Tutta casa, letto e chiesa

Monica Bonomi, diretta da Lorenzo Loris, è la graffiante protagonista del nuovo allestimento dei monologhi scritti da Franca Rame e Dario Fo negli anni Settanta per invitare le donne a prendere consapevolezza di sé e rivendicare il giusto ruolo nella famiglia e nella società. Un’esortazione oggi più necessaria che mai.

È il 1977 quando Franca Rame debutta alla Palazzina Liberty di Milano con Tutta casa, letto e chiesa per dare ulteriore risonanza alle battaglie condotte dal movimento femminista di cui è fervente attivista. Lo spettacolo è una successione di monologhi, scritti insieme a Dario Fo, ciascuno dedicato a una diversa tipologia di donna o, meglio, di soprusi subiti dalle donne, attingendo dall’attualità, dalle favole o dalla tragedia classica. È una denuncia a 360 gradi che mette in fila gli uomini colpevoli di prevaricazione nei confronti dell’altra metà del cielo, la società connivente che tutto tollera e tutto giustifica – inclusa la violenza – e pure le donne che subiscono in silenzio invece di unirsi per cambiare il corso delle cose. L’azione singola e a tratti disperata come quella della casalinga protagonista del primo monologo, Una donna sola, non bastano a cambiare un approccio che prosegue immutabile da migliaia di anni. Prosegue, al presente, perché dopo i diritti ottenuti nel corso del Novecento, non solo le donne sembrano non sentirsi degne di chiedere di più ma quasi giustificano il processo involutivo in atto in questo inizio di nuovo millennio.
Il suffragio universale nel 1946, la legge sul divorzio nel 1970, quella che consente l’accesso all’aborto nel 1978 e tre anni dopo quella che abroga delitto d’onore e matrimonio riparatore sono le grandi conquiste che aiutano la donna a issarsi a un livello molto vicino a quello maschile. Permangono tuttavia disuguaglianze, problemi e sopraffazioni: in ambito lavorativo, in termini di trattamento salariale e non solo; in anni recenti si sono sollevati da più parti cori che chiedono l’abrogazione del diritto di aborto; da inizio 2021 sono quasi 90 i femminicidi registrati.
Il tour dei monologhi di Tutta casa, letto e chiesa all’epoca tocca l’Europa e l’America, registrando gran successo di pubblico e destinando parte degli incassi a supporto di gruppi femministi e di cause sociali locali. Oggi è bene che Lorenzo Loris alla regia e Monica Bonomi in scena ridiano vita a questo lavoro di Dario Fo e Franca Rame per risvegliare l’orgoglio e la dignità femminile. Loris stesso sottolinea l’utilità dello spettacolo: “È il caso, in questo periodo, parlare di femminismo? Certo, è sempre il caso. Che poi questo termine sia utilizzato in modo distorto, denigratorio, inappropriato – forse non è più tempo, è finita l’era del femminismo, è un termine obsoleto – ebbene io lo scelgo ancora, perché è quello che rappresenta meglio lo stato e i diritti delle donne. Femministe si nasce e femministe si può diventare quando, nel percorso della nostra vita, “si inciampa” in tutti quei torti, soprusi, abusi, subiti dalle donne”.
Al di là di questa doverosa contestualizzazione storico-sociale, imprescindibile per le opere della coppia Fo-Rame, lo spettacolo è imperdibile e merita di essere visto anche da chi non ne condivide gli ideali. Complice la coinvolgente interpretazione di Monica Bonomi, il pubblico si trova dinnanzi a una straordinaria combinazione di comicità, grottesco e tragedia: si ride tanto ma si annuisce pure davanti a situazioni note perché vissute in prima persona o da conoscenti e amici. Tre sono i pezzi scelti per l’occasione tra i venticinque che compongono la raccolta: Una donna sola, Abbiamo tutte la stessa storia e l’immancabile Medea.
La casa fa da sfondo al primo monologo, Una donna sola, incentrato sul tran tran quotidiano di una casalinga ivi confinata nonostante non sia periodo di lockdown. Il marito certamente guadagna abbastanza da fornirle tutti i moderni comfort per alleggerirle le faccende domestiche ma, tra dover badare al figlio e al cognato invalido, l’unico svago possibile è ascoltare musica o scambiare due chiacchiere con la nuova dirimpettaia. La signora, nonostante il sorriso forzato, descrive con entusiasmo la propria condizione ma quali siano i reali equilibri di coppia e in che modo progetti di conquistare maggiori libertà sarà l’inatteso finale e raccontarlo.
La protagonista di Abbiamo tutte la stessa storia dimostra un approccio alla vita e all’altro sesso diametralmente opposto: è una femminista consapevole dei propri diritti, padrona della propria vita e del proprio corpo. Sono molteplici le tematiche presenti in questo monologo dedicato al letto, a iniziare dalla contraccezione e dall’aborto che, anche quando legalizzato, è osteggiato dal personale sanitario che si appella all’obiezione di coscienza – “obiettano pure i cuochi” – infischiandosene dei disagi, talvolta psicologicamente gravi, delle pazienti. La parte tuttavia più originale resta la storia che la protagonista racconta alle bambine: non parla delle solite principesse addormentate, in perenne attesa di un principe che faccia svoltare le loro vite, ma di una bizzarra bambola che dice parolacce e della sua adorata padroncina. È una favola moderna, con una morale – ovviamente di matrice femminista – tutta da scoprire.
L’ultimo monologo è un estratto da Medea di Euripide, tradotto in un italiano arcaico ad aumentare il peso e quindi la drammaticità di ciascuna parola pronunciata dalla furiosa principessa dalla Colchide. Le luci sono puntate sulla piazza di Corinto, Medea risponde alle donne del popolo che la spronano ad accettare la sua nuova condizione famigliare: Giasone ha abbandonato lei e i figli per prendere in moglie la giovane figlia di re Creonte. Monica Bonomi dopo aver conquistato il pubblico con la vena comica ora offre una superba interpretazione in cui il pathos degenera, passo dopo passo, nella follia. “Sei in quella certa età, i tuoi figli sono cresciuti, hanno una loro vita, la loro famiglia, tuo marito ti manda a “morire ammazzata” e tu vuoi veramente morire. È tremendo vedere come noi donne, a qualsiasi ceto sociale si appartenga, risultiamo fragili nel momento in cui siam poste in una simile situazione” spiega la stessa Franca Rame nel prologo del monologo, confessando quanto tenga a questo dramma classico.
A tal proposito è importante aggiungere che tra un monologo e l’altro, mentre Monica Bonomi cambia costume e vengono riposizionati gli oggetti di scena e le scenografie ideate da Lorenzo Loris e Luigi Chiaromonte, è possibile ascoltare i commenti con cui Franca Rame racconta la genesi e gli intenti di ciascun monologo. Le tre pièce scelte per Tutta casa, letto e chiesa, come detto in apertura, testimoniano il drammatico perdurare di una condizione femminile di subalternità rispetto al maschio che Loris riesce a enfatizzare nel corso dello spettacolo, marcando i passaggi dove tale aspetto è più evidente. Ciascun monologo, come un brano musicale, ha un proprio ritmo: vivace il primo per assecondarne la vena comica e mosso in allargando il secondo ad accompagnare le vicende della favola mentre Medea è un crescendo del flusso di emozioni dal palcoscenico alla platea, sino a divenire incontenibile. Incontenibile come il pubblico che, dopo aver acclamato Monica Bonomi a scena aperta, al termine si scioglie in un lungo e intenso applauso.
A quanti volessero approfondire le tematiche dello spettacolo il suggerimento è di optare per la replica del giovedì quando, al termine, è previsto un incontro di riflessione. Questo l’elenco degli appuntamenti: Casa giovedì 23 settembre, Letto giovedì 30 settembre e Chiesa giovedì 7 ottobre. Intervengono tra i relatori: Alessandra Kustermann, Fabio Roia, Monica Faggiani e Livia Grossi.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Out Off 
via Mac Mahon, 16 – Milano
fino a domenica 10 ottobre 2021
orari: martedì-sabato 19.30
domenica 16.00
www.teatrooutoff.it

Tutta casa, letto e chiesa
di Dario Fo, Franca Rame
con Monica Bonomi
e con la partecipazione di Tommaso Di Pietro
regia di Lorenzo Loris
scene Lorenzo Loris, Luigi Chiaromonte
costumi Lorenzo Loris
interventi pittorici di Giovanni Franzi
video Davide Pinardi
luci Luigi Chiaromonte
produzione Teatro Out Off
prima nazionale

La Stagione prosegue:
12-24 ottobre
Danae Festival XXIIIa edizione
a cura di Teatro delle Moire

2-21 novembre
Le serve
di Jean Genet
prima nazionale

30 novembre-19 dicembre
Confessioni di un roditore
di Roberto Trifirò
liberamente tratto da La tana di Franz Kafka
prima nazionale

22-23 dicembre
Incontri sotto casa
L’avanzo. Un viaggio nelle solitudini di un quartiere
in collaborazione con Tempio Daylight, collettivo di danza del Tempio del Futuro *Perduto

11 gennaio-6 febbraio
Uno, nessuno e centomila
di Luigi Pirandello