TDM 7: autarchia, austerità, autoproduzione

La settima edizione del Triennale Design Museum focalizza la sua attenzione sul tema dell’autosufficienza produttiva, declinato e affrontato in modo diverso in tre periodi storici cruciali: gli anni trenta, gli anni settanta e gli anni zero.Come accade ormai da sette anni a questa parte, alla vigilia della Design Week, il Triennale Design Museum spalanca le porte al pubblico, presentandosi rinnovato nell’allestimento e nella tematica affrontata.
Autarchia, austerità, autoproduzione è il titolo di questa nuova edizione curata da Beppe Finessi con Cristina Miglio che, questa volta più che mai, guarda al passato ed al contemporaneo per tracciare una strada verso il futuro. Giocando su tre parole chiave, in grado di evocare altrettanti periodi storici attraversati da una profonda crisi economica, si indaga come il design italiano abbia saputo adattarsi alle profonde mutazioni dell’assetto sociale e del sistema produttivo, fornendo spesso slanci per la ripresa.
Philippe Nigro affronta la gravità del tema proposto in questa edizione del Museo proponendo un allestimento estremamente pulito e rigoroso che riesce a controbilanciare la maestosità dell’architettura di Muzio in cui si inserisce. Il pubblico viene accolto da un’installazione oggetti simbolici, icone delle diverse epoche e pezzi fondamentali della storia del design, dalle famose biciclette artigianali di Vianzone (1938) alla Poltrona di paglia di Mendini (1975; 2014), dai sandali in rafia di Salvatore Ferragamo (1942-44) al prototipo del Flying Office di Lorenzo Damiani (2004) o, di nuovo, agli animali di Benedetta Mori Ubaldini (2013-14). Si procede poi seguendo un percorso che, come una linea del tempo, si sviluppa tra incredibili creazioni disposte su gradonate – e in vetrine, se di piccole dimensioni come le ceramiche di Ettore Sottsass per Bitossi (1959). Su entrambi i lati si aprono vani dedicati a focus monotematici: il progetto totale di Giò Ponti per la Montecatini, i manufatti sardi, la realtà torinese, le sperimentazioni realizzate dagli artigiani del distretto del marmo di Carrara, i mosaici di Ugo La Pietra o, ancora, l’esperienza di Danese che, fondata nel 1957 in pieno boom economico, avvia la propria attività tra mille difficoltà giungendo al successo grazie al valore aggiunto conferito ai suoi prodotti da un gruppo di artisti eccezionali quali Bruno Munari, Angelo Mangiarotti, Enzo Mari e Franco Meneguzzo.
Il nucleo espositivo centrale è ripartito in tre grandi sezioni, focalizzate su tre stagioni creative generate da altrettanti periodi di crisi economica: gli anni 30, segnati dall’isolamento del nostro Paese con la conseguente penuria di materie prime cui il regime fascista rispose con lo sviluppo della retorica dell’autosufficienza; la crisi energetica degli anni 70, con la messa in discussione dello sviluppo industriale del Paese; l’inizio di questo nuovo millennio, contrassegnato dalla supremazia della finanza sull’economia reale, la globalizzazione ma anche la sperequazione tra Paesi ricchi e poveri. La parola crisi viene qui declinata nella più ottimistica accezione di opportunità, di messa in discussione delle certezze per spalancare le menti alla sperimentazione: proprio per questo, prevalgono le realizzazioni artigianali sui prodotti industriali, i materiali poveri, le componenti di riciclo ma, soprattutto, la grande fantasia dei nostri designer. Siano i paravento decorati da Fornasetti con la tecnica del collage; i mobili degli anni 50 in vimini, ratan, giunco e midollino di Albini, Helg e Viganò; i mobili di autoprogettazione di Mari; gli Animali Domestici di Branzi; le variopinte suppellettili di Mendini; o le straordinarie fotografie di Sottsass.
Il viaggio del visitatore si conclude con una sorta di fuoco d’artificio della creatività, al cospetto della gradinata dedicata ai neoprimitivi, popolata da una sorta di bizzarri talismani che potrebbero essere la chiave per far ritirare una volta ancora l’ombra della crisi che troppo si è allungata sul sistema manifatturiero ed industriale italiano. Questa settima edizione rende tributo alla capacità di valorizzare le materie prime disponibili sviluppando nuovi materiali, da utilizzare in tutti i settori produttivi, compreso l’arredamento, quali il Raion ed il Lanital, una fibra ottenuta dalla caseina decantata nientemeno che da Marinetti ne Il poema del vestito di latte (1937) – pubblicato a cura dell’Ufficio propaganda Snia Viscosa in un fascicolo con la grafica di Bruno Munari. Finessi sembra eleggere Munari come nume tutelare di questo suo lavoro, assegnandogli anche il compito di congedare il pubblico con la bellissima celebrazione del mare quale creatore di eccezionali oggetti di un design “inutile” contenuta nel volume Il mare come artigiano. Nel continuo gioco delle simmetrie, il visitatore può individuare anche quella tra il tributo a Fortunato Depero nelle sue vesti di grafico e designer futurista e le visioni futuribili di Denis Santachiara, giocate sulla possibilità di dare corpo alle proprie idee grazie alle nuove stampanti in 3D.
Il colore candido scelto da Nigro per l’allestimento esalta, per contrasto, la forza e la ruvidezza delle opere esposte. Il gioco di non rifinire i varchi verso le nicchie destinate ai focus o di far emergere dietro la cortina bianca la struttura portante – in pannelli truciolari – conferisce all’insieme l’idea di essersi arrangiati con materiali di riciclo, in pieno rispetto della tematica del Museo. Italo Lupi, responsabile del progetto grafico, ancora una volta riesce a sorprenderci per l’estrema efficacia di un’idea semplice come quella di identificare ogni decennio con il carattere tipografico tipico dell’epoca. Le tre A affiancate tra loro, prima ancora di conoscere i vocaboli cui preludono, riescono a indirizzare il visitatore verso le suggestioni di un’epoca ben precisa del nostro passato, più o meno recente.
In occasione di questa settima edizione, Silvana Annicchiarico, direttrice del museo, ha scelto di destinare l’area del Creative set non più a vetrina delle giovani promesse del design ma a espositore di una selezione di icone attinte dall’immenso patrimonio storico custodito nei sotterranei della Triennale.  Prendendo spunto dalla rubrica Museo possibile, tenuta da Enzo Mari sulle pagine di Abitare una dozzina di anni fa, con cadenza mensile, verranno messi in evidenza i pezzi preferiti da ciascuno dei dieci maestri invitati a partecipare, iniziando proprio con Mari. Bravo lo studio Antonio Citterio, Patricia Viel and Partners che, cogliendo in pieno la morale sottesa dal titolo dell’esposizione principale, dà vita ad uno spazio dedicato a questi oggetti, riciclando materiali e idee del precedente allestimento concepito da Pierluigi Cerri.

Silvana Costa

La mostra continua:
Triennale Design Museum
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
orari 8 – 13 aprile 10.30 – 22.00
dal 15 aprile martedì – domenica 10.30 – 20.30; giovedì 10.30 – 23.00
la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre
fino a domenica 22 febbraio 2015
www.triennaledesignmuseum.it

Triennale Design Museum 7
Il design italiano oltre le crisi
Autarchia, austerità, autoproduzione

direttore Silvana Annicchiarico
cura scientifica Beppe Finessi
con Cristina Miglio
e con la collaborazione di Matteo Pirola, Annalisa Ubaldi
progetto di allestimento Philippe Nigro
consulenza tecnica Corrado Serafini
progetto grafico Italo Lupi
con la collaborazione di Nicola-Matteo Munari
supporto alle ricerche storiche Giorgio Galleani

Catalogo
Il design italiano oltre le crisi. Autarchia, austerità, autoproduzione
a cura di Beppe Finessi
book design di Italo Lupi
Corraini Edizioni, 2014
24×31 cm, brossura, 400 pagine
prezzo 50,00 Euro

 

Icone del Design italiano
a cura di Silvana Annicchiarico
progetto di allestimento Antonio Citterio Patricia Viel Interiors
con Danilo Guerricchio, Alessandro Banfi, Alina Narbyekova
coordinamento tecnico Roberto Giusti
ricerche storiche Giorgio Galleani
selezioni di Enzo Mari 4 aprile – 4 maggio 2014
Cini Boeri 6 maggio – 8 giugno 2014
Mario Bellini 10 giugno – 13 luglio 2014
Andrea Branzi 15 luglio – 31 agosto 2014
Nanda Vigo 2 settembre – 28 settembre 2014
Alessandro Mendini 30 settembre – 19 ottobre 2014
Ugo La Pietra 21 ottobre – 16 novembre 2014
Michele De Lucchi 18 novembre – 14 dicembre 2014
Gaetano Pesce 16 dicembre 2014 – 18 gennaio 2015
Antonio Citterio 20 gennaio – 22 febbraio 2015

Foto di Fabrizio Marchesi