In piena pandemia da COVID-19, mentre gli italiani sono obbligati a restare confinati in casa nella speranza di contenere la diffusione del virus, si piangono le ormai numerose vittime. Tra di loro c’è anche Vittorio Gregotti, decano degli architetti italiani, morto a 92 anni lo scorso 15 marzo a Milano.
È un rapporto di affetto prima che professionale quello che ci lega a Vittorio Gregotti. Probabilmente è grazie ai suoi insegnamenti – o per colpa loro – che Artalks è stato creato e avanza imperterrito esprimendo le proprie opinioni, anche quando scomode.
Lavorando per quasi una decina d’anni nel suo studio milanese, dall’esempio suo e delle persone di cui ha saputo circondarsi, abbiamo imparato l’importanza di tener fede ai nostri principi morali, il dovere di portare avanti le nostre idee anche quando impopolari, il potere della parola ma, ancor prima, della lettura e dello studio in un processo di formazione costante. Una formazione che non sia monosettoriale ma che sappia attingere da tutte le discipline, dalla storia e dalla vita contemporanea, imparando a tessere relazioni tra movimenti ed eventi al fine di tenere la mente sempre allenata e vigile.
Al momento non ci sono le condizioni per garantirgli un funerale degno non tanto della fama quanto del ruolo che ha avuto nel formare generazioni di professionisti e nel progettare edifici che sono autentici landmark sparsi per le città di tutto il mondo, testimoni di uno stile immediatamente riconoscibile. È brutto e infinitamente triste eppure, stranamente, è una sorta di sollievo emotivo perché senza la cerimonia pubblica che conferisce una sorta di ufficialità alla sua morte è come se, in fondo al nostro animo, lui sia ancora al lavoro al suo tavolo da disegno e lo vedremo a breve alla presentazione della sua nuova fatica letteraria.
Grazie Professore.
Di seguito riportiamo i link a due articoli scritti in questi giorni in suo ricordo. Cliccate sull’immagine per aprire l’articolo relativo.
Vittorio Gregotti
10 agosto 1927 – 15 marzo 2020