Debutto nazionale di Roberta cade in trappola – The Space Between, di Cuocolo/Bosetti, frutto del mese di residenza creativa presso il Centro Culturale il Funaro di Pistoia per questo 2016. La Compagnia, sempre cavalcando la linea labile che separa l’autobiografia dal teatro, ci racconta una nuova storia.
In questa ultima fatica Cuocolo/Bosetti danno ulteriormente prova di essere grandi poeti della scena, raccontando il quotidiano dolore, la sistematica sfuocata incomprensione di ciò che ci accade, e soprattutto una logorante solitudine. Un testo mirabile, una scrittura semplice, diretta, immediata e vera, fatta di parole sentite che danno vita a uno spettacolo lucido e profondo.
Dopo aver preso parte a Secret Room e aver partecipato alla camminata The Walk, per la prima volta sentiamo la Bosetti molto vicina. L’assenza delle radioguide fa sì che l’attrice non sia più una voce nella testa, ma una persona viva, che racconta al pubblico la sua avventura di depressione, psicofarmaci e la sua vita “su un pianeta lontano”, G570.
Siamo distanti dalle atmosfere grevi, soffocanti e oppressive di Secret Room e dalla freddezza arrabbiata di The Walk. Con il suo grande magnetismo, Bosetti questa volta è quasi sorniona, talvolta leggermente ironica, anche se lo spettacolo sembra venato dalla presenza della morte in modo molto più sottile e pervasivo, persino paragonato a The Walk. In Roberta cade in trappola si parla della morte che divora da dentro, come un veleno che si infiltra lentamente nel corpo e nella mente.
Roberta Bosetti (e qui seguiamo il gioco di Iraa Theatre di sovrapposizione di arte, teatro e vita), in un periodo di profonda disperazione a seguito della morte della madre, tenta il suicidio, e finisce in terapia farmacologica: la diagnosi è depressione, la prescrizione medica prevede, oltre all’assunzione di antidepressivi, l’indicazione di trascrivere su carta ogni pensiero e il consiglio di circondarsi di un gruppo di supporto formato dalle persone che le vogliono bene.
La drammaturgia è un intreccio di aneddoti significativi per la protagonista, che seguono la struttura di una sorta di crocevia: la morte è dinnanzi al soggetto, attorno a lui le strade che potrebbero salvarlo. C’è la duplice direzione della strada principale, quella del tempo: indietro nel tentativo di recuperare ciò che sembrerebbe essersi perso, ovvero il tempo e, con esso, la persona assente; o avanti verso la morte, con il suicidio o, nel migliore dei casi, l’attesa. Ci sono le tante direzioni dell’amicizia da esplorare, alla ricerca di chi ci vuole bene, perché sia presente per noi, e ci dimostri il suo affetto, una volta tanto (anche se ciò che viene narrato e restituito è soprattutto l’immensa solitudine connaturata all’amicizia stessa).
Le immagini tratte dal libro/catalogo della mostra di Duane Hansen, che sono proiettate alle spalle di Bosetti e che Cuocolo mette a fuoco di volta in volta, man mano che si procede con la descrizione delle varie relazioni, giocano forse su questa ontologica distanza: nessuno è un essere vivo, umano, conosciuto, o per lo meno vissuto e sentito come siamo noi a noi stessi. Gli altri sono lontani, distanti e irraggiungibili, per il semplice fatto forse di non esistere davvero ai nostri occhi.
E percorrendo le alternative che si presentano lungo il cammino, si crea per noi uno strano dilemma: perché sarebbe meglio essere vivi e drogati, soli, ingannati dai propri stessi desideri e dalla sete di amicizia, piuttosto che schietti, onesti e suicidi?
Lo spettacolo riesce così in un’impresa assai ardua: raccontare la quieta disperazione, ostinazione e precisione nel ricercare, riconoscere e analizzare ciò che si è perduto. Nulla sfugge all’attenzione dei pochi eletti che sono animati da una sensibilità alla temperatura affettiva e a tutti i risvolti delle relazioni che li circondano in modi non accessibili a tutti. Niente sfugge alla loro sensibilità, come al loro pensiero magico.
Il nastro magnetico non è un custode di ricordi, di verità, o di vita, di ciò che si è perduto e che, nonostante il desiderio, non si può (per il momento) ritrovare. Il nastro è al contrario un luogo – fisico – in cui vivere, l’unico in cui risieda l’ultima possibile tenerezza.
Mailè Orsi
Lo spettacolo è andato in scena:
Centro Culturale Il Funaro
via del Funaro, 16/18 – Pistoia
venerdì 26 e sabato 27 febbraio, ore 21.00
www.ilfunaro.org
Roberta cade in trappola – The Space Between
tredicesima parte di Interior Sites Project
di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
con Roberta Bosetti
regia Renato Cuocolo
produzione Iraa Theatre
coproduzione il Funaro – Pistoia
www.cuocolobosetti.org