Nettare… poetico

VIRGILIO BRUCIA 5 lowAl Fabbricone di Prato, protagonista la Compagnia Anagoor con Virgilio brucia. Molte idee e citazioni colte per un lavoro che convince solo a tratti.

Il bel proemio poetico con il racconto delle ultime ore di Virgilio, (La morte di Virgilio di Hermann Broch), sottolineato dal canto a cappella di due simil-vestali, afferra la mente e conquista i sensi. Lo spettatore si intorpidisce sulla poltrona immaginando il poeta latino, trasportato su acque tranquille, supplicare gli amici di distruggere il suo capolavoro. Che brucino i versi immortali insieme al loro cantore, ormai pronto per gli inferi!
Purtroppo, a questo proemio abbacinante fa seguito una serie di quadri, che virano brutalmente in direzioni divergenti – dissonanze che sgretolano invece che arricchire l’armonia dell’insieme.
Un video con le riprese di un complesso scolastico con un professore che si diletta con riferimenti e rimandi tanto eruditi quanto ostici, anche per un laureato cum laude (chi conosce, in Italia, lo scrittore e antropologo Amitav Ghosh, a meno di essersi laureato in lingua e letteratura inglese?), e che non conclude mai un pensiero con semplice e doverosa coerenza.
Segue un’azione teatrale (forse un rimando all’apicoltura delle Georgiche) che si esplica nel fumigare un’arnia per estrarne un favo dal quale si spreme il miele (il nettare degli dei secondo i romani, il viatico per il viaggio nell’Aldilà degli antichi egizi), mentre il palco e la zona antistante sono invasi da una scolaresca di officianti, che si piazzano, in piedi, spalle agli spettatori, di fronte allo schermo – rendendo ostica la visuale del successivo spezzone filmato. La loro presenza non si comprende: quale il loro ruolo (a livello drammaturgico o simbolico) – tranne forse quello di coinvolgere giovani spettatori?
Il video in sé descrive la nascita di un vitello e quella di pulcini e maiali in allevamenti intensivi (sarebbe forse questa la discesa negli inferi, ossia l’entrata di Enea nel Tartaro, del VI libro dell’Eneide?). Il politically correct in difesa degli animali ci pare riflettere una tragedia minore (la mungitura artificiale è, anzi, altamente igienica e l’aiuto umano sgrava la giovenca con maggiore facilità di un parto naturale) rispetto a quelle che vivono ogni giorno migranti e popolazioni in guerra. Inoltre, se scopo del video è un rimando alle atrocità contemporanee, paragonate a quelle piante da Virgilio, la difesa dei diritti degli animali sembra più una scelta alla moda che una presa di posizione convincente in un mondo dilaniato dalle guerre, di religione e conquista, e dove sono i migranti pigiati nelle stive i veri agnelli sacrificali di una società liberista con le merci e restrittiva con gli esseri umani.
E ancora, il lungo elenco di buoni consigli su come dovrebbe comportarsi il poeta, o lo scrittore più in generale, scritto dall’autore serbo Danilo Kiš – con rimandi alla tragedia dell’Olocausto pone la questione: perché parlare ancora di Shoah? Si spera che nessuno più neghi la morte di milioni di ebrei (ma anche di Rom, Sinti, omosessuali e prigionieri politici) nei campi di concentramento nazisti (e nell’italianissima e fascista, Risiera di San Sabba). Ma se si vuole attualizzare l’orrore del genocidio, perché non parlare del lager a cielo aperto della Striscia di Gaza? Troppo facile usare un argomento, anche qui, pedissequamente politically correct.
E arriviamo al finale. Ecco Virgilio ergersi di fronte a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, che si copre il volto con un elmo a maschera dorato: il potere (già ben esemplificato dall’elenco delle ricchezze e delle magnificenze dell’Imperatore) di fronte alla poesia. La forza si specchia nella bellezza. La cultura si piega ma, forse, si ribella al proprio mecenate. Buona parte del II libro dell’Eneide è declamata in un latino classico, quasi arcaico, eppure interpretata con l’enfasi mattatoriale di un Vittorio Gassman. Questa scelta, l’ennesima dissonanza, non convince. Così come i sovratitoli usati a più riprese e per periodi decisamente lunghi (sia per il testo di Broch che per quello di Kiš) finiscono con lo stancare mente e occhio.
Il capolavoro di Virgilio, destinato alla lettura (come tutti i poemi) non riesce a restituire, in questo reading, quell’universo di dolore che dovrebbe aprirsi in immagini successive, visivamente chiare. Né a suscitare il compianto. Non si vede la trasposizione teatrale, ad esempio, della Compagnia della Carretto che trasformò l’Iliade in una serie di azioni sceniche che, pur non presentando l’intero testo in lingua originale, ne trasmettevano (attraverso mezzo e linguaggio diversi) contesto e sottotesto, attualizzandone o, per meglio dire, universalizzandone il messaggio. Qui il teatro, come mezzo e linguaggio, resta muto. Sembra di essere di fronte alla buona prova attorale di un insegnante che convoca alcuni alunni a fargli da comparse (i dieci personaggi in scena, in gran parte, sono semplici figuranti), mentre recita Virgilio, sperando così di coinvolgere maggiormente il suo pubblico di liceali svogliati.
Erudito, multilinguistico, oltremodo ricco a livello testuale. Eppure freddo.

Simona M. Frigerio e Luciano Uggè

VIRGILIO BRUCIA 1 low

Lo spettacolo continua:
Teatro Fabbricone
via Ferdinando Targetti, 10/12 – Prato
fino a domenica 15 gennaio
orari: feriali ore 21.00, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30
www.metastasio.it

Anagoor presenta:
Virgilio brucia
con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon, Monica Tonietto e con la partecipazione straordinaria di Marco Cavalcoli
video concept Simone Derai, Moreno Callegari e Giulio Favotto
direzione della fotografia Giulio Favotto / OTIUM
editing Moreno Callegari e Giulio Favotto
sound design Mauro Martinuz
regia Simone Derai
scene Simone Derai, Luisa Fabris e Guerrino Perosin
musiche Mauro Martinuz
arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta Kolega, Gayanée Movsisyan Byzantine chant e Kliros, tratti da Funeral Canticle di John Tavener
beats Gino Pillon
drammaturgia Simone Derai e Patrizia Vercesi 
testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo e Joyce Carol Oates
coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto, University of Zagreb-Student Centre in Zagreb-Culture of Change
Anagoor è parte di Fies Factory e APAP-Performing Europ