Presso l’Ordine degli Architetti di Milano, un omaggio al grande Maestro del ‘900 e al suo design domestico, all’ossessione per il dettaglio e a una visione della modernità ancora attuale.
Un racconto insieme intimo e professionale, una mostra che conduce i visitatori nel mondo abitato da Ponti dentro le case milanesi, nel suo Studio, tra i tecnigrafi, i redattori di Domus e gli amici come Bruno Munari.
Pensando alla figura di Gio Ponti, ad Alessandro Mendini – noto architetto e designer italiano – non viene certo in mente il Salone del Mobile di oggi, come ha confidato ai convenuti alla Serata organizzata dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti per inaugurare la mostra Vivere alla Ponti. Questo perché Ponti era un architetto che, tra i primi in Europa, con opere come il Palazzo Montecatini a Milano, negli anni 30 del secolo scorso, attuava il concetto di “progettazione integrale” spaziando dagli aspetti urbanistici, alla cura architettonica, scendendo di scala sino ai dettagli di arredo e alle suppellettili, non perdendo mai di vista le esigenze di immagine del committente piuttosto che di comodità e funzionalità dei dipendenti, gettando le basi per una tradizione italiana moderna nel settore degli arredi di design per l’ufficio. Questa sua visone utopica e umanista del ruolo creativo lo rende ancora oggi – a parere di Mendini – profondamente diverso dalle generazioni di designer che espongono in manifestazioni quale il Salone, tutte concentrate sull’estremizzazione della ricerca tecnologica e che rischiano di produrre merce priva di contenuto.
Quasi da contrappunto a tali scelte, ecco allora la mostra dedicata a Ponti, che nasce da intense ricerche d’archivio coordinate dallo Studio Cerri&Associati per Molteni&C, ditta che ha recentemente deciso di produrre alcuni mobili del Maestro: elementi sinora in gran parte relegati alla fase progettuale, piuttosto che alla realizzazione artigianale, mai entrati in produzione seriale e utilizzati per arredare le varie case abitate dalla famiglia in città e nei luoghi di vacanza. Il grosso del corpus dei progetti risale agli anni 50, ma fa capolino anche la sedia in alluminio realizzata per gli uffici Montecatini nei ’30 – questa esposta in mostra. A differenza di operazioni analoghe, in questo caso sono stati coinvolti anche gli eredi Ponti con i loro ricordi, l’archivio di foto di famiglia e gli scritti, per compiere un percorso di analisi e comprensione dell’oggetto, cercando di farlo rivivere senza cadere nel tranello di un rispolvero nostalgico.
Ma entriamo nel merito. La linea di molti tra i mobili e le suppellettili disegnati da Gio Ponti – nato oltre 120 anni fa – può dirsi contemporanea. A volte gli stessi oggetti sono riproposti in varianti che, col passare del tempo, li vedono sempre più asciutti, più leggeri ed essenziali – seguendo la maturazione artistica del loro autore teso all’eliminazione dell’inutile, alla ricerca dell’esatta proporzione delle parti, tra loro e con l’ambiente circostante, pervasi da un’eleganza mai fine a se stessa bensì combinata con l’utilità: non un mero oggetto di design, dunque, ma un prodotto funzionale. Realizzare gli arredi per le sue tre case milanesi – in via Randaccio, dal 1925 al ’36; Casa Laporte, in via Brin 12, dal ’36 al ’43; e in via Dezza, dal ’49 al ’56 – le case vacanza e lo studio coincide, per Ponti, con un momento di ricerca e sperimentazione: la sua famiglia si trasforma, in effetti, in un severo collaudatore, suggerendo con l’uso eventuali modifiche o migliorie da apportare. Vivere alla Ponti non è dunque solo il titolo della mostra ma anche un vero e proprio stile di vita adottato dall’intera famiglia. Dai ricordi della figlia Lisa è un vivere alla Gio, con la sua ricerca di armonia, ma anche un vivere alla Giulia – la moglie – con il suo disordine spontaneo, con la sua autonomia e infedeltà – non al marito bensì ai suoi principi.
L’appartamento di via Dezza, l’ultimo in ordine cronologico, rappresenta l’apice di questa ricerca, quasi una sorta di manifesto di uno stile di vivere, accogliere ed esporre le opere – sue e dei tanti amici artisti che frequentava. Sito all’ultimo piano dell’edificio, presenta una pianta a spazio unico, ripartita da pareti mobili a soffietto, inondata dalla luce, caratterizzata da idee all’avanguardia nella realizzazione degli arredi: pareti attrezzate, mobili autoilluminanti, testiere-cruscotto, finestre arredate oltre a una selezione di quanto elaborato negli anni precedenti. Al piano terra dello stesso edificio trova spazio lo studio professionale (casa e bottega, stile di vita adottato da molti architetti), che Ponti divide con i colleghi Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli, la redazione di Domus e un’esposizione di oggetti di design destinata a clienti, fornitori e produttori che frequentano a diverso titolo gli spazi.
Lavoratore infaticabile, a volte snobbato da una certa parte della mondo culturale, Ponti è stato ed è un punto di riferimento per generazioni di progettisti. Persona aperta al dialogo e facilitatore di carriere, grazie alle Triennali da lui concepite, a Domus – la rivista fondata nel 1928 e a cui lavorò sino agli ultimi anni di vita, diretta dal 1976 al 1985 da Alessandro Mendini – e all’antagonista Casabella, contribuì alla diffusione della cultura italiana di design e architettura all’estero e a formare numerose generazioni di progettisti e autori di primaria importanza.
In mostra, molti disegni esposti al pubblico per la prima volta – che lasciano immaginare quante meraviglie inedite siano ancora celate nei Gio Ponti Archives, siti negli spazi dell’ultimo studio del Maestro, in via Dezza. Un’esposizione semplice, allestita con leggerezza nella sede dell’Ordine degli Architetti, ma densa di storia, personaggi e, soprattutto, design di qualità: soffermandosi a osservare le piante degli edifici, gli arredi, il loro modo di viverli da parte della famiglia Ponti, si comprende appieno il significato delle parole di Alessandro Mendini.
Silvana Costa
La mostra continua:
Ordine degli Architetti di Milano
via Solferino 17/19 – Milano
orari: 17-22 aprile, ore 10.00-20.00; 23 aprile-4 maggio, ore 10.00-13.00/15.00-18.00
http://ordinearchitetti.mi.it
(Ingresso libero)
Vivere alla Ponti: le case abitate da Gio Ponti. Esperimenti di vita domestica e architetture per l’abitare e il lavoro
a cura di Francesca Molteni, Muse, Franco Raggi – Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Milano
con la consulenza di Salvatore Licitra – Gio Ponti Archives
la mostra è stata realizzata da Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Milano
coordinamento Giulia Pellegrino – Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Milano
allestimento Franco Raggi, Alessandra Messori – Ordine degli Architetti P.P.C della Provincia di Milano
progetto grafico Marco Strina
testi Roberta Busnelli
promotore Molteni & C.
produzione video Muse Factory of Projects