Il mio nome è Fantastica: secondo appuntamento alla Città del Teatro di Cascina per la rassegna Sipario – e penultimo evento delle Domeniche a Teatro. Bambini scatenati.
«Le rane come Befane non esistono», commenta un bambino durante lo spettacolo. Ed è questo il punto: esistono eccome ed è fondamentale insegnare ai bambini quante possibilità di inventare possiedono. Così, all’interno di una scenografia semplice, delicata e magica, appare una simpatica ragazza: Fantastica. È in cerca del suo cappotto – che è andato “a fare un giro” e non torna più. I bambini incontrano questa buffa figura, che parla una lingua tutta sua e alla quale accadono le cose più strane: gioca con una scatola piena di niente e in cui c’è tutto; le cresce, prima, una pianta sulla testa (fra le grida dei piccoli spettatori che vogliono avvisarla) e, poi, addirittura l’albero dei perché; costruisce città e prende il tè dal cappello; solca i mari su barchette colorate alla ricerca del punto dove il mare tocca il cielo.
Il mio nome è Fantastica è un omaggio a Gianni Rodari, grande maestro e inventore di storie per bambini (ma forse anche per adulti). “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”. Con l’intuizione di Novalis nella mente e ispirandosi alle tecniche surrealiste, Rodari ripensò a Fantastica quando, maestro elementare, inventava per gli alunni storie senza alcun riferimento al buonsenso e alla realtà. E intitolò Quaderno di Fantastica una prima raccolta delle tecniche, dei modi e dei trucchi grazie ai quali nascevano le storie e si mettevano in moto parole e immagini.
Nello spettacolo si mostra ai bambini cosa fare, si insegna loro come giocare e quante possibilità hanno – utilizzando le tecniche che Rodari aveva scoperto per creare situazioni paradossali e assurde. Parole, oggetti e luoghi sono messi in moto dalla decontestualizzazione e dalle associazioni più imprevedibili.
I bambini apprendono non solo come si gioca con la propria immaginazione ma anche con il “gioco” del teatro: imparano che cosa bisogna vedere e a cosa credere. Non a caso, al primo passaggio del cappotto, si intuisce chiaramente che è l’attrice nascosta a farlo muovere – e i bambini non mancano di far notare che lo sanno. Al terzo passaggio non importa più a nessuno: il cappotto è un personaggio autonomo che se ne va in giro da solo.
Si sente una certa urgenza nelle parole di Fantastica: non smettete di giocare con la fantasia, guardate di quante cose incredibili siete capaci. Immaginare è divertente e ne scaturiscono visioni reali, potenti e bellissime. Sperimentate le possibilità eversive del linguaggio e del pensiero: scombinate il reale, il buonsenso. Non siate vittime della realtà, della forza violenta delle parole, della razionalità, della mancanza di immaginazione – che è, al contrario, capacità di visioni alternative, fonte di indipendenza e libertà.
“Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
Mailè Orsi
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Lo spettacolo è andato in scena:
La Città del Teatro / Fondazione Sipario Toscana Onlus
via Toscoromagnola 656, Cascina (Pisa)
domenica 25 gennaio
http://lacittadelteatro.it
Fondazione Sipario Toscana Onlus – La Città del Teatro presenta:
Il mio nome è Fantastica
Omaggio a Gianni Rodari
a cura di Fabrizio Cassanelli, Serena Gatti, Letizia Pardi
con Serena Gatti
scene e costumi Rosanna Monti
luci Marcello D’Agostino
realizzazione scene Luigi Di Giorno
tecnici di scena Marco Bagnai, Maurizio Coroni