In mostra a Como oltre sessanta ritratti di città a raccontare la vita dei grandi centri urbani, da inizio Novecento ai giorni nostri, in un amplissimo spettro di stili e rappresentazioni, tra atteggiamenti lucidamente analitici, trasognamenti visionari e disagi esistenziali.
A marzo 2013 il Comune di Como ha inaugurato un progetto triennale che, a partire dall’opera di suoi cittadini illustri – in primis Antonio Sant’Elia – sviluppi riflessioni complesse sulla città moderna e contemporanea, spingendosi sino a proporre visioni urbane futuribili. Dopo il debutto con La città nuova. Oltre Sant’Elia (leggi la recensione), nella meravigliosa sede di Villa Olmo, è ora ospitata la mostra Ritratti di città. Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi. Flaminio Gualdoni, il curatore dell’esposizione, grazie alle oltre sessanta opere selezionate, vuole dimostrare come le trasformazioni urbane dovute all’insediamento delle prime industrie ed all’inurbamento di ampie porzioni della popolazione rurale abbiano attirato, oltre che l’attenzione di economisti e sociologi, anche quella degli artisti.
Il percorso di mostra non poteva che aprirsi con la sezione dedicata ai Futuristi, in omaggio a Sant’Elia che, nel 1914, pubblica Manifesto dell’Architettura futurista, ispirandosi al documento fondativo del movimento, redatto da Marinetti nel 1909. Il Manifesto di Sant’Elia immagina una città moderna, funzionale, tecnologica, che parta dal sottosuolo per puntare al cielo ma, soprattutto, frenetica come quella descritta da Roberto Iras Baldessari in Dinamismo di una strada + folla + luci (1916). All’utopia futurista si associa un sogno estetico modernista che si pone in netto contrasto con la realtà delle città esistenti, caratterizzate dall’eredità monumentale delle epoche passate e con i grigi edifici industriali che, sempre più numerosi, sorgono lungo i margini urbani, dove i campi si incuneano tra gli stabilimenti, come documenta Boccioni in Sera d’aprile (1908) e in Periferia (1909). Fortunato Depero verso il 1930 si reca a New York – il modello di riferimento per la metropoli futurista – e, ispirato, realizza numerose tele tra cui La Nuova Babele scenario plastico mobile (1930) in cui mostra l’imponente macchinario che, celato nel sottosuolo di Manhattan, garantisce il perenne funzionamento della città e lo scintillio di locali e teatri. In Subway (folla ai treni sotterranei) (1930) accosta le banchine ed i vagoni della metropolitana alle impossibili costruzioni di Escher – suo contemporaneo – popolandoli di una miriade di impiegati: tutti uguali col giornale sottobraccio, il cappello in testa ma, a differenza degli operai di Metropolis (1927), con l’abito all’ultima moda. Una veloce parentesi è dedicata all’aereopittura, un nuovo genere che offre una visione spaziale non più orizzontale ma verticale, dall’alto verso il basso: in Incunenandosi nell’abitato (in tuffo sulla città) (1939), Tullio Crali pone il punto di vista alle spalle del pilota che conduce l’aereo tra i volumi parallelepipoidali dei grattacieli, puntando dritto al cuore della città.
La seconda sala è dominata dalla trasognante Piazza d’Italia di Giorgio De Chirico (leggi la recensione del saggio dedicato alle vicende di quest’opera) in cui sono sintetizzati i principali tratti della poetica degli artisti metafisici: i volumi saldi e netti, le sequenze di archi e il tempietto circolare quali vestigia dell’architettura monumentale classica, la locomotiva a simboleggiare il progresso e la costruzione prospettica forzata dell’intera scena. Davanti alla visione onirica di De Chirico ci avvolge un forte senso di straniamento e solitudine; la composizione, pur non risultando meno artificiosa degli scenari dipinti dai Futuristi, sembra abbandonarne tutta la carica ideologica per farsi mera speculazione intellettuale sul senso dell’esistenza umana.
Nella sezione Paesaggi di Città, quasi in contrapposizione alle precedenti, sono esposti esempi di pittura dal vero, in un intreccio di stili e colori: ammiriamo gli ampi viali e la frenesia di una grande metropoli come Parigi – dove De Pisis, De Chirico e Bucci sono andati per confrontarsi con le suggestioni da altre parti del mondo – a cui si contrappongono l’angusta Via Toscanella (1922) di Ottone Rosai dove le signore portano fuori la sedia per conversare o il coloratissimo Paesaggio di Palermo (1963) di Antonietta Raphaël. Scultura, architettura, luogo sviluppa una riflessione sulla capacità dell’arte, attraverso la scultura, di cogliere e riverberare l’essenza del luogo: circondato da opere di Spagnulo, Cavaliere, Uncini è posizionato The pietrarubbia group – il Tutto (1975-2013) di Arnaldo Pomodoro; alle pareti sono collocate le creazioni pop e le sperimentazioni dell’arte povera firmate Rotella, Schifano, Adami, Tadini e Merz.
La sezione Icone e iconografie è dedicata alla fotografia che, nel corso dei decenni, ha saputo evolversi da mero strumento per documentare vita e trasformazioni urbane in forma d’arte a sé stante. Ecco dunque che di fianco agli eleganti scatti in bianco e nero risalenti agli anni ’70 di Gianni Berengo Gardin e Gabriele Basilico – maestri indiscussi della fotografia italiana – troviamo le gigantografie di Luca Campigotto e Vincenzo Castella, le poetiche visioni di Luigi Ghirri o gli scatti metafisici di Fontana. La scomposizione e ricostruzione di scorci di Maurizio Galimberti Studio ritmico n. 2 – Lucca (2007) attraverso il collage di Polaroid sembra dialogare con Sequenze, l’arazzo di Petrus che introduce i visitatori a Visioni Urbane, la sezione conclusiva della mostra: un assaggio di opere realizzate dalle nuove generazioni a dimostrazione di come, oggigiorno, non si possa prescindere da un substrato – non omogeneo e spesso ambiguo – composto da cinema, fotografia, letteratura ed architettura. Una di fianco all’altra sono appese le visoni apocalittiche di Giacomo Costa, le performance di Luigi Presicce, le complesse rappresentazioni di Velasco Vitali e i plumbei paesaggi di Andrea Chiesi che sembrano una moderna versione delle visioni metafisiche di Sironi ammirate alcune sale prima.
La mostra si completa con un fitto elenco di iniziative – di cui troverete il calendario aggiornato sul sito – e con un’esposizione collaterale, allestita fino al 28 settembre presso la Pinacoteca Civica, dedicata ad Aldo Galli (1906-1981), uno dei precursori della corrente astratta a Como che, nella sua opera, ha sviluppato a lungo e in varie declinazioni il tema della città.
L’insieme di opere proposte da Flaminio Gualdoni è indubbiamente interessante e, solamente per la possibilità di ammirare dipinti di Balla e Boccioni che raramente vengono esposti al pubblico, vale la pena organizzare un viaggio nella città lariana. Tuttavia parecchi sono i punti di debolezza della selezione esposta anche se, forse, nel giudizio siamo influenzati da una formazione culturale – in architettura – a tratti così distante da quella in storia dell’arte del curatore. La tematica del ritratto di città, anche solamente volendosi limitare alla produzione italiana dal XX secolo ai giorni nostri, è indubbiamente smisurata e riteniamo che Gualdoni avrebbe dovuto indugiare meno su certi pittori – seppur eccezionali come Depero e Sironi, presenti in mostra con più tele – e lasciar spazio ad altri autori e movimenti minori. In generale le scelte compiute, seppur in certi casi imprescindibili per l’importanza dell’autore all’interno del dibattito artistico nazionale, ci sembrano eccessivamente scontate, finendo per mostrare, soprattutto nelle sezioni dedicate agli artisti contemporanei ed alla fotografia, opere scontate, viste davvero troppo spesso.
Silvana Costa
La mostra continua:
Villa Olmo
via Cantoni 1 – Como
fino a domenica 16 novembre 2014
orari venerdì sabato domenica 10.00 – 22.00
martedì mercoledì giovedì fino a 31 agosto 15.00 – 22.00
martedì mercoledì giovedì dal 2 settembre 10.00 – 22.00
lunedì chiuso
www.grandimostrecomo.it/villa-olmo
Ritratti di città – Urban sceneries
Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi
a cura di Flaminio Gualdoni
supervisione Luigi Cavadini
coordinamento Veronica Vittani, Francesca Testoni
organizzazione, comunicazione e immagine Sae Comunicazione Integrata
ideata da Comune di Como
www.ritrattidicitta.com
Catalogo:
Ritratti di città
Da Boccioni a De Chirico, da Sironi a Merz a oggi
a cura di Flaminio Gualdoni
Silvana Editoriale, 2014
17 x 24 cm, 160 pagine, 80 illustrazioni a colori, brossura con alette, bilingue italiano/inglese
prezzo 24,00 Euro in mostra – 28,00 Euro in libreria
www.silvanaeditoriale.it