Continua, fino al 19 novembre, al Teatro di Rifredi, Ubu Roi, un meccanismo ben oliato di stupore e perfezione tecnica.
Vivace, allucinatorio, psichedelico. Fare una parafrasi dell’Ubu Roi adattato da Roberto Latini è praticamente impossibile: una punta estrema e unica dove la degenerazione kitsch, la ridicolizzazione voluta del proprio corpo e delle corde vocali fanno da controcanti a ogni società umana – e brutale. Sopra passaggi poetici e clowneschi, innesti letterari tra William Shakespeare ed Eduardo De Filippo, un carrozzone sfavillante di oggetti – mai arbitrari, e i suoni elettronici e primordiali di Gianluca Misiti: sopra tutto, la regia di Roberto Latini in volteggio su una danza macabra, con spirito di bambino che si squaglia nel mondo violento del terrore, del magico, dell’iper comico. Ecco che recitare in questo spettacolo diventa un orgasmo arduo, tanto sono convulsi i cambi di scena e d’abito, come in un tunnel stracolmo di porte, porticine, scale segrete – da cui entrare e uscire.
Uno spettacolo complesso che suscita una meraviglia strana e perturbante, come forse anche l’autore Alfred Jarry avrebbe voluto – mente fervida, morto a soli 35 anni dopo aver scritto uno tra i testi che avrebbe dato il via al teatro dell’assurdo. La satira del potere politico è messa a fuoco dal drammaturgo parigino in una Polonia immaginaria, terra su cui Padre e Madre Ubu architettano la conquista del trono a furia di omicidi e salassi al popolo.
Grandi prove attorali di tutto il cast in questa versione in programma al Teatro di Rifredi di Firenze, in un apparente caos dove esprimere la propria inventiva scenica, e vivere ruoli che si fanno liquidi, universali, simbolici. La drammaturgia si concentra sul gioco di parole spietate e sulla simultaneità dei linguaggi teatrali e circensi, sia profondi che superficiali, insieme ai neologismi del testo originario e a suoni nuovi, gutturali. Smorfie, urla, facce esorbitanti, l’uso di clamorose carriole, megafoni, parrucche alla Lady Oscar; momenti di assurdità contrastano con scenari che rasentano la fantascienza, ere post-atomiche, sacerdoti vestiti di bianco con meravigliose maschere amorfe. La scenografia pulita, candida, che si macchia con il mirabile effetto di luci animate, è una tela per gli stati d’animo dei nostri piccoli, poveri, straniati cuori.
Questo Ubu Roi è uno dei pochi, rari casi in cui la leggerezza trascina con sé il peso insormontabile e gigantesco dell’aberrazione. Lanciando, senza farsi notare, messaggi inconsci e subliminali. In un incontro ravvicinato con la specie.
Tessa Granato
Lo spettacolo continua:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
fino a sabato 19 novembre, ore 21.00
www.teatrodirifredi.it
Fortebraccio Teatro presenta:
Ubu Roi
di Alfred Jarry
adattamento e regia Roberto Latini
con Roberto Latini
e con Savino Paparella, Ciro Masella, Sebastian Barbalan, Marco Jackson Vergani, Francesco Pennacchia, Guido Feruglio, Fabiana Gabanini
musiche e suoni Gianluca Misiti
scena Luca Baldini
costumi Marion D’Amburgo
luci Max Mugnai
un progetto realizzato con la collaborazione di Teatro Metastasio Stabile della Toscana