La Fondazione Gianmaria Buccellati, per celebrare i dieci anni di attività, mostra i tesori della collezione in un sontuoso volume illustrato pubblicato da Skira.
Oscar Wilde, in uno dei suoi celeberrimi aforismi, sentenzia: “la bellezza è una forma del genio, anzi, è più alta del genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna”. Come una pietra preziosa avrebbe sicuramente aggiunto Gianmaria Buccellati, discendente della celebre famiglia di gioiellieri italiani, impareggiabile interprete dell’alta oreficeria, eccelso erede degli artisti rinascimentali da Donatello in poi.
Gianmaria Buccellati, raccontano quanti hanno avuto il piacere di vederlo all’opera, osservava a lungo le gemme strappate dalle viscere della terra o dal fondo degli oceani, alla ricerca dell’ispirazione che gli permettesse di esaltarne al meglio la superba bellezza. Poi, quando l’idea arrivava, tracciava con sicurezza il disegno sul foglio di carta quadrettata, senza sbavature, senza incertezze, corredandolo di note per gli artigiani che avrebbero realizzato il gioiello. Sfogliando le pagine del volume I tesori della Fondazione Gianmaria Buccellati si può ammirare la perfetta corrispondenza tra quei disegni e il lavoro finito, come nel caso della raffinata Collana Broccato (1984) o la Spilla Gran Dama (2003-2006), un omaggio alla maternità realizzato con un’incastonatura dalle forme femminili che avvolge una rarissima perla Melo Melo dalle dimensioni eccezionali e dall’intenso colore arancione.
Ogni creazione di Gianmaria Buccellati eleva all’ennesima potenza la materia prima, incanta l’osservatore e lo conduce in un mondo favoloso popolato da leggiadri Colibrì (2011) intenti a sorbire il dolce nettare dei fiori o da draghi minacciosi in cui la mitologia azteca si fonde con le leggende cavalleresche medievali. Gianmaria eredita sensibilità, talento e mestiere dal padre Mario, fine cesellatore e incastonatore di pietre preziose che nel 1919 apre in centro a Milano la prima bottega orafa di quella che, in pochi decenni, diventerà un’impresa di prestigio internazionale grazie anche alla fama acquisita presso clienti esigenti quali Gabriele d’Annunzio.
I tesori della Fondazione Gianmaria Buccellati è un elegante libro ricco di fotografie, rivestito in seta arancione, pubblicato da Skira in occasione del decennale dell’istituzione della Fondazione cui Gianmaria Buccellati – morto nel 2015 – e la moglie Rosa Maria Bresciani donano la collezione privata di coppe, gioielli, accessori e disegni realizzati dall’azienda di famiglia a partire dagli anni Venti. Nella prima parte dell’opera editoriale amici e collaboratori dell’artista ne ricostruiscono la storia familiare, accennano alla personalità, si dilettano in aneddoti significativi e ne descrivono il metodo creativo. Segue poi la meticolosa presentazione di ciascuna opera che compone la raccolta, spaziando tra i generi, i materiali e le più sofisticate tecniche – dalle tiare alle sculture, dagli occhiali alle borsette da sera, dalle urne agli anelli cocktail – ma tutti parimenti sorprendenti. In poco più di centossessanta pezzi è condensato un secolo di costume e storia italiana.
Il cuore della collezione è costituito da una serie di brocche con piatto, coppe, crateri e calici ispirati ai capolavori appartenuti alla famiglia Medici e oggi custoditi presso il Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti. Nel 1968, quando per le strade di Firenze infuriava la protesta giovanile, aggirandosi nella quiete del Museo degli Argenti – come allora era denominata la raccolta – Gianmaria Buccellati comprese come il vero lusso risiedesse non tanto nel pregio di materiali ed esecuzione ma nell’unicità del prodotto finale. Mentre il mondo si avviava alla globalizzazione, egli seguì la sua intuizione controcorrente e creò il primo degli Oggetti Preziosi: lo Scrigno Mediceo (1970), una scatola a base decagonale che richiama le complesse geometrie del mazzocchio leonardiano, realizzata in acciaio brunito con applicazioni ornamentali a contrasto, in oro e diamanti. Seguiranno nel tempo la Coppa dell’Oblio (1978) dal sinuoso aspetto di cigno, composta da due elementi di diaspro provenienti da un manufatto del XVII secolo; la coppia di Coppe della Mitologia (1979) in argento con camei eburnei raffiguranti i volti di personaggi della mitologia greca; il Cratere delle Muse (1981), ricavato da un enorme blocco di giada, completato con piede e labbro lavorati a bugnato a guisa della facciata di Palazzo Medici Riccardi a Firenze; la Coppa del Sacro Gral (2013) dall’alta carica simbolica, ottenuta da un unico pezzo di quarzo citrino scavato e rivestito esternamente da una trama di pampini, grappoli e spighe a evocare l’Ultima Cena di Gesù, rubini rosso sangue e una fascia di croci greche e spade a ricordare le campagne dei crociati.
Ogni singolo esemplare si rivela uno straordinario mondo da scoprire. Di primo impatto se ne apprezzano la varietà e la storia dei materiali utilizzati, la difficoltà delle tecniche di lavorazione, la raffinatezza del prodotto finito. Soffermandosi poi ad analizzare forme e decorazioni si scopre il complesso gioco di citazioni che Gianmaria Buccellati intreccia tra loro attingendo alla mitologia, alla letteratura e alla storia dell’arte; ci si compiace inoltre della maestria con cui egli si premura di rendere armonica la composizione, regolarizzandone le forme senza tuttavia essere ossessionato dalla ricerca della perfetta simmetria, come accadde agli architetti rinascimentali. È un esempio di siffatto approccio la Coppa della regina (2008): in questo caso Buccellati riveste il bordo irregolare del manufatto in cristallo di rocca con una cornice in oro giallo, incisa e traforata come un merletto, che ne segue l’andamento uniformandolo, trasformando l’imperfezione in opportunità artistica.
Alcune di queste creazioni, dal 2015, sono collocate al Tesoro dei Granduchi in una sala dedicata, poste in dialogo diretto con i capolavori dei secoli passati che le hanno ispirate, affinché si valorizzino vicendevolmente. Un riconoscimento prestigioso da sommare alla serie di mostre organizzate in luoghi tanto prestigiosi quanto spettacolari, dal Museo Statale del Cremlino al Gemological Institute of America sino alla Reggia di Venaria Reale.
Osservando i ritratti di Gianmaria Buccellati – impaginati in apertura e chiusura del volume – sembra di cogliere nel suo sorriso l’emozione e l’orgoglio nel presentare ai lettori il proprio lavoro con una pubblicazione d’arte che è essa stessa un oggetto da collezione.
Silvana Costa
I tesori della Fondazione Gianmaria Buccellati
Skira, 2017
edizione italiana e inglese
30 x 32 cm, 252 pagine, 424 immagini a colori, cartonato
prezzo: 85,00 Euro
www.skira.net