Biennale Arte 2019: il “corpo a corpo” con l’arte

Un lungo viaggio firmato da Ralph Rugoff tra Giardini e Arsenale: tanti giovani e sempre più al femminile nel globalismo dei video, la ripresa della pittura, i muri dei conflitti e installazioni a sorpresa.

“May You Live In Interesting Times”. Si apre con un antico anatema cinese la 58esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia firmata da Ralph Rugoff, 61 anni, che arriva in laguna con la fama di attivissimo direttore della Hayward Gallery di Londra.
Peccato che la frase sia una fake news. Alla fine degli anni Trenta del secolo scorso il parlamentare britannico Sir Austen Chamberlain citava in un suo discorso un detto conosciuto tramite un diplomatico britannico di stanza in Asia: “che tu possa vivere in tempi interessanti”. Ma si dà il caso che questo “antico anatema cinese” non sia mai esistito, nonostante venga ancora riferito da oltre un secolo. Allora?  Una minaccia? Un augurio?
Quali sono i “tempi interessanti” oggi, tra scienza e tecnologie imperanti, con religioni in conflitto, muri scomparsi e riapparsi, in un presente con la più assoluta libertà nell’arte? Rugoff vorrebbe forse mettere in discussione i nostri punti di riferimento?
Partiamo subito con i numeri. La Mostra-cardine della Biennale con 79 artisti nel Padiglione Centrale e all’Arsenale, curata direttamente da Rugoff, è affiancata da 90 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni, ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Ghana, Madagascar, Malesia, Pakistan. Più, ancora, la Repubblica Dominicana che partecipa per la prima volta con un proprio padiglione.

La nebbia sul Padiglione Centrale. Proviamo a lanciarci sulla traccia esilissima di interesting times come esigenza conoscitiva e vitale. Ci avvolge una nebbia densa che nasconde il Padiglione Centrale; forse è metafora di dubbiosi pensieri da parte di Lara Favaretto, una delle due italiane presenti nella mostra del curatore (l’altra è Ludovica Carbotta con un progetto speciale alla polveriera di Forte Marghera). All’interno, sembra di fare il giro del mondo. Arrivano in tanti dalla globalizzazione dell’arte con nuovi punti fermi: Shanghai, New Delhi, Mexico, Chicago, la Nigeria, il Kenia, la Thailandia, il SudAfrica.
Vivace l’intreccio di identità culturali, tradizioni, sessualità, sensorialità, più o meno velate conflittualità. Dominante la presenza di molti giovani artisti in un percorso sempre più virato al femminile. Sono brani di vivere nella mega-frammentazione del presente.
Dilagano le emergenze sociali con le già note discriminazioni razziali e la conferma dei flussi migratori. Ben presente l’allerta dei cambiamenti climatici con le previsioni di catastrofi future.
L’atmosfera della rassegna “centrale” si surriscalda a tratti con il divertissement installativo nel kitsch più assoluto e sorprendente.
Se la messicana Teresa Margolles porta il Muro di Ciudad Juarez crivellato di pallottole, prigioniero di un immenso cubo di vetro un Robot cinese continua rumorosamente a ripulire il pavimento da un liquido color sangue. Gli stessi artisti, i cinesi Sun Yuan e Pen Yu, ritornano nello stupore dei visitatori all’Arsenale, inserendo in un altro cubo trasparente una bianca poltrona-trono, fustigata da uno staffile che si agita ogni tanto con aria pressurizzata.
Ultrafotografata “superstar” è la Mucca di Nabuqi che gira ‘tipo giostra’ su rotaia, da guardare ovviamente con tutta l’ironia possibile. Di fronte, il cancello dell’indiana Shilpa Gupta aggredisce rovinosamente un muro, sbattendovi con violenza.
La motocicletta spezzata in due e la tuta da motociclista crocifissa alla parete di Alexandra Bircken vanno a contrastare l’infanzia perduta nei banchi abbandonati di una scuola in una installazione sonora della sudafricana Kemang Wa Lehulere.
Un OK pieno, da parte nostra, al curatore abilissimo nel mixare le emozioni visive con le doppie presenze volute da Rugoff per la sua mostra: i 79 artisti si presentano due volte, con opere diverse ai Giardini e all’Arsenale.
E’ da annotare, in questa atmosfera vivacemente mutante ad ogni angolo, il ritorno alla grande della pittura. Merethu, assieme a un altro pittore africano, il nigeriano Njikeda Akunyili Crosby, apre a una coinvolgente figurazione di identità nazionale. Artisti come Nicole Eisenman o Michael Armitage si confermano in una pittura di qualità. Ci si ferma a lungo davanti allo sconcertante diorama “marziano” della francese Dominique Gonzalez-Foerster.
Molta fotografia e molti (forse troppi) video, che richiedono tempi lunghi nella visione. Qualche déjà vu  tipo scritte al neon, alcuni ready made che non coinvolgono più di tanto, in alternativa a opere davvero fortemente spiazzanti. “Interessante” il gigantismo anche esagerato delle opere all’Arsenale, in collocazioni audaci, che consentono di gustare appieno l’alternarsi delle tematiche.

Fabrizia Buzio Negri

 

La mostra continua:
Giardini e Arsenale
Sestiere Castello – Venezia
fino a  24 novembre 2019
orari: Giardini: 10 – 18
Arsenale: 10 – 18
venerdì e sabato, fino al 5 ottobre, chiusura ore 20
chiuso lunedì (escluso 2 settembre, 18 novembre)
www.labiennale.org

Biennale Arte 2019
May You Live In Interesting Times
a cura di Ralph Rugoff

progetto grafico dell’immagine coordinata e layout dei volumi: Melanie Mues – Mues Design London
 

Catalogo ufficiale:
May You Live In Interesting Times
edizioni La Biennale di Venezia, 2019
Volume I
a cura di Ralph Rugoff
dedicato alla Mostra Internazionale
Volume II 
dedicato alle Partecipazioni Nazionali e agli Eventi Collaterali
Guida della Mostra 
studiata editorialmente per accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo