Il talento di vivere

Allo Spazio Tertulliano di Milano Massimo Loreto è il protagonista della trasposizione per le scene di Una storia noiosa, uno dei più celebri racconti di Cechov.

Il Professor Fausto Malcovati è uno dei più importanti studiosi della cultura russa in Italia, il suo campo d’interesse include il teatro e la letteratura. Chi più di lui avrebbe potuto essere indicato per occuparsi della riduzione teatrale di Una storia noiosa uno dei più celebri racconti di Anton Cechov, prodotta da Spazio Tertulliano e diretta da Fabrizio Visconti? La storia è in scena al Tertulliano di Milano sino a domenica 2 febbraio con il titolo Il talento di vivere.
Il titolo originale ben descrive un racconto assolutamente privo di accadimenti, basato unicamente sull’indagine introspettiva compiuta dai due protagonisti: un anziano professore insignito di molti prestigiosi riconoscimenti nel corso della lunga carriera e Katja, sua figlia adottiva. L’uomo, sentendosi giunto al capolinea della vita si interroga sul valore di quanto costruito, sia a livello famigliare, sia a livello professionale. Analizza con severità il rapporto con la moglie e le scelte compiute dai figli alla luce dell’esempio e dell’educazione loro impartita, una valutazione che estende anche ai tanti studenti cui ha insegnato. Si chiede infatti quanta parte le sue lezioni abbiano influito sul percorso professionale di quanti hanno raggiunto il successo piuttosto che su quello di quanti consegnati all’anonimato. Quanto le onorificenze conferitegli per il lavoro svolto possono contribuire a descriverne il valore come persona? Ha indubbiamente dimostrato gran talento nel proprio campo professionale ma quanto talento ha dimostrato nel vivere e nel costruire solidi affetti? Quanto l’approssimarsi della morte rende più severi i suoi parametri di giudizio?
Sono dubbi leciti e condivisi con molte persone che, come lui, sentono l’esistenza scivolare via velocemente come sabbia tra le dita. Se la saggezza popolare afferma che “il sonno porta consiglio” e in molte culture antiche è un mezzo per mettersi in contatto con le divinità, è altresì vero che l’insonnia alimenta l’angoscia. Il professore sembra quasi ripercorrere i pensieri dell’Innominato nel capito XXI de I promessi sposi quando, impossibilitato a dormire per i violenti moti della sua coscienza, arriva persino a meditare il suicidio.
Al professore fa da controcanto Katja che, giunta serenamente alla conclusione di non avere alcun talento per la recitazione, valuta soluzioni alternative per dar senso alla propria vita e riempire le giornate.
I percorsi di indagine interiore dei due protagonisti si sviluppano sia attraverso monologhi sia in sofferti dialoghi. A confrontarsi sul palcoscenico troviamo Camilla Violante Scheller reduce dal successo della ripresa de L’importanza di chiamarsi Ernesto al teatro Elfo Puccini e Massimo Loreto, un pilastro del teatro milanese, che vanta un curriculum prestigioso come attore e come docente di recitazione. Due attori che riescono a salvare le sorti di uno spettacolo penalizzato da una regia piatta e banale, incapace di valorizzare un protagonista del calibro di Loreto, quasi annichilita dinnanzi alla potenza del testo cechoviano.
La storia si snoda con un tono mesto, che non riesce a trarre slancio nemmeno nei passaggi più drammatici, ulteriormente mortificata dalla scenografia. Non serve necessariamente il tocco del progettista di grido o gran dispiego economico per realizzare un’ambientazione appropriata all’opera in atto; a volte un palcoscenico vuoto, con le giuste vibrazioni, riesce a sollecitare la fantasia del pubblico più di una ricca scenografia. Non ce ne voglia la produzione ma più che la casa di uno stimato professore, per quanto in difficoltà, evoca la stanza ammobiliata in cui l’intera famiglia di Anton Cechov vive appena giunta a Mosca, dopo aver perso tutto per i debiti accumulati dall’attività paterna.
Il talento di vivere si offre al pubblico come una scolastica messinscena di un racconto che, sin dalla sua pubblicazione nel 1889, è caricato di molteplici allegorie autobiografiche, sociali o politiche, tutte parimenti rigettate da Cechov. È eppur vero che, sebbene non sia la trasposizione su carta delle intime riflessioni esistenzialiste dell’autore, Una storia noiosa resta comunque un monito lanciato da Cechov – ammalato da anni di tubercolosi – ai suoi lettori, un ideale testamento alla vigilia del viaggio per Sachalin una lunga traversia per treno e per nave, attraverso l’intero continente asiatico, da cui avrebbe potuto non fare ritorno. Un monito a seguire le sue orme, a mettere a frutto i talenti messi a disposizione dalla sorte per vivere senza rimpianto alcuno.

Silvana Costa

 

Lo spettacolo continua:
Spazio Tertulliano
via Tertulliano 70 – Milano

fino a domenica 2 febbraio 2020
orario: giovedì e venerdì 21.00
sabato 20.00, domenica 16.30
www.spaziotertulliano.it

Il talento di vivere
tratto da Una storia noiosa di Anton Cechov
riduzione teatrale di Fausto Malcovati
con Massimo Loreto, Camilla Violante Scheller
regia Fabrizio Visconti
produzione Spazio Tertulliano