Degas. Capolavori dal Musée d’Orsay

Inaugurata a Torino la mostra dedicata al genio di Degas: dal parigino Musée d’Orsay sono arrivate in prestito ben 80 opere tra dipinti a olio, schizzi di studio e sculture in bronzo raffiguranti le famose ballerine, i cavalli ma anche i paesaggi, le bagnanti, i ritratti e i soggetti storici e religiosi.Sino a fine gennaio, a Torino, è allestita la prima mostra monografica mai organizzata in Italia su Edgar Degas; sono esposti ben 80 pezzi tra dipinti, disegni e statue in bronzo provenienti dal parigino Musée d’Orsay a rappresentare tutte le fasi di una carriera che lo ha reso uno degli artisti più amati dal pubblico. Vi invitiamo caldamente a visitarla, spinti dal desiderio di andare oltre lo stereotipo del pittore impressionista, dedito al tema delle ballerine, delle bagnanti e delle corse dei cavalli, per scoprire un talento eclettico ed innovatore.
Il percorso proposto si sviluppa cronologicamente, oltre che per tematiche, offrendo in apertura l’immagine di Degas pittore convenzionale, di estrazione alto borghese e di chiara formazione accademica; come da prassi per l’epoca non manca il viaggio di studio in Italia durante il quale il giovane artista ha occasione di iniziare il ritratto dalle dimensioni monumentali de La famiglia Belelli (1858-1869), dedicato alla zia posta a fulcro della composizione, riservando al marito un ruolo defilato, di fronte al camino. Il termine di questo primo periodo è sancito da un altro dipinto ad olio di grandi dimensioni, a sfondo storico come voleva la tradizione classica, intitolato Scene di guerra nel Medioevo (1865), grondante di riferimenti simbolici e, ancor più, di rimandi agli artisti prediletti: da Giotto a Botticelli, da Goya a Ingres e Delacroix.
Degas nel 1862 conosce e strige una grande amicizia con Edouard Manet, insieme si accostano al movimento Impressionista senza mai abbracciarlo completamente: sono entrambi affascinati da come Monet, Renoir e Pissarro affrontassero il tema della luce ma, a differenza loro, preferiscono eseguire i propri lavori tra le mura del proprio studio invece che en plein air. Degas diviene in breve rinomato per la sua abilità nel rendere i riflessi di luce e le ombre sui diversi tipi di materiale come possiamo ammirareper esempio ne La pédicure (1873) anche se, forse, sono le sottili stoffe dei tutu che gli debbono apparire come la sfida più intrigante per riuscire a restituire il gioco di trasparenze piuttosto che il riverbero delle luci colorate del teatro. L’artista, a parte la breve parentesi in fanteria durante la guerra con la Prussia nel 1870, vive appieno la Parigi moderna che attende il volgere del secolo; si compiace di applicare le tecniche mutuate da altre arti alla pittura; la vita mondana cui non si sottrae, gli ippodromi, i teatri e locali pubblici che frequenta assiduamente con gli amici, incontrando artisti e musicisti, divengono tutti oggetto di variopinte tele, sancendo l’abbandono definitivo dei canoni della pittura convenzionale per abbracciare un proprio percorso di ricerca che tenesse conto delle avanguardie. L’infilata di ritratti realizzati sul finire degli anni ‘70 in cui i modelli, oltre a non sembrare in posa, sono intenti nelle proprie attività professionali o dediti ai passatempi – restituendoci così anche un indizio sulla moda ed i modi dell’epoca – ci permettono di cogliere definitivamente quanto sia maturato il linguaggio di Degas rispetto a venti anni prima quando dipingeva i volti dei famigliari.
Osservare tutti gli studi che corredano le opere più significative, richiama istintivamente l’analogo lavoro compiuto dai maestri del passato, a iniziare dagli schizzi preparatori di mani eseguiti da Leonardo per la Gioconda; allo stesso modo, i bozzetti delle ballerine e, ancor più, le formose bagnanti, ricordano le lunghe sedute di disegno di nudi dal vero cui ogni studente dell’accademia di belle arti deve sottoporsi e che Degas continuò a eseguire come esercizio sino alla morte insieme alla rilettura dei classici in accordo col proprio stile, come avviene con la copia de La saggezza vittoriosa sui vizi del Mantegna eseguita nel 1897.
Grande spazio è riservato alle ballerine ed ai cavalli da corsa che gli sembrano i soggetti migliori per approfondire il tema del movimento: non vi è nulla di romantico nella predilezione per le danzatrici, donne di umili origini che spesso arrotondano la paga dandosi alla prostituzione, con una costituzione fisica molto lontana da quella delle eteree étoile dei giorni nostri. Come un medico che osserva senza trasporto emotivo i suoi pazienti, allo stesso modo Degas si applica ai corpi in azione, studiando come la luce ne scolpisca le fattezze o come la muscolatura si adatti alle movenze atletiche, tralasciando di definirne i volti; la critica ritiene che le piccole sculture in cera ritrovate dopo la morte dell’artista nello studio – da cui sono stati ricavati i tanti bronzetti esposti – altro non siano che ulteriori complementi espressivi della sua ricerca. Un discorso a parte merita la statua in bronzo con dettagli in tessuto della Ballerina di quattordici anni (1921-1931) che attira l’ammirazione del pubbliconella quinta sala: si tratta dell’unica scultura mai esposta dall’artista, la cui versione originale, in cera rossa, fu creata per la VI mostra degli Impressionisti nel 1881.
Il percorso si conclude con una nutrita rassegna di corpulente bagnanti ed una selezione di piccoli paesaggi eseguiti a pastello: più ricomposizioni giocate tra sentimentale ed astrazione che rappresentazioni fedeli della realtà – agli studiosi è risultato del tutto impossibile identificare i luoghi raffigurati – utilizzando uno stile piuttosto all’avanguardia per l’epoca ma, soprattutto, che denuncia l’assoluta indipendenza nei confronti dell’Impressionismo.
Ci piace molto l’allestimento curato dall’arch. Corrado Anselmi che nelle sale della palazzina liberty fatta costruire nel 1916 dalla Società Promotrice delle Belle Arti – un sodalizio di gentiluomini fondato nel 1842 con l’intento di organizzare esposizioni – è andato a sovrapporre al grigio perlaceo delle pareti ampi rettangoli di colore ispirandosi alla tavolozza di Degas, marcando con l’avvicendarsi delle tinte la sequenza delle tematiche e l’evolversi del percorso pittorico. A tele e disegni, sui muri, si alternano le proiezioni in sequenza degli scatti di Eadweard Muybridge pioniere della fotografia del movimento, che i curatori ritengano abbiano spinto Degas ad sviluppare un analogo percorso di ricerca in pittura. La scelta di presentare il lavoro di Muybridge, oltre che a permettere al visitatore di cogliere il senso del riferimento, ha consentito agli allestitori anche di rendere un velato omaggio alla città di Torino culla della cinematografia.

Silvana Costa

La mostra continua:
Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Viale Diego Balsamo Crivelli, 11 – Torino
Tutti i giorni 10.00 – 19.30; giovedì dalle 10.00 – 22.30; chiuso al martedì
(la biglietteria chiude sempre un’ora prima)
http://mostradegas.it

Degas. Capolavori dal Musée d’Orsay
aperta sino a domenica 27 gennaio 2013
a cura di Xavier Rey

Catalogo
Degas. Capolavori dal Musée d’Orsay
a cura di Xavier Rey
Testi di Beatrice Avanzi, Xavier Rey, Anne Roquebert
Schede a cura di Xavier Rey
Caratteristiche: 24 x 28 cm, 184 pagine, 133 colori e 6 b/n, brossura
Collana: Arte moderna. Cataloghi
Editore: Skira
Anno: 2012
Prezzo: 24,00 Euro