L’artista bambino

Una mostra ricostruisce le tappe dello studio iniziato nel 1969 da Carlo Ludovico Ragghianti per porre in relazione l’arte medievale con gli stilemi del disegno infantile e la loro rielaborazione nelle opere dei pittori di inizio Novecento.

A Lucca, il medievale Complesso Monumentale di San Micheletto ospita fino a domenica 2 giugno la mostra L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento a cura di Nadia Marchioni. La struttura, di proprietà della Cassa di Risparmio di Lucca, è sede, sin dalla sua istituzione all’inizio degli anni Ottanta, della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti incentrata sui lasciti della coppia che per decenni si è dedicata allo studio, alla critica e alla divulgazione della storia dell’arte.
Nadia Marchioni parte dal saggio Bologna cruciale 1914, pubblicato da Ragghianti nel 1982 ma frutto di riflessioni iniziate oltre un decennio prima, per esplorare le connessioni tra il disegno dei bambini, l’arte medievale e quel filone della produzione figurativa che nelle prime tre decadi del Novecento recepisce gli stilemi infantili. L’esito del percorso di ricerca della curatrice, che va anche a colmare le lacune del lavoro di Ragghianti lamentate dall’autore stesso, si sviluppa in sei sezioni, ordinate in sequenza cronologica a partire da fine Ottocento.
Nella sezione di apertura, Adriano Cecioni e il mondo dell’infanzia, le sculture e i dipinti dell’artista attivo nella seconda metà del XIX secolo tra Italia, Francia e Inghilterra, descrivono un mondo in cui il fanciullo non gode di particolari attenzioni socio-educative ma è considerato alla stregua di un uomo in miniatura, con relativi doveri e responsabilità.
La seconda sezione, così come Bologna cruciale 1914, trae origine dai disegni infantili esaminati dal critico Corrado Ricci, con i parametri propri della sua professione nel saggio L’arte dei bambini (1887), e ripresi a cavallo tra Otto e Novecento da autori come Giacomo Balla ne Il fallimento (1902), opera di cui sono esposti in mostra bozzetto esecutivo e disegno preparatorio.
Segue la sezione Disegno infantile e Medioevo: alle sorgenti della figurazione. Il caso pioneristico di Alberto Magri e del cenacolo tosco-apuano. Sono qui presenti lavori estrapolati dai cicli pittorici eseguiti negli anni Dieci da Magri in cui si evincono chiaramente citazioni di arte infantile, come in Il bucato (1913), o medievale – La vendemmia (1912) ricorda le sculture di Wiligelmo – cui sono accostate opere di artisti a lui legati quali Adolfo Balduini, Spartaco Carlini e Lorenzo Viani oltre a un focus dedicato all’illustrazione per i più piccoli.
L’immagine del bambino e la diffusione del primitivismo infantile in Italia negli anni della Grande Guerra è il tema attorno cui verte la quarta sezione della mostra. Da un lato sono esposti materiali di propaganda diffusi in periodo bellico con protagonisti i pargoli innocenti: a volte si tratta di opere a firma di autori celebri, del calibro di Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Mario Sironi e Ardengo Soffici. Dall’altro si scopre come siffatto bombardamento divulgativo abbia ispirato le fanciullesche figurazioni – quasi una sorta di regressione secondo il giudizio critico di Ragghianti – di Ottone Rosai, Alberto Magri, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Alberto Salietti e Piero Bernardini.
La sezione Soffici e Carrà fra arte infantile e popolare esplora invece l’evoluzione del pensiero dei due protagonisti attraverso i contributi teorici redatti tra il 1910 e il 1914. Ardengo Soffici, inizialmente dalle pagine de La Voce e successivamente da quelle di Lacerba – il periodico futurista da lui fondato nel 1913 con Giovanni Papini e Aldo Palazzeschi –, e Carlo Carrà si scagliano contro il Futurismo imperante e la modernolatria del Marinettismo auspicando di “osservare e assimilare le leggi plastiche manifestate nella loro primordiale purezza” da bambini, operai e donne (C. Carrà, Vita moderna e arte popolare, su Lacerba, 1 giugno 1914). Alla componente editoriale Nadia Marchioni affianca dipinti naïf ispirati ai due autori dal lavoro di Rousseau il Doganiere e i trofeini di Soffici: opere come Cacio e pere (1914) dalla grafica stilizzata mutuata dalle insegne di paese.
Il Tassì rosso (1932) di Renato Birolli attende il pubblico nella sesta e ultima sezione della mostra per condurlo attraverso Esempi di primitivismo infantile in Italia negli anni Venti e Trenta del Novecento. Nel clima di pace e fermento creativo registrato tra i due conflitti mondiali le tele si riempiono di colori squillanti, immagini divertenti e volumi a tratti sproporzionati tra loro ma indubbiamente capaci di restituire un’atmosfera serena. Una piacevole conclusione per una mostra che, partendo da importanti basi teoriche, sfuma nell’incantato mondo infantile.

Silvana Costa


La mostra continua:
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
via San Micheletto 3 – Lucca
fino a domenica2 giugno 2019
orari: dal martedì alla domenica ore 10-13, 15-19
www.fondazioneragghianti.it

L’artista bambino
Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento
a cura di Nadia Marchioni
progetto di allestimento Arrigoni Architetti
progetto grafico Marco Riccucci
mostra promossa e prodotta da Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca, Città di Lucca

Catalogo
L’artista bambino
Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento
a cura di Nadia Marchioni
Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, Lucca, 2019
27×23,5 cm, 216 pagine, illustrazioni e fotografie a colori
prezzi: 30,00 euro