Biennale Architettura 2018: Padiglioni nazionali all’Arsenale

Nuovo capitolo del reportage di Artalks dalla Biennale Architettura di Venezia 2018. È ora la volta delle rappresentanze nazionali che espongono all’Arsenale.

Nell’infinita sequenza di edifici in mattoni che compongo il complesso dell’Arsenale, oltre alle installazioni dei singoli architetti invitati dalle curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara, trovano spazio anche due dozzine di Padiglioni nazionali, tra cui l’italiano. Il tema su cui si confrontano alla Biennale Architettura 2018 è Freespace, nell’accezione più ampia di spazio fisico e mentale, lasciando campo a sorprendenti riflessioni e sperimentazioni.
Il Padiglione filippino apre la rassegna delle partecipazioni nazionali; il progetto si ispira a The Woman Who Had Two Navels – La donna che aveva due ombelichi il romanzo scritto nel 1961 da Nick Joaquin – storico, romanziere e giornalista vanto della Nazione – per riflettere sugli eventi accaduti nelle Filippine dopo la Seconda Guerra Mondiale, in una continua tensione tra eredità del passato e curiosità per il futuro, nel tentativo di trovare un percorso originale. Analogamente in The City Who Had Two Navels – questo il titolo dell’intervento a Biennale 2018 – su due schermi concavi contrapposti scorrono esempi di architetture di matrice post-coloniale da un lato e di urbanistica neoliberale dall’altra. L’artista Yason Banal raccoglie suggestioni da queste due tendenze divergenti e le compone in una videoinstallazione che costituisce l’ombelico del Padiglione, una perfetta rappresentazione delle diverse pulsioni che convivono nell’animo di ogni persona ma anche per le vie di ogni città del mondo.
Zero Space è il tema scelto dal Padiglione albanese cui i cittadini di Tirana hanno collaborato con oggetti e ricordi al fine di dar vita a un ambiente dalla forte componente emozionale, dove il visitatore è bombardato da continui stimoli multisensoriali. Il Padiglione si configura come uno spazio vuoto, eppure al contempo carico di presenze forti, un’ideale ricostruzione delle vie e delle piazze di Tirana su cui si affacciano porte che permettono l’accesso alle case e alle storie di chi le abita. Di fronte, complice il tema di questa edizione della Biennale che invoca la libertà, il Padiglione della Slovenia  espone il progetto elaborato nel 1947 da Jože Plečnik per  Cathedral of Freedom, ovvero la sede dell’Assemblea Legislativa della neonata Repubblica Socialista di Slovenia. Attorno ai disegni tecnici del monumento si sviluppano riflessioni sulle responsabilità del mercato e dei Governi in merito ai cambiamenti climatici e ai danni all’ecosistema; responsabilità commisurate all’influenza dell’attore sulla scacchiera mondiale. Poco più avanti, la Repubblica del Kosovo, un’altra Nazione nata dalla frantumazione della ex-Jugoslavia, racconta le trasformazioni indotte nelle funzioni urbane dalle operazioni di pulizia etnica attuate dal Governo serbo contro la popolazione di origine albanese. A queste persone, nella seconda metà degli anni Novanta, viene precluso l’accesso a tutti i luoghi pubblici di Pristina, la capitale. In breve tempo, dando prova di grande resilienza, la gente emarginata organizza e attrezza le proprie abitazioni a negozi, ristoranti, ambulatori ma anche a gallerie d’arte, per nutrire corpo e anima. Le pareti del Padiglione sono rivestite di specchi per riflettere – talvolta distorcendola – la pianta della città tracciata sul pavimento e restituire un’allegorica rappresentazione della moltiplicazione delle destinazioni d’uso, della confusione di luoghi al contempo pubblici e privati piuttosto che del veloce sviluppo di una rete parallela di servizi alla comunità, nata dal basso, un po’ confusa e clandestina.
Al Padiglione cileno è ricostruito un episodio significativo della storia recente dello Stato sudamericano. Il 29 settembre 1979 nello stadio di Santiago vengono esposti i plastici dei differenti settori della città per agevolare le operazioni di individuazione dei lotti di terreno e la consegna dei relativi titoli di proprietà a chi vi è insediato da anni. È un evento epocale che narra della popolazione che prende possesso legale della propria città, del riconoscimento formale di uno stato di fatto non ulteriormente tollerabile in un Paese che voglia definirsi civile. Stadium mostra anche l’ennesimo ruolo da protagonista nei grandi eventi della Nazione ricoperto dallo Stadio di Santiago:  costruito nel 1938, nel 1962 ospita mondiali di calcio, nel 1973 è trasformato il luogo di detenzione e tortura mentre nel 1987 accoglie i fedeli accorsi ad ascoltare le parole di Papa Giovanni Paolo II. Oggi a Venezia, Patria di celebri esploratori e naviganti, i plastici di alcuni quartieri di Santiago, scolpiti come bassorilievi nella roccia e composti tra loro a formare un anello di colossali dimensioni, complice la penombra della sala, evocano i manufatti dell’antica civiltà Inca che dominava quella porzione di Mondo prima dell’arrivo degli invasori europei.
Building a Future Countryside: suona ambizioso il tema affrontato dal Padiglione della Cina. Un tema ambizioso per molti Paesi ma non per l’Impero del Dragone che illustra al pubblico una nutrita rassegna di progetti di sviluppo dedicati alle aree rurali, organizzati in sei gruppi: Produzione; Turismo; Comunità; Cultura; Dimore; Futuro. Progetti di architetti contemporanei realizzati combinando le moderne tecnologie con le sapienze ancestrali e i materiali peculiari di ciascuna regione. Progetti documentati con reportage fotografici di notevole pregio, forse tra i migliori presenti in questa edizione di Biennale, al fine di renderli comprensibili – e condivisibili – anche a chi architetto non è. Progetti destinati a migliorare la vita degli abitanti di piccole realtà locali a livello economico, incentivando il turismo e industrie innovative; a livello educativo, moltiplicando il numero di scuole e biblioteche; a livello comunitario con strutture quali Centro Visitatori del Monastero Buddista di Jianamani, un complesso polifunzionale costruito  dopo il terremoto del 14 aprile 2010 per ospitare servizi alla popolazione quali ambulatori, bagni, ufficio postale e uno spazio per promuovere la cultura religiosa locale. Un approccio che ritroveremo anche nell’adiacente Arcipelago Italia. Prima però curiosiamo nel Giardino delle Vergini dove è esposta Cloud Village di Archi-Union Architects, un’opera stampata in 3D ispirata ai portali di ingresso ai villaggi tradizionali cinesi.

Silvana Costa

La mostra continua:
Giardini e Arsenale
Sestiere Castello – Venezia
fino a domenica 25 novembre 2018
orario: 10 – 18
(ultimo ingresso ore 17.45)
solo sede Arsenale: venerdì e sabato fino al 29/09
chiusura ore  20 (ultimo ingresso ore 19.45)
chiuso il lunedì
(esclusi lunedì 28/05, 13/08, 3/09 e 19/11)

Biennale Architettura 2018
16.Mostra Internazionale di Architettura
presidente Paolo Baratta
a cura di Yvonne Farrell, Shelley McNamara
www.labiennale.org/it/architettura/2018