai coniugi Boschi Di Stefano. Ogni singola stanza dell’ex abitazione di questi prestigiosi collezionisti meneghini è letteralmente tappezzata di capolavori, datati tra inizio Novecento e gli anni Settanta. Incluso il bagno dove sono generalmente collocate 4 tele di Ralph Rumney.
“Generalmente” perché sino al 5 gennaio tali dipinti sono visibili al piano terra, all’interno del percorso della mostra Ralph Rumney. Un ospite internazionale a Casa Boschi Di Stefano a cura di Elena Di Raddo.
Rumney nasce a Newcastle nel 1934 dove compie i primi studi d’arte, poi completati al British College of Art di Londra. La sua formazione prosegue con soggiorni a Parigi dove incontra Guy Debord e aderisce al Lettrismo Internazionale.
Sono numerosi i movimenti sperimentali nati nel secondo dopoguerra, molti di breve durata, cui fanno capo gli artisti in un continuo fluire, seguendo l’evoluzione del proprio percorso creativo. La mostra, per tale motivo, non racconta tutta la carriera artistica di Ralph Rumney ma si concentra sul solo soggiorno in Italia, dal 1955 al 1959, attraverso una settantina tra dipinti e documenti d’archivio.
Antonio Boschi e Marieda Di Stefano accolgono Rumney a casa loro durante la permanenza a Milano, città che lo colpisce per il gran fermento creativo. I coniugi oltre ad acquistare sue opere gli presentano Enrico Baj, artista allora al centro di diversi gruppi e fondatore con Asger Jorn del Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista. Rumney si impegna dapprima a tradurre in inglese il Manifesto e poi a organizzargli nel 1956 una mostra alla Galleria One di Londra per farlo conoscere anche al mercato inglese.
La prima sala espositiva racconta di questo incontro accostando Montagna (1957) di Baj con Danza dei guerrieri (1955) e Senza titolo (1954) di Rumney. A queste opere si aggiunge Incendio della cattedrale (1955) di Mario Bionda, un altro degli artisti di casa dai Boschi Di Stefano; con lui e Costantino Guenzi nel 1956 Rumney firma il Manifesto Antiestetico in cui si rigetta l’arte tradizionale a favore di una creazione più esperenziale ed emotiva. Nella sala seguente compaiono tre composizioni senza titolo e Paese degli uccelli (tutte datate 1957 e di proprietà della Collezione Boschi Di Stefano) afferenti al neonato Movimento Antiestetico, realizzati aggiungendo alla tecnica della pittura a olio quella del collage.
La seconda sala ospita anche una tela di Lucio Fontana, artista che prende il giovane Rumney sotto la propria ala protettiva, consigliandolo durante i pomeriggi al Bar Jamaica su come e dove promuovere la sua arte. Fontana e ancor più Piero Manzoni sono i principali soggetti dei reportage che Rumney invia a Guy Debord sulle ricerche compiute dagli artisti italiani e sulla qualità del loro lavoro.
Il percorso procede con la sala dedicata alla fondazione dell’Internazionale Situazionista nel 1957 a Cosio di Arroscia, un piccolo comune in provincia di Imperia, arroccato tra le Alpi Liguri, a una ventina di chilometri dal confine francese. In mostra sono presenti molte fotografie in bianco e nero scattate da Ralph Rumney agli artisti presenti e a sua moglie Pegeen Vail, figlia di Peggy Guggenheim. A queste si aggiunge un Ritratto di Baj (1956) a firma di Asger Jorn. Nell’Internazionale Situazionista confluiscono il Lettrismo, il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, il Laboratorio sperimentale di Alba e il Comitato Psicogeografico di Londra rappresentato da Rumney. Il nuovo gruppo ha al centro l’idea del gioco e della sperimentazione oltre alla contestazione del capitalismo sempre più arrogante e interferente con la sfera artistica, urbanistica e culturale. Assecondando le inclinazioni di Debord purtroppo in breve tempo la politica assume importanza crescente all’interno delle dinamiche del Situazionismo, prevaricando talvolta l’arte; molti membri si allontanano mentre altri, tra cui Rumney, vengono espulsi con motivazioni pretestuose.
Colpa di Rumney è, a giudizio di Debord, l’imperdonabile ritardo con cui consegna The Leaning Tower of Venice per la pubblicazione su Potlatch, la rivista situazionista. L’articolo è elaborato in forma di fotoromanzo, con foto dello stesso Rumney che ritraggono un amico poeta percorrere gli itinerari veneziani meno battuti dai turisti, lontano dal canal Grande e da piazza San Marco. Il lavoro è un interessante esempio di Psicogeografia: un’idea di viaggio senza meta, seguendo l’onda delle emozioni del momento, sulla scia dei flâneur simbolisti. Camminando l’artista compie un atto estetico di appropriazione e addomesticamento dello spazio, esattamente come è invitato a fare il visitatore di The Place, la mostra labirinto concepita da Rumney con Robyn Denny e Richard Smith all’ICA – Istituto per le Arti Contemporanee di Londra nel 1959 e presentata a Milano con il pieghevole illustrativo originale e fotografie d’epoca.
In quella stessa sala è esposta anche Naked city (1957), una restituzione che Guy Debord fa di Parigi estrapolando brani di città e mettendoli in relazione tra loro attraverso un intricato gioco di frecce, tracciando in questo modo i suoi tragitti favoriti.
Si giunge così al termine di un percorso che porta alla scoperta di un artista complesso per i riferimenti artistici che si sommano nei suoi lavori ma, al contempo, estremamente divertente nell’esito delle sue creazioni. Vi rimandiamo infine al catalogo, sempre a cura di Elena Di Raddo, per districarvi nei meandri dei movimenti esplorati da Rumney perché non sempre i libri di storia dell’arte dedicano loro sufficiente spazio.
Silvana Costa
La mostra continua:
Casa Museo Boschi Di Stefano
via Jan 15 – Milano
fino a domenica 5 gennaio 2020
orari da martedì a domenica 10-18
ultimo ingresso alle 17.30
ingresso libero
www.casamuseoboschidistefano.itRalph Rumney
Un ospite internazionale a Casa Boschi Di Stefano
a cura di Elena Di Raddo
promossa e prodotta da Comune di Milano – Casa Museo Boschi Di Stefano, Skira
progetto di allestimento Valentina Chiesa
progetto grafico Valentina Chiesa, Bruno CasiraghiCatalogo:
Ralph Rumney
Un ospite internazionale a Casa Boschi Di Stefano
a cura di Elena Di Raddo
con un’intervista di Gérard Berréby a Enrico Baj
Skira / Casa Museo Boschi Di Stefano, 2019
15 x 21 cm, 80 pagine, 56 colori, brossura
prezzo: 18,00 Euro
www.skira.net