Barcellona alla fine degli anni Sessanta, le metropoli del mondo oggi: due viaggi nei territori del paesaggio urbano, nel tempo, nei linguaggi della fotografia.
La mostra in corso alla Galleria Bel Vedere di Milano pone a confronto il lavoro di due fotografi contemporanei che hanno dedicato la propria attenzione all’ambiente urbano. I due reportage, pur focalizzandosi su città differenti, ci mostrano le profonde trasformazioni avvenute parallelamente nelle metropoli europee e nelle persone che le abitano, nel corso dell’ultimi quarant’anni.
Gli intensi scatti in bianco e nero di Sergio Dahò ci raccontano di una Barcellona, tra il 1967 e il 1972, ancora attraversata da strade sterrate. La capitale industriale della Spagna, la città che grazie al piano urbanistico di Oriol Bohigas redatto in occasione delle Olimpiadi del 1992 è ancora oggi un caso di studio per la riqualificazione ambientale e urbana del territorio, allora era circondata da baracche. Le immagini dei bambini in calzoncini corti che giocano felici all’aria aperta, le donne che si ritrovano a raccogliere l’acqua alla fontana e le macchine che, ancora rade, circolano per strada ci inducono a creare parallelismi con la vita nell’Italia postbellica, scatenando un effetto amarcord. Scavando oltre la superficie nostalgica, l’occhio giornalistico di Sergio Dahò denuncia le precarie situazioni della vita di periferia, con i piccoli negozi più che sufficienti per soddisfare i modesti bisogni delle famiglie inurbate e la carenza di infrastrutture di sorta. Alle baracche si alternano modeste abitazioni in mattoni, col terrazzo fiorito, che si arrampicano tenacemente lungo il crinale della collina: eppure anche i loro abitanti hanno il volto scuro per la preoccupazione. Scrutano infatti, sospettosi, gli alti edifici moderni che si ergono appena oltre l’orto di famiglia, consci che, prima o poi, il mercato immobiliare li indurrà a lasciare le proprie modeste abitazioni in nome del progresso.
Le visioni urbane contemporanee, a colori, di Martino Marangoni, come per contrasto, ci mostrano invece il volto patinato e tecnologico delle architetture moderne a New York, a Londra, a Berlino, a Milano. È fondamentale leggere la didascalia per contestualizzare l’immagine perché i luccicanti curtain wall, proposti indifferentemente a qualsiasi latitudine, producono un effetto urbano uniformante, impedendoci di distinguere una città dall’altra. Marangoni, presentando il proprio lavoro, va oltre la denuncia delle singole immagini, dichiarando apertamente «L’architettura contemporanea sembra spesso ignorare il bisogno di privacy: le pareti di vetro che separano spazi pubblici e privati hanno ridotto le nostre possibilità di riservatezza, ci hanno insegnato a ignorare quello che succede attorno a noi e ad aspettarci di essere lasciati soli. Ironicamente siamo nella situazione di essere soli insieme agli altri». La solitudine degli individui è infatti un’interessante chiave di lettura di questa serie di fotografie: le persone che vi appaiono sono chiuse in sé stesse, avanzano frettolose verso la propria meta o siedono al proprio posto lavoro ignorando il vicino. Il progresso tecnologico e l’aumentato potere d’acquisto della classe lavoratrice consentono oggi l’acquisto di oggetti che, come denuncia la fotografia Londra 2011, realizzata alla fermata dell’autobus, pur mantenendoci connessi con il mondo, ci isolano sempre più da chi ci circonda.
È dunque interessante riflettere, al termine della visita, magari soffermandoci un’ultima volta sui volti sporchi ma sorridenti dei bambini spagnoli, quanto il benessere economico abbia effettivamente migliorato la qualità della vita di ciascuno di noi.
Silvana Costa
La mostra continua:
Bel Vedere fotografia
via Santa Maria Valle 5 – Milano
fino al 20 dicembre 2014 e dal 7 al 17 gennaio 2015
orari martedì – sabato dalle 15.00 alle 19.00
ingresso libero
www.belvederefoto.it
Sergio Dahò e Martino Marangoni
Visioni di città