Stefan Koldehoff e Tobias Timm rievocano eclatanti episodi che in anni recenti hanno coinvolto musei, collezionisti e galleristi – più o meno spregiudicati – per riflettere su come l’arte sia passata da consolazione per l’anima a bene rifugio per investimenti al limite della legalità.
Affari redditizi con l’arte se ne sono sempre fatti, sovente con metodi discutibili. È questo un settore di merci uniche o a tirature estremamente limitate dove i prezzi sono creati solamente dall’equilibrio tra domanda e offerta, raggiungendo quotazioni stellari per autori universalmente acclamati. Non sempre però i prezzi dichiarati sono quelli effettivamente pagati in un mercato con ancora troppe zone d’ombra, in cui si celano persone e capitali, alcuni insospettabili.
I giornalisti tedeschi Stefan Koldehoff e Tobias Timm da anni osservano con attenzione il panorama artistico internazionale e con i loro articoli denunciano furti, truffe e riciclaggi resi possibili da una legislazione ancora troppo labile, che sottovaluta le scappatoie fiscali permesse da questo settore. Art & Crime. Furti, plagi e misfatti nella storia dell’arte, tradotto ed edito in italiano da 24 ORE Cultura, analizza differenti tipologie di reati afferenti al mondo del collezionismo in senso lato, ricordando a titolo di esempio episodi che in questi ultimi decenni si sono guadagnati l’onore della prima pagina.
Art & Crime presenta una visione più ampia in termini di casistica dei crimini legati all’arte rispetto ad altri volumi già recensiti da Artalks, pensiamo a Capolavori rubati di Luca Nannipieri dedicato a furti di celeberrime opere d’arte o a Falsari illustri in cui Harry Bellet induce il lettore a simpatizzare per autentici artisti della copia – che parimenti non disdegnano di dar vita a creazioni originali poi inserite da insigni studiosi nei cataloghi dei grandi Maestri – e della truffa.
Non c’è invece nulla di romantico o avventuroso nello stratagemma impiegato da Ferdinand e Imelda Marcos: hanno derubato e affamato il loro popolo e investito il bottino in opere d’arte. Opere eclissate con destrezza nel 1986, quando il regime cade sotto i colpi della rivoluzione, e utilizzate per garantire al dittatore e alla sua cerchia un esilio dorato.
I Marcos sono emblema del progressivo passaggio dal collezionismo tradizionale, mosso dalla passione per la bellezza, all’investimento in opere d’arte: società o magnati acquistano dipinti e sculture – soprattutto dell’ultimo secolo – contando su importanti ritorni sia in termini di immagine sia in termini economici. Le opere, considerate un mero investimento, in alcuni casi vengono sottratte agli occhi del pubblico e riposte sino al momento della vendita successiva in depositi di massima sicurezza, a temperatura e umidità controllate. Non sempre tuttavia, al momento di rivendere l’opera, l’investitore realizza la cifra pagata ma non importa perché quelli incassati sono soldi puliti da rimettere in circolo.
A fine millennio si fanno strada anche figure che guidano gli aspiranti investitori – persone sovente assolutamente digiune d’arte – in un mercato insidioso: Art & Crime racconta la parabola di Helge Achenbach e Yves Bouvuer, due consulenti divenuti milionari non tanto grazie alle provvigioni ma alle truffe perpetrate ai danni di celeberrimi – e sprovveduti – clienti. Koldehoff e Timm riportano fatti, esiti di indagini e verdetti di processi trascinatisi per anni tra colpi di scena degni di ”un’avvincente serie televisiva. Una serie sul lato oscuro del mercato dell’arte, un’epopea su denaro e bei quadri, amicizia e inganno, artisti famosi e i più ricchi tra i ricchi” (pag. 215).
Gli Stati Uniti e le disinvolte politiche messe in atto dai musei per incrementare le proprie collezioni di arte antica sono i protagonisti del capitolo La storia della civiltà distrutta. Gli autori ricordano qui come il Governo italiano abbia chiesto al Getty Museum la restituzione di 42 pezzi antichi e nel 2006 abbia ottenuto dal Met la riconsegna degli argenti del Tesoro di Morgantina e del cratere di Eufronio. Episodi emblematici che sebbene dissuadano il commercio di reperti provenienti da scavi abusivi in Europa non arrestano la bramosia dei collezionisti. “Le guerre – come quella iniziata nel 2003 in Iraq – provocano un aumento dell’offerta e di conseguenza anche della domanda. E il mercato dell’arte è un mercato di venditori: solo ciò che viene offerto può anche essere acquistato. Che le fonti siano legali o illegali, per qualche collezionista non fa alcuna differenza” (pag. 146). Non importa nemmeno se i manufatti siano venuti alla luce in modo violento – con grossi mezzi meccanici o esplosivi che distruggono il contesto, impedendo qualsiasi studio futuro su costumi e grado di sviluppo della società che li ha creati – o depredando musei e raccolte pubbliche.
In un simile desolante panorama alleggerisce la tensione un capitolo come La scomparsa dell’originale che dimostra quanto i falsi infestino qualsiasi tipologia di collezionismo, inclusi i reperti nazisti e gli acquerelli del giovane Hitler.
Non meno godibile è Furti, rapine, rapimenti ove si ricostruiscono con piglio poliziesco i rocamboleschi piani per rubare oggetti preziosi, bramati forse più per il materiale di cui sono fatti che per il gesto artistico che li sottende ma poco importa: conta solo l’utile che se ne può ricavare. Piani riusciti anche grazie all’appoggio interno fornito da dipendenti malpagati a conferma, una volta ancora, che nemmeno il mondo dell’arte può sottrarsi alle inique leggi che regolano l’odierno mercato del lavoro.
Dissentiamo perciò da Dostoevskij quando asserisce che “la bellezza salverà il mondo” perché, come Art & Crime dimostra, per possedere quella bellezza non si esita a rubare, mentire, ingannare, distruggere e pure uccidere. Leggere per disilludersi!
Silvana Costa
Art & Crime
Furti, plagi e misfatti nella storia dell’arte
a cura di Stefan Koldehoff, Tobias Timm
24 ORE Cultura, 2020
13,8 x 21,6 cm, 320 pagine, brossura
prezzo: € 16,90
www.24orecultura.com