Giovanna Mezzogiorno e Michele Di Mauro, diretti da Valerio Binasco, si confrontano con l’impegnativo testo di Jon Fosse dedicato al dolore e alla solitudine che si celano dietro i rapporti di coppia.
Eros e Thanatos, amore e morte si rincorrono e si soffocano vicendevolmente in Sogno d’autunno, l’opera di Jon Fosse attualmente in scena al Teatro Franco Parenti di Milano. Come in un sogno il passato si confonde con il presente e lascia presagire il futuro; le sciagure si avverano in un battito di ciglia e l’amore cede il passo alla disperazione.
Un cimitero fa da sfondo all’incontro tra un uomo e una donna: un evento che sembra frutto del caso eppure le loro anime sapevano che quel giorno, in quel bizzarro luogo, si sarebbero incontrate. I dialoghi rivelano l’esistenza un trascorso amoroso tra i due: una passione archiviata per lui (Michele Di Mauro), ormai sposato con figli; un ricordo doloroso per lei (Giovanna Mezzogiorno). Eppure, quell’incontro fortuito tra le lapidi, per quanto possa sembrare macabro, marca l’inizio di una nuova vita insieme. Insieme, contro tutto e contro tutti. Insieme in giro per il mondo dopo aver troncato i legami con il passato. Un passato, quello di lui, che si ripropone fastidioso e inopportuno nelle figure dei genitori (Milvia Marigliano e Nicola Pannelli), dell’ex moglie rancorosa (Teresa Saponangelo) e dello sfortunato figlio.
Sogno d’autunno è uno dei testi più rappresentati del drammaturgo norvegese Jon Fosse probabilmente per la sua capacità di mettere in scena, enfatizzandoli sino allo strazio, i piccoli grandi drammi celati dietro ogni rapporto di coppia. Mischiare i livelli temporali delle vicende permette all’autore di dimostrare come tante volte si perda la percezione dell’accaduto, caricando la componente sentimentale delle azioni o ingigantendo le colpe. Riuscirà la morte, presenza incombente per tutta la durata dello spettacolo, a ripristinare la reale misura dei fatti? Possono le azioni cancellare la profondità di un amore? Un d’amore totalizzante che sfocia, tra urla e sceneggiate, in morbosità. Osservando con attenzione le dinamiche in scena si coglie anche un forte pregiudizio misogino di Jon Fosse nel versare il rancore nei soli cuori dei personaggi femminili, incapaci di assistere in silenzio allo sfascio famigliare, lasciano agli uomini il ruolo secondario di ammansire gli animi e difendere la parte lesa. Tempus fugit, non vi è tempo per la ragionevolezza, bisogna vivere l’attimo poiché la morte si approssima e non si sa quando colpirà con la sua implacabile falce.
Il regista Valerio Binasco propone una versione minimale del dramma, proprio come la scrittura di Jon Fosse. I silenzi, il non detto, il sottinteso, l’immaginato acquisiscono una valenza pari, se non superiore, alle parti recitate e creano una suspense che scivola nell’ansia. A scuotere il pubblico in sala è la figura della madre del protagonista, lei è “la mamma” per antonomasia: apprensiva; ossessiva; che ripete i concetti sino allo sfinimento, ostinatamente, per indurre il figlio a recuperare i valori morali con cui lo ha cresciuto conscia che, in caso contrario, con ci saranno possibilità di riscatto ma solamente la morte.
Il cast, con Giovanna Mezzogiorno in primis, offre una recitazione enfatica, un ritmo ansiogeno in un crescendo di pathos che avviluppa tutto il pubblico in sala. Una prova convincente che, come un sogno, coinvolge prima il cuore e, poi, quando si ricompongono le sequenze temporali, sospinge la mente in riflessioni sulla passione, l’amore, la vita e la morte.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 2 aprile 2017
orari: martedì e sabato 20.30;
mercoledì e venerdì 19.45;
giovedì 21.00; domenica 16.00
www.teatrofrancoparenti.itSogno d’autunno
di Jon Fosse
con Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli, Teresa Saponangelo
regia Valerio Binasco
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
assistente alla regia Maria Teresa Berardelli
nuova produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
realizzata con il sostegno di FENICE, società appartenente a Edison
durata 75 minuti
www.teatrostabiletorino.it