Ricordi di un mercante d’arte

berggruen-ricordi-mercante-1Il Novecento, il mito di Picasso e degli altri Maestri dell’Arte Moderna rivivono nei racconti del collezionista e mercante d’arte Heinz Berggruen.

La casa editrice Skira ha arricchito il proprio catalogo con Ricordi di un mercante d’arte, una raccolta di deliziosi racconti autobiografici in cui Heinz Berggruen descrive artisti e collezionisti incontrati nel corso della lunga carriera di gallerista. O, come lui sottolinea nella “veste di proprietario di galleria – mi rifiuto ostinatamente di usare il neologismo “gallerista” che a me suona come droghiere o farmacista” (p. 65).
Figura poco nota in Italia, Berggruen è un importante mercante d’arte, collezionista e, alla fine della sua vita, mecenate che segna in maniera indelebile tutto il XX secolo. Nasce nell’anno in cui scoppia la Prima Guerra Mondiale da una famiglia borghese di ebrei berlinesi, il padre è cartolaio e nei momenti trascorsi in negozio ad aiutarlo il piccolo Heinz impara a riconoscere ed apprezzare le diverse tipologie di carta. La carta è un po’ il filo conduttore della sua vita: quella di giornali su cui – appena ventenne nella Germania nazista – scrive di eventi mondani e di illustri defunti; quella dei tomi universitari studiati alla Berkeley University alla fine degli anni Trenta; poi, di nuovo, quella di redattore di riviste ideate dagli Alleati per favorire la denazificazione dei territori governati dal Terzo Reich; infine quella su cui sono realizzate le prestigiose stampe d’arte che commercia nella Ville Lumière.
Alla fine degli anni Quaranta Heinz Berggruen compra dall’amico Louis Broder, un editore svizzero, gli uffici in rue de l’Université per trasformarli in quella che in breve tempo diviene una delle più prestigiose gallerie  d’arte di Parigi. La mostra d’esordio è dedicata al lascito di Gertrude Stein: una strepitosa collezione di Arte Moderna il cui nucleo è costituito da “i quadri che le portava un giovane sconosciuto pittore spagnolo e che lei acquistava entusiasta”, creando così “la base di quel monumento che avrebbe preso il nome di Pablo Picasso” (p. 61).
Picasso, i fratelli Giacometti, Matisse, Mirò, Diego Rivera sono solo alcuni dei prestigiosi artisti che Heinz Berggruen ha in catalogo. Questi Maestri del Novecento non sono per lui meri fornitori  di merce ma persone, indubbiamente strane, a tratti surreali, che con il tempo sono diventate amici. Berggruen indugia con tenerezza e nostalgia sui ritratti intimi di siffatti personaggi, senza mai scivolare nella vanteria o nel moralismo. Come tutti, anche l’autore ha  subito il fascino di Picasso e, alla guisa di un pittore cubista, cerca di far entrare nel suo libro di ricordi le cento sfaccettature di un personaggio complesso ed estremamente generoso.  A Berggruen, in più occasioni, è capitato di acquistare piccoli grandi capolavori donati dal Maestro agli amici, con il tacito accordo che potessero rivenderli in caso di necessità senza che lui ne facesse un dramma. Capita con Dora Maar, indimenticata musa e amante di Picasso, con il poeta Paul Éluard o, ancora, con un commerciante di colori che durante la guerra non gli fa mai mancare gli oli per dipingere ricompensato con uno studio per una delle Demoiselles d’Avignon.
Una tenera parentesi è dedicata alla fuga d’arte e d’amore a New York con Frida Kahlo.
I Ricordi di un mercante d’arte includono anche i ritratti dei più sensibili e prestigiosi collezionisti d’arte del secolo scorso. Innanzitutto i grandi industriali, da Thyssen a Mrs Lauder sino a Gianni Agnelli che lo invita nella suo buen retiro di St. Moritz ad ammirare la collezione di Klee.
Nel viavai di persone che da ogni parte del mondo giungono anche solo per comprare “le immagini fiabesche di Chagall di asini in volo e innamorati fluttuanti” (p. 65), il miglior cliente della Galerie Berggruen è Berggruen stesso. Egli nel corso di una vita, sia grazie a fortunate concatenazioni di eventi, sia con spedizioni meditate a case d’aste, accumula un’emozionante collezione d’arte che, in parte, dal 1996 è ospitata in un elegante palazzo neoclassico progettato dall’architetto Stüler sito di fronte al Castello di Charlottenburg. All’ultimo piano risiedono Bergruen e la moglie: hanno accesso diretto al museo. Nel capitolo I miei coinquilini il collezionista racconta con tenerezza come le opere, ordinate per artista, siano state collocate ai diversi piani assecondandone le diverse peculiarità. Sono decine e decine i lavori di Picasso che qui trovano dimora, dagli esordi al cubismo, passando per le citazioni dell’arte rinascimentale italiana; allo stesso livello dell’appartamento dei coniugi Bergruen sono esposte le creazioni di Giacometti e Klee  mentre al piano terra sono i colori saturi e vivaci delle tele di Matisse a conquistare i visitatori.
La raccolta esposta a Berlino – concessa prima in prestito e poi, nel 2000, venduta ai Musei Statali a un quarto del suo reale valore – non è il mero sintomo di una riappacificazione avvenuta tra Heinz Berggruen e la sua città natale, abbandonata nel 1936. Se la accostiamo alla donazione di novanta Klee al Metropolitan Museum di New York avvenuta nel 1988 vediamo emergere la figura di un collezionista mecenate che sente il bisogno di inondare la Terra di opere meravigliose sia per raccontare la straordinaria epopea del Cubismo e, più in generale, dell’Arte Moderna, sia per testimoniare che all’alba del nuovo millennio egli si sente un cosmopolita che chiama “casa” tante città diverse. Come e forse più di lui anche il quasi coetaneo Helmut Newton lascia l’ormai ostile Berlino per divenire un cittadino del mondo, per esplorarne le meraviglie ed elaborarle in un percorso proprio che, a distanza di decenni, ormai lo riporta trionfalmente nella città natale.
Ricordi di un mercante d’arte è il disordinato diario di questo stupendo viaggio, gli aneddoti si succedono evocandosi l’uno con l’altro, in un continuo balzare avanti e indietro nella memoria. Al di là delle agevoli dimensioni, il libro si legge tutto d’un fiato perché vergato con prosa fresca, trasudante affetto più che nostalgia per i tempi andati. Bergruen, giunto all’invidiabile traguardo dei novant’anni – muore nel 2007 –  inanella senza alcun rimpianto tappe e ricordi di una generazione di esuli, che ha saputo trasformare il dramma in una grande opportunità di crescita.

Silvana Costa

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Ricordi di un mercante d’arte
Heinz Berggruen
traduzione di Enrico Arosio
Storie Skira, 2017
14 x 21 cm, 144 pagine, brossura
prezzo: 14,90 Euro
www.skira.net