Il volume edito da Skira racconta l’ultimo capitolo dell’epopea vissuta da Palazzo Citterio, l’edificio secentesco acquistato nel 1972 dallo Stato italiano per offrire maggior respiro al complesso di Brera. I ricordi dei protagonisti e un’ampia sezione fotografica trasportano il lettore dalla Milano in bianco e nero degli anni di piombo alla ritrovata eleganza di un complesso architettonico in procinto di completare uno dei più prestigiosi poli museali mondiali.
Durante la Milano Design Week, quando il capoluogo lombardo pullula di creativi e giornalisti da tutto il mondo, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ha colto l’occasione per festeggiare la conclusione del restauro di Palazzo Citterio. A breve l’antica dimora, nel tempo ampiamente rimaneggiata, diventerà tappa irrinunciabile del complesso museale della Grande Brera. Nel mentre, per tre giorni è stato possibile aggirarsi per le stanze ancora vuote ed ammirare l’opera compiuta dal tandem di imprese Cobar s.p.a. di Altamura e Ronga di Salerno, su progetto definitivo ed esecutivo coordinato da Amerigo Restucci, con Giovanni Carbonara quale consulente per il restauro. Al piano terra, nella sala dall’imponente soffitto cassettonato in cemento armato, era allestita la mostra delle fotografie di Maurizio Montagna che documentano lo straordinario esito dei lavori svolti tra il 7 maggio 2015 e il 30 gennaio 2018.
Si chiude così un lungo percorso iniziato con l’acquisto da parte dello Stato del Palazzo secentesco sito nel cuore artistico della città. La facciata su via Brera, realizzata nel 1764 in stile barocchetto milanese, cela un edificio pesantemente modificato nei secoli: la struttura originale è stata in parte ampliata da Tomaso Buzzi nel 1949, frazionata in abitazioni popolari sia nel 1931 sia nel 1946/1949 e poi lasciata definitivamente scivolare nel degrado. Il complesso conta anche un giardino, con grotta e limonaia, da cui si può accedere all’adiacente Orto Botanico.
Nel 1975 inizia la prima fase di lavori su progetto degli architetti Giancarlo Ortelli ed Edoardo Sianesi dello Studio Archiquattro, avvallato dal soprintendente Franco Russoli. Nell’arco di undici anni l’ala Buzzi viene demolita per lasciare il posto a un nuovo corpo di fabbrica; è costruito un volume ipogeo nel giardino; si realizza la copertura a shed simil industriale dell’ultimo piano del blocco su via Brera. In tale periodo mutano più volte le destinazioni d’uso, da struttura di servizio – con funzioni miste dagli archivi ai laboratori di restauro – a grande spazio espositivo concepito quale espansione della Pinacoteca.
Dopo un anno di stallo del cantiere, nel 1987 gli Amici di Brera incaricano della progettazione il prestigioso studio londinese James Stirling, Michael Wilford & Associates che si focalizza sulla struttura ipogea e sulla copertura vetrata del cortile. Un’ampia scalinata, posta sull’asse centrale del cortile, conduce alla spettacolare sala interrata per esposizioni dove la forza brutale del cemento a vista, con i muri su cui sono impressi i segni delle casseforme, dialoga a distanza con le raffinate decorazioni delle stanze al piano nobile e testimonia la potenza del gesto creativo di Stirling, uno dei maggiori architetti del secondo Novecento.
Il 23 maggio 2012 con delibera numero 38 il CIPE – Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica destina ventitré milioni di euro al Progetto Grande Brera, di cui oltre la metà è da attribuirsi a Palazzo Citterio purché entro l’anno venga bandita la gara d’appalto per l’assegnazione della progettazione definitiva, esecutiva ed esecuzione lavori. Il processo, portato in porto grazie a uno sforzo corale degli Enti coinvolti, si conclude con la vittoria di Cobar s.p.a. e Ronga. All’inizio del 2014, prima alla Triennale di Milano e poi al MAXXI di Roma, viene allestita la mostra delle proposte avanzate dai partecipanti.
Ora che i lavori sono giunti al termine, per dare fisicità al gesto di riconsegna alla città di un pezzo prestigioso della sua storia – e del suo futuro – esce in libreria Palazzo Citterio verso la Grande Brera, il bel volume edito da Skira denso di dati e di fotografie. La parte più emozionante è tuttavia quella costituita dai ricordi di quanti, a vario titolo, sono coinvolti nel percorso: funzionari e progettisti che hanno operato fianco a fianco in questi ultimi anni affinché si concretizzasse il sogno della Grande Brera. Come in un diario di bordo i protagonisti si passano il testimone da una competenza all’altra, da una fase all’altra, completandosi vicendevolmente, ricordando chi li ha lasciati durante il cammino – Russoli muore improvvisamente nel 1977 – e rivelando la compattezza di un gruppo che in questi anni – ben più dei tre anni di apertura dell’ultimo cantiere – si sono spronati al fine di non perdere la speranza. Di non perdere di vista l’obiettivo di concludere l’ambizioso programma del complesso cultural-museale.
Ai testi segue una ricca selezione di immagini provenienti dall’archivio fotografico della Pinacoteca di Brera e dai rilievi di Cobar s.p.a. prima dell’inizio lavori cui si aggiungono i fotogrammi tratti dal documentario realizzato da Gianni Amelio nel 2013 immortalando ambienti trasformati in depositi di materiale da costruzione e polvere. Come l’arcobaleno dopo il temporale, in una naturale sequenza cronologica, sulle pagine del volume esplodono i colori delle stanze recuperate e dei pavimenti. I toni sobri tipici dei palazzi milanesi sono declinati nelle mille sfumature di beige degli ambienti privati e nella sala da bagno rivestita con lo stesso marmo di Candoglia utilizzato per il Duomo mentre nelle sale di rappresentanza lasciano spazio all’inattesa scelta di colori di ispirazione pompeiana. Il reportage firmato da Maurizio Montagna racconta il ritrovato splendore degli interni ma anche la sorpresa di quanti, camminando in giardino, si imbattono nel Muro longobardo di Mimmo Palladino o salgono sull’Ala di Ermes di Attilio Stocchi.
L’occhio attento di Montagna conduce il lettore attraverso quarantacinque anni di stratificazioni, ciascuna testimonianza di un diverso stile architettonico e di un diverso modo di concepire il museo. Osservando l’esito finale del progetto firmato da Amerigo Restucci sembra che l’architetto abbia guidato le maestranze in un mero lavoro di ripulitura dai segni lasciati da decenni di progressiva ruderizzazione. Il testo rivela invece la complessità delle opere di consolidamento strutturale, infrastrutturazione impiantistica e ottimizzazione della distribuzione degli spazi eseguite con rispetto della complessità esistente. “Non si è cercato, insomma, di restituire una mai esistita o, comunque, ormai irrimediabilmente perduta immagine unitaria, ma di lasciar parlare il monumento nella sua ricchezza diacronica, quasi a raccontare in prima persona la propria complessa vicenda storica” (pag. 29). Giovanni Carbonara sintetizza così la filosofia di consolidamento che ha guidato l’azione del gruppo vincitore perchè i luoghi non sono semplici contenitori ma testimoni innazitutto della propria storia.
Avanzando di pagina in pagina le immagini patinate di Montagna dimostrano come a Palazzo Citterio il passato frema per interagire con il futuro. Ora tutto è pronto per accogliere l’allestimento museale e dare finalmente inizio alla nuova vita del complesso monumentale. A noi resta la preziosa testimonianza del viaggio percorso con Palazzo Citterio verso la Grande Brera.
Silvana Costa
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verso la Grande Brera
testi di Carla Di Francesco, Caterina Bon Valsassina, Alberto Artioli, Amerigo Restucci, Giovanni Carbonara, Antonella Ranaldi
fotografie di Maurizio Montagna
cronologia di Annamaria Terafina
Skira, 2018
21 x 212 cm, 120 pagine, 84 illustrazioni a colori, brossura
prezzo: 22,00 Euro
www.skira.net