La dinastia Brueghel

In mostra presso Villa Olmo a Como cento opere per ripercorre la storia della più importante stirpe di artisti fiamminghi attivi tra il XVI e il XVII secolo.
Visitando la mostra sulla famiglia Brueghel si ha l’impressione di essere trasportati indietro nei secoli e, seduti in riva al fiume, osservare lo stesso angolo di Fiandre al succedersi delle stagioni e delle generazioni: la primavera con gli alberi in fiore, l’estate con le messi mature, l’autunno con le mille sfumature del rosso che le foglie secche riescono ad assumere ed, infine, l’inverno con l’acqua ghiacciata su cui sfrecciano giovani pattinatori mentre gli adulti sono intenti alla cattura degli uccelli. In realtà i quadri esposti raccontano molte altre storie: parlano di collaborazioni tra pittori, della visione del mondo della religione protestante, degli stessi soggetti riproposti di padre in figlio, di talenti non sempre all’altezza del casato, di tavole botaniche da cui attingere a piene mani, di simboli alchemici ed esoterici e molto altro ancora.
I Brueghel sono una delle più importanti dinastie di pittori fiamminghi, richiesti ed ammirati in tutta Europa, attivi per secoli, tanto che i curatori della mostra – l’Assessore alla Cultura di Como Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art – hanno scelto di restringere l’arco temporale analizzato ai membri attivi nel XVI e XVII secolo, indubbiamente il periodo di maggior lustro del casato: il capostipite Pieter Bruegel il Vecchio, ifigli Pieter il Giovane e Jan il Vecchio procedendo poi a cascata lungo le ulteriori ramificazioni dell’albero genealogico.
La storia inizia quando Pieter Bruegel il Vecchio è indotto da Peter Coecke, suo maestro di cui poi sposa la figlia, a compiere un viaggio di studio in Italia nel 1552 durante il quale realizza numerosi disegni utilizzati per dipinti al suo rientro in patria, alcuni dei quali in mostra, ma soprattutto consolida l’interesse per il paesaggio, tema principale delle sue prime opere che diviene ambientazione di piccole scene tratte dalla Bibbia o dalla vita dei Santi o, come hanno scelto le generazioni successive, racconti mitologici. Ogni loro paesaggio è estremamente dettagliato negli aspetti botanici, sovente, vi sono inserite specie estranee, esotiche che per la sbagliata proporzione rispetto al contesto denunciano la copiatura dalle tavole, prive di scala di rappresentazione, redatte dai botanici che viaggiavano al seguito degli esploratori in terre lontane. A testimonianza di quanto all’epoca fosse diffuso lo studio delle scienze naturali, in mostra sono presenti alcune tavole dedicate a specie animali e vegetali mirabilmente riprodotte da Jan van Kessel su supporti desueti quali marmo e rame.
Numerosi critici videro in Pieter il Vecchio l’erede ideale di Bosch; nella celeberrima Descrittione di Lodovico Guicciardini patritio fiorentino di tutti i Paesi Bassi altrimenti detti Germania inferiore del 1567 il pittoresi merita addirittura “il soprannome di Secondo Girolamo Bosco” in quanto suo “grande imitatore della scienza e fantasie”. Va detto però che tale giudizio è forse limitato alla sola valutazione della produzione incisoria dei due artisti, quella che all’epoca trovava una maggior diffusione di mercato, ma resta innegabile che molti dei soggetti di Bruegel siano ispirati all’immaginario boschiano, scelta che alcuni ascrivono a mera strategia commerciale di un autore alle prime armi. Visitando la mostra confrontiamo I sette peccati capitali di Hieronymus Bosch con le stampe dalle serie dei Sette vizi e delle Sette virtù per riscontrarne le numerose analogie, soprattutto a livello simbolico. A differenza di quelle del predecessore, le opere di Pieter Bruegel il Vecchio sono tuttavia inondate di ironia, come riscontriamo nell’incisione sulla Giustizia dove la personificazione della virtù è circondata da scene di supplizi ed esecuzioni capitali, piuttosto che disincanto sulla capacità dell’uomo di anteporre le Sacre Scritture ai propri interessi come accade nel Censimento di Betlemme in cui l’arrivo della Sacra Famiglia non smuove la gente dalle proprie occupazioni o nella Predica del Battista cui assiste un pubblico decisamente distratto.
Sono scene gaudenti quelle fissate su tela dai due Pieter (padre e figlio) raccontando di feste popolari: abbandonato ogni freno inibitore, contadini ed artigiani si lanciano in banchetti e danze con sguardi vuoti ed inebetiti dall’eccesso di libagioni; i simboli del potere, chiesa e castello, sono lontani mentre è vicina la locanda dove amanti occasionali possono abbandonarsi alla lussuria. Operose, per contrasto, ci appaiono le vedute urbane, portuali o agresti, velocemente tratteggiate a matita ed inchiostro su piccoli blocchi di carta, a volte completate con pennellate ad acquerello.
Sovente i vari membri della famiglia hanno realizzato tavole a quattro mani con altri pittori maggiormente esperti nel rappresentare le figure umane, spaziando dai paesaggi bucolici con contadini operosi (allegorie delle parabole bibliche) alle scene mitologiche popolate da divinità scese dal Monte Olimpo sino alle sacre rappresentazioni di cui, il momento più alto è forse rappresentato dalla Madonna con Bambino di Jan Brueghel il Vecchio e Peter Paul Rubens.
Ma soprattutto, a Villa Olmo è possibile ammirare dal vero le nature morte per cui questa famiglia era e rimane celebre: tralasciando i significati allegorici relativi a ogni singolo frutto, fiore o insetto della composizione che si potrà approfondire in un secondo momento, sfidiamo chiunque a non restare affascinato ad ammirare i petali carnosi, la leggera peluria dei pistilli, la lucentezza delle foglie e i piccoli insetti che popolano la scena, a volte mimetizzati nel gioco delle ombre.
Il percorso espositivo è talmente ricco ed articolato da permetterci di completare la visita sazi e soddisfatti come raramente accade, quasi esausti anche se un richiamo va fatto agli allestitori per aver scambiato tra loro un po’ troppe targhette con le didascalie.

Silvana Costa

La mostra continua:
Villa Olmo
via Cantoni 1 – Como
orari da martedì a giovedì: 9 -20; da venerdì a domenica: 9 -22 (la biglietteria chiude un’ora prima)
lunedì chiuso
www.grandimostrecomo.it

La dinastia Brueghel
a cura di Sergio Gaddi e Doron J. Lurie

fino a domenica 29 luglio
catalogo: Silvana Editoriale
sono previste visite guidate e laboratori didattici

Teatro in mostra
sabato 28 aprile, 19 maggio, 16 giugno ore 21.00
sabato 7 luglio ore 20.30
ingresso € 5 – libero con il biglietto della mostra
prenotazione obbligatoria tel. 031.571979

Didascalia
Pieter Bruegel il Giovane, Trappola per uccelli, olio su tavola, 1605, Collezione Torsten Kreuger, Ginevra