Secondo appuntamento con la rassegna Piccoli Fuochi in Villa, un’occasione di buon teatro per riflettere sul passato ma, soprattutto, sull’oggi.
Fine Ottocento, primi Novecento, tempo di mezzadria e di lotte contadine, di proclami socialisti e dell’arroganza del potere padronale difeso dalla Benemerita. In questo contesto si situa la storia del contadino Vittorio, soprannominato Brendulo, allontanato dalla famiglia ancora ragazzo e che scopre, attraverso l’istruzione e, di conseguenza la lettura, pensieri e opinioni sovversivi – in quanto propugnatori di idee che mirano a sovvertire un ordine costituito (e, quindi, intangibile), fondato su Dio patria e famiglia – tradurre: sopruso sfruttamento e fatica.
Straniante e intrigante che questo racconto interpretato con vigore e – forse un pizzico troppo – pathos da Silvia Frasson sia agito in una villa patrizia, la Villa Medicea di Buti, con i suoi saloni sontuosamente affrescati, dove un tempo quegli stessi aristocratici terrieri, viziosi e viziati, sfruttavano i loro contadini.
In tempi in cui si vuole cancellare l’unico e l’ultimo diritto del lavoratore, ossia il reintegro in caso di licenziamento arbitrario, ecco che la vita di Brendulo assume connotati oltremodo contemporanei e la mezzadria non sembra più esempio di produzione attraverso lo sfruttamento, bensì chiara minaccia di un futuro prossimo. Il padrone – che ormai non possiamo più nemmeno chiamare tale, anzi dovremmo considerare compagno di giochi – potrà disporre della nostra vita a suo piacimento, come sta facendo oggi la Nokia che licenzia i suoi dipendenti non perché in crisi, bensì perché – come spiega bene il collega Santoro e, prima di lui, Michael Moore – non è la produzione quello che conta nelle moderne multinazionali bensì il valore del titolo azionario e il titolo, si sa, in un’economia monetarista e malata, non sale quando un’azienda va bene, bensì attraverso una serie di speculazioni (in parole semplici, si annunciano licenziamenti e il titolo sale).
In questo scenario tanto apocalittico quanto realista, il motto di Brendulo/Frasson “il coraggio è un virus bellissimo” dovrebbe risuonare ovunque: nei teatri e nelle piazze, e la marea dei lavoratori dovrebbe tornare a montare alta per far sentire la sua, la nostra voce.
Simona M. Frigerio e Luciano Uggè
Per il ciclo Piccoli fuochi in villa, lo spettacolo è andato in scena:
Villa Medicea
via Castel Tonini – Buti
giovedì 9 ottobre, ore 21.30
www.villamedicea.it
Brendulo, ovvero il Che Guevara delle colline
di e con Silvia Frasson
musiche eseguite in scena da Stefania Nanni
il prossimo appuntamento:
lunedì 13 ottobre, ore 21.30
Trilogia dell’assenza
dai Taccuini ignei di Vincenza Modica
Attraversamenti
primo svolgimento: rivolta “sonata per sola voce umana”
secondo svolgimento: una pantomima crudele ovvero le mal d’être
terzo svolgimento: il tempo del silenzio le circostanze dell’anima