La mostra in corso a Torino, come in un sogno ad occhi aperti, offre al pubblico la possibilità di ripercorrere l’evoluzione artistica di uno dei Maestri dell’Impressionismo attraverso una quarantina di capolavori assoluti.
Chi organizza mostre sa che il nome di Claude Monet è in grado di attrarre grandi flussi di visitatori, visitatori che, sovente, si ritrovano delusi dall’aver pagato il biglietto per vedere un paio di ninfee e tante opere di artisti minori. Decisamente non è questo il caso di Monet. Dalle collezioni del Musée d’Orsay, la spettacolare esposizione in corso alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino sino a fine gennaio. Spettacolare… e forse stiamo utilizzando il termine ingiustamente: è molto di più! Il parigino Musée d’Orsay ha prestato ben quaranta tele della sua collezione permanente, scegliendo tra indiscussi capolavori della storia della pittura, di cui ben cinque non erano mai stati esposti prima in Italia. Altri, quali Regate ad Argenteuil (1872 circa), Studio di figura en plein air: donna con parasole girata verso destra (1886) o Gli scogli di Belle-Ile, la costa selvaggia (1886), vi ritornano a ben ottant’anni di distanza dalla retrospettiva organizzata al Padiglione francese alla Biennale di Venezia del 1932 per commemorare il Maestro scomparso sei anni prima.
La mostra su Monet chiude idealmente la serie di appuntamenti annuali con gli Impressionisti, inaugurata nel 2013 con Degas (leggi la recensione) e proseguita l’anno successivo con Renoir (leggi la recensione). Il team internazionale dei curatori vede agire fianco a fianco Guy Cogeval, direttore del Musée d’Orsay, con Xavier Rey, responsabile della collezione di dipinti di Monet del museo francese, e Virginia Bertone della GAM per proporre un percorso che, attraverso opere che simboleggino ogni singola fase artistica, ha l’ambizione di descrivere evoluzione artistica del Maestro che ha accompagnato la natura dal realismo all’arte moderna.
Il percorso si apre con Aia in Normandia (1863 circa), un’opera in cui gli insegnamenti della scuola di Barbizon sono ben evidenti: il realismo, applicato alla pittura di paesaggio, viene declinato nelle sue componenti romantiche, offrendoci una visione d’insieme idilliaca, con le mucche al pascolo e le anatre che passeggiano intorno allo stagno. In quella stessa sala sono presenti, per un emblematico confronto, alcune delle tele realizzate ad Argenteuil, vicino a Parigi. Nella cittadina sorta in riva alla Senna, durante le lunghe sessioni di pittura, Monet si concentra sull’acqua: sulle sue sfumature al variare delle ore del giorno e delle stagioni, sulle lievi increspature provocate dal vento e sul riflesso delle barche nel fiume scomposto dalla corrente. Nell’epoca della nascita della sociologia e della psicologia Monet aguzza la propria curiosità e documenta le attività ricreative e sportive della borghesia in opere quali Imbarcazioni da diporto, Argenteuil (1872-1873) o Le barche. Regate ad Argenteuil (1874 circa). La borghesia è protagonista anche in Rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878 (1878), il quadro che ricorda i festeggiamenti organizzati per la terza Esposizione universale di Parigi, inaugurata poche settimane prima; in quest’opera Monet celebra la città moderna, con i suoi ampi viali pieni di luce in cui la popolazione può passeggiare e ritrovarsi.
Ogni sala combina opere note con capolavori meno conosciuti come il vivace ritratto di gruppo de I tacchini (1877) o l’emozionante Un angolo d’appartamento (1875), uno spaccato d’interno in cui l’amata moglie Camille e il primogenito Jean sembrano apparizioni in un mondo ovattato e fiabesco, dominato dal verde delle piante e dalla rilassante luce azzurrognola che penetra dalla finestra.
La sala che conclude il primo tratto del percorso, da sola, vale l’intero viaggio sino a Torino: La signora Monet sul divano (1871 circa) è collocata di fronte all’immenso ritratto di Madame Louis Joachim Gaudibert (1868) e, in mezzo a loro, siede l’allegra comitiva che partecipa alla Colazione sull’erba (1865-1866): un’emozione indicibile assale qualsiasi amante dell’arte si trovi al cospetto di tale visione.
Una sala è dedicata alle tele realizzate da Monet a Vertheuil, la cittadina dove si trasferisce nel 1878 dopo la nascita del secondo figlio. Qui l’artista scopre il piacere di dipingere a bordo di un barcone attrezzato come studio, qui realizza strepitosi paesaggi invernali ritraendo più volte la chiesa coperta da una spessa coltre di neve e qui muore Camille. Negli anni Ottanta, grazie ad un crescente successo di mercato, Monet può permettersi di viaggiare a lungo, in Francia ed all’estero, mettendo alla prova la propria perizia cimentandosi con paesaggi e luci differenti dal consueto. In questo periodo dipinge Campo di tulipani in Olanda (1886), Étretat, la Manneporte, riflessi sull’acqua (1885 circa) o, ancora, Le ville a Bordighera (1884) la cittadina che definisce “un paradiso terreste”.
“Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente”. Come la natura che ama ritrarre, Monet sente dunque la necessità di evolvere la propria arte, puntando verso la progressiva liberazione del colore e l’astrazione. I colori delle sue opere corrispondono sempre più alla trascrizione della percezione della realtà piuttosto che della realtà in sé per sé; lo spazio si dilata lentamente; cadono le regole della prospettiva codificate nel Rinascimento per avvicinarsi ad una gestione dello spazio simile a quella ammirata nelle stampe giapponesi. Con decenni di anticipo rispetto alla Pop Art, Monet sistematizza il principio delle serie e suscita grande interesse quando nel 1891, alla galleria di Durand-Ruel, espone I Covoni dipinti al variare della luce – e delle suggestioni trasmesse – nelle diverse ore del giorno. In mostra è presente un esemplare della serie Londra, il Parlamento, effetto di sole nella nebbia (1904) e – messe giustamente affiancatie per meglio cogliere la trasformazione del soggetto – La cattedrale di Rouen. Il portale con tempo grigio (Armonia grigia) (1892 circa) e La cattedrale di Rouen. Il portale e la torre Saint-Romain in pieno sole (1893)
L’allestimento proposto dall’architetto Corrado Anselmi è essenziale al fine di consentire alle opere di essere assolute protagoniste della mostra-evento e il progetto di illuminazione firmato da Barbara Balestreri Lighting Design bandisce ogni effetto scenografico. Le lampade lasciano in penombra l’architettura delle sale e gli elementi dell’allestimento; i fasci di luce, a guisa di finestre luminose proporzionate alle dimensioni delle tele, illuminano i capolavori singolarmente, in purezza, staccandoli dal contesto fisico in cui si trovano per farli fluttuare in un sogno ad alto coefficiente emozionale.
Silvana Costa
La mostra continua a:
GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
via Magenta, 31 – Torino
fino a domenica 31 gennaio 2016
orario: martedì-domenica 10.00-19.30; lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima
www.gamtorino.itMonet
Dalle collezioni del Musée d’Orsay
a cura di Guy Cogeval, Xavier Rey, Virginia Bertone
produzione Città di Torino, Musée d’Orsay, Skira
progetto espositivo Corrado Anselmi
progetto di illuminazione Barbara Balestreri Lighting Design
www.mostramonet.itCatalogo:
Monet. Dalle collezioni del Musée d’Orsay
autore Guy Cogeval, Xavier Rey, Virginia Bertone
Skira, 2015
22 x 28 cm, 176 pagine, 80 a colori, cartonato olandese
prezzo 34,00 Euro in mostra 29,00 Euro
www.skira.net