L’anima nera e i racconti pulp dei Sorvegliati colpiscono allo stomaco il pubblico dell’Out Off di Milano, ora come 60 anni fa.
Quando la luna splende alta in cielo, l’animo umano pare più incline ad abbandonarsi ai ricordi e, ricamandoli finemente con il filo della fantasia, pian piano li trasforma in racconti. Probabilmente una simile situazione è anche alla base del processo creativo di Jean Genet: leggendo i suoi testi non riusciamo mai a capire dove finisca la finzione per lasciar spazio agli aneddoti della sua vita tumultuosa. Ne i Sorvegliati, primo e unico dramma da lui scritto, tale commistione è resa ancor più sottile dall’autore che si materializza al cospetto degli spettatori nelle vesti del narratore.
Questa nuova produzione del Mulino di Amleto – portata in scena per la prima volta al Teatro Out Off, in questo finale di stagione – contiene una combinazione drammatica di molti tra gli elementi che hanno reso famoso questo autore, spesso vessato dalla censura: il carcere, la vita di strada, la lotta per la sopravvivenza, i guappi, il mito omoerotico del marinaio, il desiderio urlato a pieni polmoni in faccia ai perbenisti. Sebbene il copione risalga alla fine degli anni 40, il linguaggio realisticamente crudo, la gestualità e i dialoghi spinti lo rendono tuttora vicino ai gusti degli spettatori, coinvolgente e irreale, appassionatamente interpretato da Yuri D’Agostino, Lorenzo Bartoli, Marco Lorenzi ed Andrea Redavid – che si sono guadagnati svariati minuti di applausi.
Rinchiuso in cella, in una di quelle lunghe notti insonni passate a fantasticare sulle foto di “magnaccia, atleti, pugili, ballerini e marinai” – che durante il giorno se ne stanno ben nascoste agli sguardi indagatori dei sorveglianti – i pensieri si inanellano veloci, i visi assumono consistenza umana e raccontano le loro vicende, prendendo spunto dalla cronaca di giornali stampati su carta da poco. E poco valgono anche le vite dei tre carcerati – di cui uno prossimo al rilascio e un altro che sarà giustiziato entro un mese – che condividono lo spazio angusto della cella, perennemente consapevoli di essere sottoposti alla stretta sorveglianza delle guardie. Se inizialmente i loro gesti sono controllati e convenzionali, l’assuefazione alla presenza degli occhi indiscreti lascia progressivamente riaffiorare il lato malvagio delle loro anime, aiutati, come in una seduta psicoanalitica, dalla rievocazione dei crimini commessi.
Ogni personaggio è descritto a 360°, facendone emergere forza e debolezze, aspettative e rassegnazione, perdono e vendetta, scetticismo e ammirazione – mentre le vicende personali dei singoli si intrecciano tra loro. Il microcosmo della cella, pur essendo gerarchicamente organizzato, non esclude un continuo sottile gioco di rivalità e alleanze in perenne evoluzione; il sospetto e la violenza, acuiti dall’imminente separazione, crescono progressivamente sino al colpo di scena finale.
L’allestimento merita una menzione particolare perché, nella sua simbolica essenzialità, ben assecondava l’intensità del testo. Al centro della scena, in contrasto col nero dell’assito del palcoscenico spicca la bianca piastrellatura che delimita l’esiguo spazio della cella; sullo sfondo il porticato in pietra dove riposano i secondini; in un angolo, infine, sotto la pallida luce della luna che filtra tra le sbarre, trova spazio il narratore.
Imperdibile.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Out Off
via Mac Mahon 16 – Milano
fino a domenica 19 giugno 2011
orari: da martedì a sabato, ore 20.45 – domenica ore, 16.00Il Mulino di Amleto presenta:
Sorvegliati
un progetto su Jean Genet
regia Marco Lorenzi
con Yuri D’Agostino, Lorenzo Bartoli, Marco Lorenzi, Andrea Redavid
scenografia Gaia Moltedo
light designer Luna Mariotti
(prima nazionale)
Sorvegliati – trailer