Al Teatro del Giglio di Lucca prosegue, fino a domenica 11 dicembre, il controverso David, spettacolo scritto e diretto da Paolo Civati. Bello da vedere, nasconde il deserto emotivo.
Tra i credits dello spettacolo David, in scena al Teatro del Giglio di Lucca, il nome del produttore – Teatro del Carretto – aveva richiamato la nostra attenzione. Tuttavia, la mano della Compagnia che ha concepito un capolavoro come Le mille e una notte, pare intangibile – ma essendo solo i produttori il fatto può essere comprensibile. Suona strano, però, che un lavoro così borghese, con una impostazione registica e drammaturgica tradizionale come David, possa essere stato prodotto dal Carretto che, da sempre, sperimenta nuovi linguaggi, e suscita nello spettatore un autentico choc emotivo, interessante e vitale. Questa volta, tra il pubblico più maturo, c’è chi ha mormorato: “…che angoscia”, forse trattandosi di un target in cerca di consolazione a teatro, e non della crudezza che, in verità, caratterizza le nostre vite (forse disturba un po’ vedere il proprio disagio sul palco?); mentre, tra la fascia di pubblico con minori schemi mentali, si è percepita una certa insoddisfazione, per l’incombente carenza emozionale dello spettacolo.
Fatta eccezione per la bella scenografia – che si impenna sulla porta ricoperta di graffiti ultra colorati – per la musica ad hoc e per la recitazione tornita e abile di Luigi Diberti, il contorno è un insieme di nevrosi familiari già viste, tritate al cinema e nella narrativa, che vuole stupire con un linguaggio trasgressivo (senza riuscirci), e con vicende imbarazzanti. Il quadro è ben noto, anche se molto distante da una società, quella italiana, alle prese con altri problemi: la moglie defunta era una performer miliardaria (che richiama molto la figura di Marina Abramovic); il marito, con minor talento, un video maker. La coppia, che praticava un amore libero, ha concepito due figli che per tutta l’infanzia e l’adolescenza hanno subito i traumi di una vita sregolata e invasa di pseudo artisti, occultati da due figure gigantesche come quelle della madre e dal padre.
Il risultato è pittosto scontato: la figlia è una scrittrice che soffre di continue crisi depressive, il fratello è un commercialista di successo che nutre un astio micidiale per il padre e mantiene economicamente la sorella. La trama si svolge quindi con recriminazioni e momenti di gioco a suon di rock, accuse, sensi di colpa, confessioni, l’Alzheimer di David che mangia rapporti oramai sfiniti. Il finale lascia intravedere il probabile suicidio del padre, proprio lui che, insieme alla moglie, “si è scopato mezza Europa“, e che improvvisamente si trasfoma in un personagio fragile – un cambio repentino che non convince. I giovani attori non sembrano reggere il confronto con la bravura di Luigi Diberti, dipingendo due figure, sì addolorate, ma anche nevrotiche, che non spiccano. Il suggestivo disegno delle luci e la colonna sonora non riscattano l’opera.
Vi è fame di ricerca, a teatro, ed è sempre più difficile accontentarsi dei drammi da salotto.
Tessa Granato
Lo spettacolo continua
Teatro del Giglio
Piazza del Giglio 13/15, Lucca
domenica 11 dicembre ore 16.00
www.teatrodelgiglio.itDavid
drammaturgia e regia Paolo Civati
con Luigi Diberti, Valentina Fois, Giorgio Marchesi
assistente alla regia Flaminia Caroli
musiche originali Valerio Camporini Faggioni
scene Claudia Trapanà, Ermes Pancaldi
luci Fabio Giommarelli
produzione Teatro Del Carretto
www.teatrodelcarretto.it