Il regista Raphael Tobia Vogel, proponendo una versione teatrale del capolavoro omonimo di Ingmar Bergman, perlustra la natura dei sentimenti nelle relazioni di coppia e famigliari.
Scene da un matrimonio, in cartellone sino a domenica 24 marzo, marca formalmente il passaggio di consegne alla regia delle principali produzioni del Teatro Franco Parenti di Milano da Andrée Ruth Shammah a Raphael Tobia Vogel. Annunciato nel corso della cinquantesima Stagione del teatro fondato, tra gli altri, dalla stessa Shammah, è questo un cambio generazionale operato con il proposito di proseguire il processo di ricerca e innovazione che contraddistingue sin dalle origini il Parenti.
Nel presentare la Stagione infatti Andrée Ruth Shammah ha annunciato che la nuova edizione de I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori sarebbe stata la sua ultima regia, preferendo concentrarsi sulla direzione del teatro, su progetti speciali e sulla formazione dei giovani. Propositi che includono Chi come me, uno spettacolo di Roy Chen, su un tema importante quale è il disagio giovanile, da lei adattato e diretto con cui il prossimo 5 aprile verrà inaugurata la nuova sala A2A.
Raphael Tobia Vogel è un regista dall’indubbio talento, sempre molto apprezzato per il lavoro compiuto in occasione dei precedenti spettacoli proposti sui palcoscenici del Teatro Parenti. Spettacoli in cui lo si è visto sperimentare nuovi linguaggi e soluzioni, portare in scena attori dalle grandi promesse a cimentarsi con autori contemporanei di testi intesi a esplorare la natura umana. Scene da un matrimonio nasce da tutto ciò, è il coronamento di un percorso che fa accedere il regista ad un livello successivo, confrontandosi con il testo di uno dei più grandi registi del Novecento, autore di capolavori dalla forte capacità introspettiva: Ingmar Bergman.
Scene da un matrimonio nasce in forma di serie televisiva di sei puntate nel 1973 per essere poi ridotta per il cinema. Il testo adottato per lo spettacolo diretto da Raphael Tobia Vogel si basa sulla traduzione di Piero Monaci e, pur con qualche adattamento per adattarlo a due soli interpreti e attualizzarlo, è fedele a Bergman nel mettere in luce elementi universali della vita di coppia.
Lo spettacolo, come l’originale, è suddiviso in sei parti corrispondenti ad altrettante tappe dell’evoluzione del rapporto di Giovanni e Marianna, sposati da dieci anni e genitori di due bambine. La loro relazione procede monotona, attraverso una serie di modelli di vita ed eventi prefissati che ne scandiscono la routine, a iniziare dai pranzi domenicali con le rispettive madri. Una routine il cui rispetto garantisce loro di non doversi mai scontrare in un vero e proprio litigio ma il non aver mai discusso seriamente, come fanno notare loro gli amici, è davvero sintomo di una vita di coppia armonica e sana?
Il banale tentativo di Marianna di pranzare una domenica a casa propria, sola con marito e figlie, infligge un colpo violento alla bolla che avviluppa il loro rapporto di coppia, creando una crepa che, allargandosi sempre più, la farà crollare. Esprimere un desiderio che li conduca lontani dalla routine, dare spazio a una propria pulsione egoistica induce i due coniugi a confrontarsi su quanto, nell’arco del matrimonio, ciascuno si è sentito in dovere di tacere, mettendo a nudo insicurezze, paure e frustrazioni.
Man mano il tono delle discussioni si innalza scoprono la vera natura dell’altro ma, soprattutto, di sé e il rapporto non riesce a reggere a questa ondata di rivelazioni.
Separarsi e prendersi il tempo per far luce sui propri demoni interiori, prenderne coscienza e imparare a gestirli si rivela un passaggio fondamentale per imboccare la via dell’equilibrio e, di conseguenza, della felicità. Un equilibrio che li porta finalmente ad affrontare l’altro con sicurezza, impedendo di annegare la propria persona dentro schemi predefiniti in cui non ci si rispecchia.
Vogel sintetizza per il pubblico il loro percorso con queste parole: “anche quando il tumulto della passione e quello della vendetta saranno tramontati, Giovanni e Marianna non riusciranno mai a stare l’uno senza l’altra. E una volta superati e abbandonati i concetti di matrimonio e di famiglia, torneranno a un affetto più dolce, docile ma anche più profondo”.
Fausto Cabra e Sara Lazzaro si confrontano e si scontrano in scena nei panni dei due protagonisti, dimostrando una grande abilità nello spaziare attraverso la ricca gamma dei sentimenti umani e delle loro manifestazioni. Cabra e Lazzaro sono due guerrieri che perderanno amaramente tutto quanto hanno di più caro e, solo quando a terra, annientati dalla vita, trovano la corretta modalità per ricostruirsi come persone e come metà di una coppia in cui mantenere la propria individualità.
Raphael Tobia Vogel è bravo nel mettere in scena questo dramma borghese condendo le scene con quel pizzico di umorismo e quel briciolo di ironia necessari a fare risaltare il lato amaro della storia e a rendere tutto estremamente verosimile.
La trama di Scene da un matrimonio è nota ma anche chi, come noi, si è adirato e commosso alla visione del film di Bergman troverà questa versione teatrale estremamente coinvolgente e ben realizzata e non potrà esimersi dal tributare a regista e interpreti un lungo applauso. Quanti invece ignari della storia avranno dalla loro il piacere di sorprendersi nell’evoluzione dei personaggi e del loro rapporto, trovando probabilmente nelle loro vicende un pezzo delle proprie.
In entrambi i casi ci sembra che il passaggio di consegne al Parenti, per quanto Raphael Tobia Vogel abbia ancora tanta strada da compiere, sempre con un occhio alla storia pregressa del teatro, sia avvenuto con successo.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 24 marzo 2024
www.teatrofrancoparenti.itScene da un matrimonio
di Ingmar Bergman
traduzione Piero Monaci
adattamento Alessandro D’Alatri
regia Raphael Tobia Vogel
con Fausto Cabra, Sara Lazzaro
voce fuori campo Silvia Giulia Mendola
scene Nicolas Bovey
luci Oscar Frosio
musiche Matteo Ceccarini
costumi Nicoletta Ceccolini
contenuti e montaggio video Luca Condorelli
aiuto regista Lisa Capaccioli
assistente scenografa Sabina Bratu
seconda assistente scenografa Matilde Casadei
pittore scenografo Santino Croci
direttore dell’allestimento Marco Pirola
direttore di scena Paolo Roda
elettricista Martino Minzoni
sarta Marta Merico
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
costumi realizzati dalla sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
produzione Teatro Franco Parenti
durata: 2 ore e 20 minuti incluso intervallo