Una mostra per presentare il lavoro del celebre fotografo in una nuova prospettiva che, a partire dai suoi inimitabili ritratti, si spinge alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza. Oltre le porte e le finestre, oltre le cortine e le sbarre, oltre il dolore e la paura.
Alla Villa Reale di Monza si moltiplicano le iniziative volte a celebrare la riapertura dello storico edificio dopo due anni di lavori di restauro. A settembre, negli spazi del Serrone, è stata inaugurata la monografica su De Chirico (leggi la recensione) mentre da ottobre, al secondo piano nobile del blocco principale, sono esposte le emozionanti fotografie di Steve McCurry.
Sono ormai passati trentacinque anni dal debutto di Steve McCurry come reporter: è il 1979 quando fotografa il territorio e gli abitanti dell’Afghanistan prima dell’invasione russa. Allo scoppio della guerra, invia dal fronte spettacolari immagini, pubblicate sul Time Magazine, che nel 1980 gli valgono la Robert Capa Gold Medal. È questo il primo di decine di premi e riconoscimenti assegnati all’autore di fotografie dalla forza dirompente e dallo stile riconoscibilissimo. A Monza, il pubblico può ammirare circa centocinquanta scatti, un terzo dei quali costituito dalle immagini iconiche con cui tutti noi immediatamente associamo Steve McCurry, incluso il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afgana dai penetranti occhi verdi pubblicata nel 1985 sulla copertina del National Geographic. A queste, Biba Giacchetti e Peter Bottazzi, i curatori della mostra, hanno aggiunto scatti estratti da servizi realizzati in anni più recenti, a volte noti come The last roll of Kodachrome – realizzato nel 2010, utilizzando l’ultimo rullino prodotto di quella particolare pellicola – altri quasi inediti come la campagna fotografica per il nuovo calendario di Lavazza.
L’allestimento, ad alto coefficiente scenografico, concepito per l’occasione da Peter Bottazzi, si inserisce perfettamente nei maestosi locali del piano nobile della Villa, sfruttando ogni possibile fuga prospettica e sopperendo alla mancanza degli arredi originari con installazioni imponenti che saturano lo spazio di poesia. Diciamo che se, da un lato, questa proposta espositiva obbliga i visitatori ad aggirarsi per le sale a piccoli gruppi, dall’altro garantisce la quiete necessaria per approcciare ogni singola immagine con il giusto raccoglimento interiore. Bottazzi si è divertito a creare ardite impalcature lignee che tengono sospese le stampe al centro dell’ambiente, per dar modo ai brillanti colori dei paesaggi indiani o alle architetture dei templi cambogiani o, ancora, alla magia del deserto arabo di dialogare con le ricche pitture parietali, che hanno appena ritrovato l’originario splendore, in un rapporto di reciproca sublimazione. Ogni stanza è dedicata ad una particolare tematica ma la sequenza del percorso pare essere guidata più dal rispetto dei cromatismi degli affreschi e da una concatenazione di suggestioni visive che da una logica cronologica. Il visitatore procede avanzando di sala in stanzino, rimbalzando da una parte all’altra del monumentale corridoio degli appartamenti privati ove è allestita una sorprendente galleria di ritratti. In realtà, come ricorda il titolo della mostra – Oltre lo sguardo -, esiste un filo rosso che lega tutte le immagini esposte a Monza: l’uomo. Al centro del lavoro di Steve McCurry, da sempre, c’è l’essere umano e la selezione fotografica proposta da Biba Giacchetti e Peter Bottazzi mette in luce la costante valorizzazione dell’individuo, delle sue tradizioni e della sua dignità, riuscendo a porlo al centro di ogni fotogramma, anche quando lo racconta attraverso le sue assenze, basandosi solamente sulle tracce lasciate.
Durante la visita è possibile farsi accompagnare dalla voce di McCurry, scegliendo di fruire del servizio di audio guida o soffermandosi, lungo il percorso, a guardare i video nei quali, in prima persona, racconta le immagini esposte, i suoi viaggi e il suo modo di concepire la fotografia. Al seguito di Steve McCurry compiamo, con la mente e con il cuore, il giro del mondo, toccando i luoghi prediletti dal fotografo – ormai assurto al ruolo di star planetaria – dall’India alla Birmania, dall’Afghanistan alla Cambogia, ma anche in Giappone, in Italia, in Brasile, in Africa, durante un percorso di ricerca iniziato negli anni Settanta con il portfolio realizzato in India e, poi, con il primo importante reportage in Afghanistan.
Silvana Costa
La mostra continua alla:
Reggia di Monza – Secondo Piano Nobile
viale Brianza, 2 – Monza
fino a lunedì 6 aprile 2015
orari lunedì – giovedì 10.00-13.00 / 14.00-19.00; venerdì 10.00-13.00 / 14.00-22.30; sabato e domenica 10.00-20.00
www.reggiadimonza.it
Steve McCurry. Oltre lo sguardo
a cura di Biba Giacchetti, Peter Bottazzi
progetto scenografico Peter Bottazzi
progetto illunimotecnico Giambattista Buongiorno, Volume
un progetto Civita, SudEst57
promossa da Nuova Villa Reale di Monza SpA
in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
organizzata e prodotta da Cultura Domani
www.mostrastevemccurry.it
http://stevemccurry.com/