Un’originale selezione di pubblicazioni, poster, dischi e memorabilia dalla vasta raccolta di Italo Rota invita a ripensare le città traendo spunto dalle vestigia del recente passato. Le teorie dei maestri del moderno, l’utopia comunista, la controcultura hippy, i modelli informatici e i robot – anche se di latta – sono solo alcuni degli argomenti proposti ai visitatori nell’invitarli ad aprire la mente all’inatteso.
All’ADI Design Museum di Milano sino a domenica 1 maggio è visitabile Pianeta Città. Arti, cinema, musica e design nella Collezione Rota, 1900-2021, la mostra curata da Aldo Colonetti e dallo stesso Italo Rota. I pezzi sono stati selezionati tra gli oltre centomila elementi della collezione del noto architetto milanese, messi insieme nel corso degli ultimi cinquant’anni focalizzandosi non tanto su una precisa tipologia o tema ma su quanti potessero fornirgli spunti progettuali. Rota, in occasione dell’inaugurazione della mostra, lo scorso 16 marzo, ci tiene infatti a precisare: “io penso che questi materiali debbano servire per progettare il futuro, non per studiare il passato: con questa idea sono stati raccolti”.
Gli oggetti esposti riflettono appieno una personalità poliedrica come quella di Rota, spaziando dai capisaldi dell’architettura alla cultura popolare e rivelando una grande capacità di porre in dialogo le cose tra loro. La selezione, rispetto a quanto proposto nella precedente tappa alla Fondazione Ragghianti di Lucca dal 9 luglio al 24 ottobre 2021, presenta permanenze e novità oltre a dedicare meno spazio alla realtà milanese e aprirsi di più al confronto internazionale.
Il percorso di visita procede seguendo uno sviluppo cronologico, dall’album con le tavole della Cité Industrielle di Tony Garnier del 1917 alle pubblicazioni degli Archigram, dalle prime edizioni di Le Corbusier e Frank Lloyd Wright al White Album dei Beatles, dai robot di latta ai lavori di Superstudio. In mezzo scorre la storia del Novecento, della sua cultura, delle sue evoluzioni tecnologiche e dei suoi drammi.
Drammi che – come tengono a sottolineare i curatori – non devono assolutamente essere rimossi dalla memoria collettiva ma è utile diventino oggetto di riflessioni e siano mostrati come monito alle nuove generazioni. Una vetrina viene così dedicata al nazismo, uno degli episodi del nostro recente passato che più si tende a nascondere. Sotto la teca sono allineate le miniature di Hitler e di Mussolini, i libri, le foto di Leni Riefenstahl e la stella di David dei campi di concentramento: un insieme che condanna l’ideologia del Führer ma che non si esime dal riconoscere il valore degli artisti attivi nella Germania del Terzo Reich. È, per esempio, interessante la grafica delle varie pubblicazioni così come quella dei materiali divulgativi delle teorie leniniste presenti nella vetrina adiacente.
Parlando di grafica, come non entusiasmarsi davanti ai poster psichedelici di concerti rock degli anni Sessanta elaborati da Victor Moscoso: un autentico precursore del genere. A fianco invece sono collocate sette delle opere esposte nel 1968 alla mostra Cybernetic Serendipity sull’arte cibernetica accompagnate da una selezione di libri sugli albori di informatica e intelligenza artificiale. Una presenza nella collezione di Rota che non sorprende se pensiamo al nuovo campus per le facoltà scientifiche dell’Università degli Studi di Milano nell’ex-area di Expo 2015, ora rinominata MIND-Milano Innovation District. Il progetto, sviluppato da Rota e CRA – Carlo Ratti Associati, prevede infatti per le facciate un rivestimento di mattoni che, a guisa di pixel di un’immagine dalle proporzioni enormi, saranno posati a comporre scritte e figure.
In questo turbinio di teorie e creatività non potevano mancare i coloratissimi schizzi con cui Rota valuta soluzioni per l’allestimento, basandosi su diversi criteri per associare i temi tra loro, assecondando l’idea del momento. L’allestimento finale è semplice, sia nelle forme sia nei materiali, privo di intento celebrativo pur garantendo la massima leggibilità dei singoli elementi.
Elementi del passato dal sapore contemporaneo, utili per proiettarsi verso il futuro con consapevolezza. Elementi imprescindibili oggi in una Milano che sale, dove gli interventi di questi ultimi due decenni sembrano frutto più di dimenticanze – o di ignoranza rivendicata con baldanza – che della propria memoria. Una memoria che, in base all’associazione di idee può portare a esiti ogni volta differenti.
“Fatevi le vostre connessioni. È un po’ come un gioco di enigmistica dove vi potete divertire” esorta Italo Rota a fine presentazione e noi giriamo a voi l’invito.
Silvana Costa
La mostra continua a:
ADI Design Museum
piazza Compasso d’Oro 1 – Milano
fino a domenica 1 maggio 2022
orari: dal martedì alla domenica 10.30- 20.00
lunedì chiuso
ultimo ingresso 19.15
www.adidesignmuseum.orgPianeta Città
Arti, cinema, musica e design
nella Collezione Rota, 1900-2021
a cura di Aldo Colonetti, Italo Rota
progetto di allestimento Studio Rota