Fa finalmente tappa a Milano la ricca mostra che indaga la complessità delle irreali visioni dell’artista olandese. Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea conducono per mano i visitatori lungo un percorso che si snoda tra oltre duecento opere di Escher – suddivise in sei sezioni tematiche – con l’intento di attualizzarle, rendendole più comprensibili e, quindi, più fruibili per un pubblico contemporaneo. La mostra vuole rivolgersi in particolare alle generazioni più giovani, puntando sulla sfida cognitiva e visiva lanciata dal raffinato grafico per organizzare momenti di approfondimento e gioco in ogni sezione dell’esposizione.
Nato nel 1898 e morto nel 1972, Maurits Cornelis Escher attraversa con la sua arte buona parte del XX secolo, esprimendo le curiosità e i turbamenti di un mondo in costante evoluzione. Eppure, per molti, egli rimane di difficile collocazione storica, dal Settecento (coetaneo di Piranesi) ai giorni nostri. Le sue incisioni, come dimostra la sezione conclusiva dell’esposizione – Economia escheriana ed eschermania – sono opere trasversali, utilizzate per volumi preziosi ma anche per la copertina di un album dei Pink Floyd (1969) o per la scatola di latta del cacao Droste.
Il percorso di visita parte da lontano per analizzare le differenti fonti di ispirazione che, stratificandosi nella sua mente, hanno dato origine al mito. La formazione: l’Italia e l’ispirazione Art Noveau si concentra sui soggiorni nel nostro Paese fra il 1921 e il 1935 quando, sempre più preoccupato dalle azioni del governo fascista, decide di riparare in Svizzera. Artisticamente Escher si forma in Olanda, dove è nato, frequentando i corsi di disegno di Samuel Jessurum de Mesquita, un grafico molto in voga all’epoca. È tuttavia l’Italia, con la sua storia e i dibattiti artistici in corso, a segnare indelebilmente la personalità del giovane Escher: a Siena, nel 1923, tiene la sua prima mostra personale; a Roma resta affascinato dalla geometria rigorosa dell’architettura e dei marmi che pavimentano le chiese, prima tra tutte la Basilica di San Pietro; in Calabria si dedica a rappresentare l’intricato gioco di scale che conducono alle abitazioni, costruite assecondando l’irta orografia; nel nostro Paese incontra Giacomo Balla che gli espone le teorie alla base del Futurismo e i tentativi di fissare sulla tela il movimento.
Nella sezione Dall’Alhambra alla tassellatura sono esposti esempi dell’estro creativo posto da Escher nella divisione regolare del piano: la cosiddetta tassellazione. Estro che ha trovato nuovi stimoli durante il secondo viaggio a L’Alhambra e Cordova, intrapreso nel 1936 per studiare dal vivo i ricchi schemi delle decorazioni moresche. In genere, come illustra Flächenschmuck (1902), il volume di Koloman Moser considerato il prontuario delle decorazioni Art Noveau, il piano è scomposto in poligoni ma il genio creativo di Escher va ben oltre. Egli utilizza le articolate sagome degli animali: che siano le lucertole incastrate tra loro per dimensione crescente o le anatre che volano nel cielo o una bizzarra combinazione di specie – dai pesci agli elefanti, includendo piccoli diavoli e serpenti tentatori – come in Mosaico II (1957). L’apoteosi della tecnica della tassellatura è rappresentata dalle opere della sezione Metamorfosi: dai Cavalieri (1946) all’imponente Metamorfosi II (1939-40), lunga quasi quattro metri, che propone la visione di un mondo fantastico, dove le figure geometriche si deformano progressivamente, assumono aspetti inattesi e, al termine del percorso, tornano alle loro proporzioni originarie.
Superfici riflettenti e struttura dello spazio è una sezione in cui Bussagli e Giudiceandrea mostrano come la naturale evoluzione degli interessi di Escher per la divisione del piano sia conferire modularità anche alla rappresentazione tridimensionale. Spazio dunque allo studio ed alla restituzione grafica della complessa geometria dei cristalli o della disposizione degli atomi nei differenti elementi chimici come accade in Cristallo (1947), in cui si fondono un cubo e un ottaedro, o Profondità (1955), ispirata all’atomo del Ferro. Affonda probabilmente nello studio dell’arte fiamminga l’attenzione alla capacità delle superfici lucide di riflettere le immagini, restituendo in un unico sguardo tutto l’ambiente. Novello Van Eyck, in Mano con sfera riflettente (1935), l’autoritratto che campeggia su tutti i materiali promozionali della mostra, Escher adotta l’espediente di giocare ritraendo il proprio volto e uno scorcio dello studio riflessi in una sfera dorata: in questo modo l’attenzione dell’osservatore si concentra sul centro dell’opera e basta un rapido movimento degli occhi per abbracciare tutta la scena. Escher sottolinea come, grazie alle superfici riflettenti – concave o convesse che siano – “l’Io è il protagonista indiscusso al centro del mondo che gli gravita intorno”.
Nel nostro elenco abbiamo lasciato per ultima la sezione forse più affascinante della mostra, Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio, che illustra quanto l’attrazione provata da Escher per i modelli matematici sia stata ampiamente ricambiata dagli scienziati. Se il punto di partenza della riflessione è il gioco “dell’immagine nell’immagine”, due sono le opere su cui concentrare l’attenzione: la scatola in latta del cacao Droste, decorata con l’immagine di una suora recante un vassoio su cui sono posati una tazza ed una confezione di cacao, e Galleria di stampe (1956) ove, in una visione distorta della realtà, il paesaggio marino, rappresentato in un quadro là esposto, esce dalla superficie delimitata dalla cornice, inglobando spazio espositivo e pubblico. La fantasia – di artista e spettatore – travalica il limite del reale per costruire con l’immaginazione quanto non direttamente disegnato, attirando l’attenzione degli studiosi sulla complessità enigmatica della rappresentazione escheriana.
Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea ci spalancano le finestre sull’universo di Escher, svelandone alcune regole e mostrando trucchi per renderlo a tratti più comprensibile. Eppure – ne siamo certi – ogni volta che guarderemo una sua opera, fosse anche la centesima, vi scopriremo ancora qualcosa di nuovo, mai notato in precedenza, dettagli curiosi ed inattesi che contribuiranno a mantenere alto il fascino di questo artista.
Silvana Costa
La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 22 gennaio 2017
orari: lunedì 14.30 – 19.30
martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
giovedì – sabato 9.30 – 22.30
www.palazzorealemilano.it
Escher
a cura di Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea
progetto di mostra Andrea Damiano
grafica di mostra e immagine coordinata Angela Scatigna
mostra prodotta e organizzata da Arthemisia Group, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
in collaborazione con Escher Foundation
www.mostraescher.it