Con la quinta edizione dedicata alla grafica, il Triennale Design Museum porta avanti il suo percorso di promozione e valorizzazione della creatività italiana, esplorando figure e fenomeni che hanno accompagnato e sostenuto gli sviluppi culturali, sociali, economici e politici del nostro paese.
“Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti sti siori me perdonerà.” (Carlo Goldoni; Arlecchino servitore di due padroni) Fabio Novembre ha accolto i convenuti all’inaugurazione della nuova edizione del Triennale Design Museum decantato la chiusura della famosa commedia perché anche lui, come l’astuto personaggio, con questo lavoro, ha servito due padroni: il committente ed il pubblico. Pittoresco nel suo abito variopinto – che ripropone la stessa esplosione di colori utilizzata da Leftloft come filo conduttore dell’immagine grafica dell’evento – si diverte a narrare come per l’allestimento abbia scelto di richiamare la mitologia, in omaggio alla sua provenienza dalla Magna Grecia.
Al TDM si accede dal ponte dipinto per l’occasione con i colori dell’arcobaleno – lo scivolo utilizzato per scendere sulla terra da Iris, la messaggera degli dei – attraversatolo ci si tuffa tra le pagine di un enorme libro, la versione ciclopica del catalogo, bianche perché figure e testi sono, come per magia, volati nello spazio espositivo alle sue spalle. Nove, come le Muse sono le sezioni espositive: lettera, libro, periodici, cultura e politica, pubblicità, imballaggi, identità visiva, segnali, film e video; escluse la prima, quasi di accoglienza dei visitatori, e l’ultima, in cui si sosta più a lungo per vedere i filmati, che sono ospitate in spazi più ariosi e con colori neutri, le altre sette trovano collocazione in altrettanti cubi – di nuovo il rimando alla cultura greca, in questo caso al filosofo Platone che identificava col cubo la terra – sgargianti, sezionati, smontati e ricomposti per ospitare i materiali. Una chicca: Fabio Novembre ha scelto di aprire al pubblico anche il terrazzo centrale ove posiziona la “voliera dei loghi“, una serie di totem da cui cinguettano i jingle dei vari marchi, parte non trascurabile della strategia di comunicazione delle imprese.
La sfida lanciata dal TDM ormai cinque anni fa, è stata quella di presentare ogni anno, con l’inaugurazione programmata nel periodo antecedente la settimana del Salone del Mobile a sottolineare lo stretto legame con la realtà produttiva milanese, un nuovo allestimento, curato da architetti e responsabili scientifici diversi, incentrato ogni volta su una specifica riflessione, pescando i materiali dalle ricche giacenze della Triennale. Ad ogni appuntamento è come se venisse offerta al visitatore la tessera di un enorme puzzle, per riuscire negli anni a comprendere il complesso mondo del design; questa edizione è dedicata alla grafica italiana. Giorgio Camuffo, Mario Piazza e Carlo Vinti raccontano una storia lunga 100 anni, articolandola per settori di applicazione, ciascuno organizzato in base al criterio cronologico per far capire lo sviluppo dei linguaggi adottati, della tecnica, l’immagine di un’impresa ma anche i cambiamenti sociali, economici e politici. La comunicazione visiva è una branca che unisce le arti figurative al design, è stata a lungo sottovalutata e negletta, basti ricordare che sono pochi i testi che l’analizzano e ne presentano articolati quadri storici, ancor più rare le mostre ma questa non vuole assolutamente essere un evento ostico, destinato agli addetti ai lavori. Il colore come filo conduttore, si dipana tra le sezioni raccontando quanta parte abbia avuto il lavoro di maestri del calibro di Dudovich, Steiner, Provinciali, Tovaglia, Vignelli, Noorda, Munari o Testa nel costruire l’immagine delle aziende (molti oggetti e prodotti ci sono diventati simpatici e famigliari anche attraverso la comunicazione, pensiamo alla Lagostina con la Linea di Cavandoli), nello spiegare i nuovi materiali e tecnologie, nel raccontare la televisione, nell’educare: una missione che va ben al di là delle semplici richieste del committente e che ha portato i professionisti italiani ad elaborare linguaggi innovativi da associare a settori emergenti quali moda e design. È una parte importantissima della cultura italiana, un vanto oltrefrontiera, un elemento di identità che scandisce in modo silente la vita quotidiana, pensiamo per esempio alla metropolitana milanese: è il 1962 quando Franco Albini, l’architetto che con la socia Franca Helg ottiene l’incarico di arredare le stazioni, chiama al suo fianco Bob Noorda affinché si occupi della segnaletica. È nata così la famosa fascia rossa della linea 1 e quella verde per la linea 2, ma anche l’idea, quasi banale, di ripetere il nome della stazione ogni cinque metri per consentire al passeggero, sul treno ancora in movimento, di capire dove fosse. Sono elementi semplici, quasi scontati, ma che allora resero la segnaletica della metropolitana milanese un esempio di modernità da manuale, da esportare o copiare in tutto il mondo New York e di San Paolo.
La sfida del TDM è presentare un nuovo museo ogni anno: una sfida premiata da un numero crescente di visitatori attirati anche dal ricco calendario di mostre, convegni, seminari, laboratori didattici per bambini organizzati a corredo dell’esposizione principale e che si riproporrà anche questa volta perciò vi invitiamo a tenere d’occhio il sito o iscrivervi alla newsletter della Triennale per essere tempestivamente informati.
Silvana Costa
La mostra continua:
Triennale Design Museum
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30
giovedì 10.30 – 23.00
lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre
il giardino è accessibile da aprile a ottobre
www.triennale.itTDM5: grafica Italiana
direttore: Silvana Annicchiarico
cura scientifica: Giorgio Camuffo, Mario Piazza, Carlo Vinti
progetto di allestimento: Fabio Novembre
progetto grafico: Leftloft
progetto audio: Saturnino, Sound Identity
Catalogo Corraini Edizioni
fino a domenica 24 febbraio 2013
www.triennaledesignmuseum.it