Leviedelfool è una nota Compagnia romana nata nel 2010, ben radicata nel panorama teatrale toscano e che, proprio pochi giorni fa, ha presentato due spettacoli al Cantiere Florida di Firenze. Di questi, noi siamo stati spettatori di Made in China. Postcards from Van Gogh.
Lo spettacolo si potrebbe definire come un quadro impressionistico o un caleidoscopio, composto da diversi elementi che si coprono e scoprono, si intrecciano e si incontrano tra di loro formando un insieme armonico. In Made In China il regista Simone Perinelli costruisce una scrittura scenica fatta di un insieme di frammenti estranei tra di loro: ombrellino cinese giallo, petali di rose, un folle che parla, una luce proiettore che cade, finte televendite, frasi d’amore e squarci di dialogo che, alla fine, ricreano un quadro perfetto. Un quadro impressionista di cui si coglie l’insieme solo dalla giusta distanza.
Gli elementi si sintetizzano in due categorie principali: da un parte abbiamo una figura femminile, dolce e sorridente, che raccogliendo il suo grazioso ombrellino cinese e dà inizio allo spettacolo inserendo i primi elementi del quadro. Lei – Claudia Marsicano – è la visione contemporanea del quadro che si sta dipingendo di fronte a noi. Il secondo insieme di elementi, introdotto da Simone Perinelli, è connesso alla follia della genialità. Una persona mentalmente e fisicamente instabile che, apparentemente, blatera qualcosa di insensato, ma piano piano svela delle verità. Parla della sua visione delle cose, della vita, della pittura, della fatica della creazione e dell’amore. Alcune sono parole originali, altre tratte dalle lettere di Vincent Van Gogh. Perinelli sembra incarnare, per la maggior parte dello spettacolo, la voce di quegli artisti, dei geni “che vengono svenduti” in questa folle società che considera loro folli. Lo fa con la sua ben studiata gestualità e vocalità sottolineata in taluni momenti dall’uso del microfono – con il quale sembra essere un tutt’uno.
Le due parti si alternano: dalla coscienza dell’umana follia artistica del passato, all’incoscienza spietata della visione commerciale odierna. Cosa c’entra la Cina? La Cina, il Paese della crescita economica sfrenata a tutti i costi, considerata “la copiona degli occidentali” ha incluso (per sua scelta o per scelta degli occidentali) nei propri manufatti le ristampe e le cartoline di opere d’arte. È, difatti, il primo produttore mondiale di stampe di quadri artistici. E i più venduti pare siano La Gioconda di Leonardo e i Dodici Girasoli di Van Gogh. La poesia e la sensibilità, forse eccessiva e poco compresa, che trova sfogo su di una tela, come unica e sola, è ormai destinata ad avere tutte le copie necessarie a soddisfare il mercato artistico, nato proprio grazie all’esistenza di quel genio unico come le sue opere – e “pazzo”.
Ma cosa è più folle? La follia apparente di Van Gogh o la nostra lucidità nello smerciare le opere artistiche nel grande e freddo mercato dei souvenir? I turisti, che pur di portarsi il ricordino o testimoniare tramite squallidi regalini il loro viaggio, comprano e acquistano di tutto? Anche le copie industriali a discapito delle artigianali?
Questa domanda è ciò che ci ha lasciato lo spettacolo. Uno spettacolo complesso e pieno di spunti, sia tematici, sia tecnico-teatrali, che, come già detto, sono stati inglobati in un tutt’uno senza lasciare niente al caso.
I toni della rappresentazione sono pienamente contemporanei, ma privi dei “toni freddi” (per restare in tema di pittura) e ricchi di quelli caldi, familiari.
Caris Ienco
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111 r – Firenze
venerdì 3 marzo, ore 21.00
www.teatroflorida.it
Made in China
postcards from Van Gogh
drammaturgia Simone Perinelli
con Claudia Marsicano e Simone Perinelli
regia Simone Perinelli
aiuto regia Isabella Rotolo
musiche Massimiliano Setti
luci Marco Bagnai
foto Nico Lopez Bruchi
grafica Giacomo Trivellini e Federico Bassi
organizzazione Isabella Rotolo
produzione Fondazione Teatro della Toscana/CSRT