Nelle accoglienti sale della Pinacoteca di Brera, Simonetta Coppa e Paola Strada ci propongono alcune opere appartenenti al Seicento lombardo, selezionate dai depositi braidensi interni ed esterni, restaurate in massima parte negli ultimi decenni ma normalmente sottratte all’attuale percorso espositivo.
La pittura lombarda del Seicento non gode di particolare fama ed è considerata meno importante del fenomeno artistico contemporaneo emiliano e napoletano anche se, in verità, è al medesimo livello qualitativo. Le origini di questo sviluppo artistico lo troviamo nello stile, quasi teatrale, di Gaudenzio Ferrari che influenzò pittori come Morazzone e Tanzio da Varallo e nella figura ascetica del cardinale Carlo Borromeo la cui vita fu d’ispirazione per molti artisti della prima metà del Seicento. Il cardinale Federico Borromeo favorì lo sviluppo di una scuola artistica regionale, chiamata “borromaica” caratterizzata da una forte drammaticità e solennità poiché il compito della pittura era quello di diffondere la fede.
I dipinti sono suddivisi in sei sezioni disposti in cinque Sale: nella prima (Sala XXX) troviamo i dipinti da chiesa e da quadreria; nella seconda (Sala XXXI) le pale d’altare; nella terza (Sala XXXII) i soggetti sacri di piccolo e medio formato; nella quarta (Sala XXXIII) i ritratti, infine, nella quinta (Sala XXXIV), troviamo delle opere che, in passato, erano presenti nella Sala dei Senatori in Palazzo Ducale – oggi Palazzo Reale – e dei disegni.
Entrando nella prima sala si viene colpiti immediatamente dall’opera Martirio delle Sante Ruffina e Seconda (Quadro delle tre mani) di Cerano, Procaccini e Morazzone. Questo dipinto si può considerare il manifesto dell’arte lombarda del Seicento in quanto eseguito dai maggiori autori dell’epoca e contenente gli elementi tipici di questa corrente pittorica. Di notevole fattura anche la tela rappresentante il Martirio dei Francescani a Nagasaki di Antonio d’Enrico, detto Tanzio da Varallo, densa di drammaticità, dove è possibile percepire l’ispirazione a Caravaggio nel plasticismo, nell’uso della luce e nel realismo. Purtroppo la penombra della Sala impedisce di percepire i particolari delle opere facendone comunque risaltare i punti focali accentuandone il carattere mistico.
La seconda Sala è caratterizzata dalla presenza delle grandi pale d’altare, fra cui emergono: la Madonna col Bambino, i santi Francesco, Carlo Borromeo e un offerente di Daniele Crespi e il Noli me tangere di Fede Galizia, pittrice nota per i ritratti e le nature morte. L’opera del Crespi colpisce fortemente perché sembra vibrare di luce propria, ma questa, d’altra parte, è una caratteristica della pittura lombarda del Seicento insieme ad una struttura teatrale e scenografica degli dipinti stessi.
La Natività e adorazione dei pastori di Giuseppe Vermiglio è l’opera centrale della terza sezione dedicata ai soggetti sacri di piccolo e medio formato, destinati probabilmente agli ambienti privati. La Natività del Vermiglio è anch’essa ispirata all’opera del Caravaggio, infatti l’elemento fondamentale è la luce che si sprigiona dal Bambino Gesù, punto focale del dipinto, che illumina i personaggi che lo circondano quasi a sottolineare il pensiero cristiano di Cristo portatore di luce e di redenzione.
La quarta sezione è caratterizzata da una raccolta di ritratti di diversi autori tra cui ricordiamo Tanzio da Varallo col suo Ritratto di gentildonna, Daniele Crespi col Ritratto del senatore Formenti e Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone con La famiglia dei pittori Nuvolone in cui maggiormente si evidenzia la vocazione realistica e antiretorica e l’abbandono di una ritrattistica celebrativa e mondana.
Nella quinta sezione troviamo i dipinti provenienti dalla serie dispersa di tele realizzate per la Sala dei Senatori in Palazzo Ducale. L’opera di maggior pregio è sicuramente Andata al Calvario di Daniele Crespi in cui la drammaticità della scena è sottolineata dal primo piano del volto di Cristo sofferente e dall’indifferenza e crudeltà che traspare dai suoi carnefici mentre nella posa plastica dei personaggi riscontriamo un chiaro riferimento alle opere scultoree classiche.
L’ultima sezione si trova nella medesima Sala e consiste in una raccolta di notevole pregio di disegni appartenenti a vari autori. Purtroppo la loro infelice posizione, dietro le tre grandi opere di Crespi, Montalto e Nuvolone, li penalizza notevolmente.
Riteniamo che il grande pregio di questa mostra risieda nell’occasione di conoscere le opere di quegli autori che hanno lasciato un’importante traccia nella storia dell’arte lombarda e che, proprio per questo, meriterebbero una maggiore attenzione da parte del pubblico in visita della maggiore Pinacoteca della Regione.
Maria Chiara Sicari
La mostra continua:
Pinacoteca di Brera – Sale XXX-XXXIV
via Brera, 28 (accesso disabili da via Fiori Oscuri, 2) – Milano
orario: 8.30-19.15 da martedì a domenica; chiuso lunedì
(la biglietteria chiude alle 18.40)
www.brera.beniculturali.it
www.pinacotecabrera.netSeicento lombardo a Brera
Capolavori e riscoperte
a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada
fino a domenica 12 gennaio 2014Catalogo
Seicento lombardo a Brera
Capolavori e riscoperte
a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada
contributi di Danilo Zardin, Francesco Frangi e Paolo Vanoli
biografie degli artisti di Eugenia Bianchi
Skira editore, 2013
24 x 28 cm, 176 pagine, 60 colori e 54 b/n, brossura
prezzo: 39,00 Euro