Skianto

Reduce dai successi della scorsa stagione, Filippo Timi torna al Teatro Franco Parenti con il suo intimo monologo: una favola amara,  un testo spiazzante che mescola rabbia e dolore ad una esilarante ironia-pop.

I bambini hanno tanti sogni. Filippo vuole librarsi in aria meglio di Jury Chechi, cantare a squarciagola, ballare sulle note di Lady Gaga, pattinare, mangiare una girella e – accidenti alla fantasia della mamma che lo veste da MioMiniPony rosa – andare alle feste in maschera. Purtroppo sognare è l’unico modo in cui gli è concesso fare tutto ciò perché il suo cervello è sigillato dentro la scatola cranica e, per lui, anche solo prendere coscienza delle proprie mani e riuscire a muoverle è una conquista eccezionale. Tutto ciò che Filippo ci confida negli ottanta – intensi – minuti di spettacolo altro non è che un monologo interiore fatto nella solitudine del lettino.
Filippo Timi, con Skianto, racconta a modo suo, con un testo che ondeggia tra il delicato e il provocatoriamente dissacrante, il mondo della disabilità, dando voce a chi voce non ne ha. Il palcoscenico è trasformato per l’occasione in una di quelle palestre in blocchi di cemento che punteggiano la provincia italiana: spazi angusti e un po’ opprimenti, al pari delle pareti craniche che soffocano il desiderio di espressione del bambino. Eppure, con un po’ di fantasia e due sfere da discoteca, l’ambiente prende a brillare e viene voglia di gridare la propria voglia di vivere.
La tagliente ironia che l’autore/attore perugino spande generosamente ad ogni suo spettacolo, in Skianto è dosata con cura e stemperata da momenti di pura poesia che toccano il cuore del pubblico in sala, in un susseguirsi di voli pindarici, emulando la sequenza delle associazioni mentali di un bambino che scopre il mondo. Filippo, con un taglio di capelli a paggetto – sempre una decisione della mamma – e il pigiama con i disegni dei supereroi, ci racconta emozionato del piacere di poter toccare i capelli del padre, il terrore in ospedale o lo sconforto nel vedere la madre piangere, conscio di essere causa del suo dolore. Vorrebbe urlare loro l’elenco delle cose che non gli piacciono, commentare quanto vede in televisione o cantare con Heather Parisi ma dalla sua bocca non esce nulla più che un grugnito e il mondo intorno sembra liquidarlo evasivamente. Il pubblico in sala ride – come non farlo all’infilata di constatazioni sarcastiche espressa dal protagonista? – per farsi subito dopo serio e, magari, abozzare una lacrima.
Filippo Timi rivela che con Skianto ha voluto portare in scena una disabilità collettiva: l’incomunicabilità che affligge ormai l’intero genere umano: «Gli esseri umani sono disabili alla vita. E siamo tutti un po’ storti se ci confrontiamo alla grandezza della Natura. Esiste una disabilità non conclamata che è l’isolamento, l’incapacità di fare uscire le voci». Di tanti spettacoli di denuncia sociale proposti negli anni da Timi questo forse è quello che ci colpisce più intensamente e, ancora una volta, non possiamo che spalancare la bocca, ammutoliti, davanti a tanto talento narrativo. Parlando di talento, non possiamo che lodare la splendida voce di Andrea Di Donna che accompagna le performance di Timi. Di Donna – protagonista di un bis fuori programma preteso a suon di applausi – con la sua chitarra trasfigura in lenti struggenti le hit pop del momento che, complice il calore della voce, si adattano perfettamente al mood malinconico dello spettacolo.
Assistendo a uno spettacolo a così alto tasso emotivo, confessiamo che c’è un ulteriore elemento di Skianto che ci ha intenerito: il ricordo della nostra infanzia. Chi – come Filippo Timi e noi – è nato a metà anni Settanta avrà infatti riconosciuto al primo accenno le icone pop di quando era piccolo: Candy Candy e Fantastico, la Casa nella prateria e Super superman (1979) cantata da Miguel Bosè che gli facevano compagnia mentre mangiava una girella e si imbrattava, impietosamente, di cioccolato.

Silvana Costa

 

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano

fino a domenica 7 dicembre 2014
www.teatrofrancoparenti.it
 
Skianto
uno spettacolo di e con Filippo Timi
e con Andrea Di Donna voce e chitarra
luci Gigi Saccomandi
costumi  Fabio Zambernardi
produzione Teatro Franco Parenti / Teatro Stabile dell’Umbria
durata 80 minuti