A Novara è in corso un’esposizione che rivendica il ruolo di primo piano del Divisionismo nel dibattito europeo sull’applicazione in pittura degli studi scientifici su luce e colore.
Il comune di Novara, con l’ausilio dell’associazione culturale METS Percorsi d’arte, ha scelto di partire dal glorioso passato ottocentesco per costruire un palinsesto di iniziative capaci di innescare la curiosità dei turisti verso il territorio e la cultura locali. Passeggiando per le vie del centro, dominate dalla cupola antonelliana della Basilica di San Gaudenzio, si assapora ancora il clima elegante e sobrio tipico della tradizione sabauda, trasmesso da molti edifici realizzati nel XIX secolo. L’Ottocento è anche l’epoca che vede la città, fondata in età romana, protagonista della storia patria. Il 23 marzo 1849 nella battaglia che qui si svolge, dalla sconfitta dell’esercito piemontese contro le truppe del maresciallo Radetzky, nasce quel desiderio di riscatto che dà ufficialmente inizio al Risorgimento italiano.
Il medievale Castello Visconteo Sforzesco, dopo svariati cambiamenti di destinazioni d’uso e un accurato lavoro di restauro, è riaperto nel 2016 quale polo culturale cittadino. Qui tra ottobre 2018 e febbraio 2019 è ospitata la mostra Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini mentre è ora la volta di Divisionismo. La rivoluzione della luce visitabile sino al 5 aprile 2020. La curatela è affidata ad Annie-Paule Quinsac, una delle massime esperte di quello che è il primo fenomeno artistico d’avanguardia italiano di portata internazionale, sviluppatosi a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’interesse per il Divisionismo è oggi più vivo che mai: in tutta Europa si susseguono mostre volte ad analizzarne la tecnica pittorica e a metterla in relazione con quella di altri movimenti che applicano parallelamente – senza influenza diretta – le scoperte dell’ottica all’arte.
Si tratta dunque di premesse importanti per un’esposizione complessa e articolata, corredata da un ricco catalogo, inaugurata a ridosso del centenario della morte di Angelo Morbelli (7 novembre 1919), il pittore piemontese tra gli esponenti di punta del Divisionismo. Un’esposizione che stupisce, prima ancora di acquistare il biglietto, con Maternità (1890/91) di Gaetano Previati posizionata all’ingresso del castello ad accogliere i visitatori. Un’opera che seduce per la dolcezza del racconto e che affascina l’osservatore man mano le si avvicina, trasfigurandosi, cambiando forma e colore, avviluppandolo nella sua magia e invogliandolo a visitare la mostra per scoprire altri capolavori del genere.
Divisionismo. La rivoluzione della luce presenta oltre 60 opere, giunte in prestito in gran parte da collezioni private, eseguite da 18 pittori e ripartite in 8 sezioni dedicate a ripercorrere tutta la parabola del gruppo artistico, focalizzandosi sul filone lombardo-piemontese a sancire un ulteriore legame con il territorio ospite.
Il racconto dell’avventura del Divisionismo ha un Prologo svolto a partire dalla carismatica figura di Vittore Grubicy, un gallerista milanese dedito anche alla critica d’arte e alla scoperta di giovani talenti, oltre a dilettarsi egli stesso nella pittura. Gubicy, attraverso la divulgazione dei recenti studi di ottica, traghetta gli artisti che gravitano intorno alla sua galleria dalla macchia della Scapigliatura alla divisione del colore. Da Pensierosa (1872/73) di Tranquillo Cremona e Il bambino Morisetti (1885) di Daniele Ranzoni si passa a Gaetano Previati che nel decadente Le fumatrici di hashish (1887) sperimenta una più evidente trasposizione su tela del fenomeno luminoso e a Angelo Morbelli con La partita alle bocce (1885), un esercizio en plein air in cui l’illuminazione è risolta grazie a una combinazione di luce intensa e ombre colorate. Anche Giovanni Segantini in Dopo il temporale (1883/85) si cimenta con la resa pittorica della luce naturale giocando con le mille sfumature di grigio, verde e giallo, distribuite in strati di differente spessore ad alternare trasparenze e matericità del colore. È La portatrice d’acqua (1886), sempre di Segantini, la prima opera pienamente divisionista della mostra.
La seconda sezione racconta l’epica avventura de La I Triennale di Brera. Uscita ufficiale del Divisionismo italiano svoltasi a Milano nel 1891. Sono presenti Segantini, Grubicy, Morbelli e Previati con Maternità (1890/91) che può essere considerata un manifesto stilistico del gruppo, al pari di L’oratore dello sciopero (1890/91) con cui Emilio Longoni trasforma la pittura in uno strumento di lotta politico-sociale. Al loro fianco Giuseppe Pelizza da Volpedo e Giovanni Sottocornola che si stanno lentamente avvicinando al Divisionismo. La critica si scaglia in particolar modo contro Previati, in primo luogo per i connotati laici assunti dalla donna che allatta il bambino nel giardino dell’Eden, appoggiata all’albero della vita, circondata da talmente tanti angeli e santi da avvicinarsi più all’iconografia di una sacra conversazione che di una maternità. Il biasimo è altresì rivolto a quell’incomprensibile scomposizione del colore in tanti filamenti, una tecnica innovativa che dematerializza la forma e rende la scena impalpabile come in un sogno.
Annie-Paule Quinsac propone quindi L’affermarsi del Divisionismo in cui offre al visitatore una selezione di opere di Longoni, Nomellini, Sottocornola, Grubicy e Fornara intenzionate a far capire al pubblico con immediati esempi come si sia evoluta la tecnica di questi artisti. Un metodo esplicativo applicato anche nelle sezioni monografiche dedicate a Pelizza da Volpedo, Previati e Segantini.
Di Pelizza da Volpedo, nelle sale introduttive, si ammirano le eccelse doti di ritrattista in Le ciliegie (1888-1889) e Il mediatore (1891), dipinti di epoca predivisionista ancora fortemente segnati dalla lezione verista di Giovanni Fattori e Cesare Tallone. La sezione intitolata Pellizza da Volpedo. Tecnica e simbolo si apre con Il ponte (1893-1894), la prima opera divisionista, e tocca l’apice con Sul fienile (1893/94) un capolavoro di evidente matrice simbolista, un’allegoria dell’inesorabile ciclo della vita, sviluppata a partire dal forte potere evocativo della luce. L’ambiente famigliare del fienile di casa ospita in controluce la commovente scena di un contadino morente; sullo sfondo, oltre il porticato, si stendono i campi rigogliosi e i tetti di Volpedo illuminati dal sole a raccontare l’indifferenza della natura davanti al dramma umano.
La sala dedicata a Previati. Verso il sogno è preceduta dal suggestivo trittico della Migrazione in Val Padana (1916/17), probabilmente l’ultimo lavoro dell’artista fiaccato nello spirito dalla ravvicinata successione di lutti che gli hanno falcidiato la famiglia. Un sublime canto del cigno che al contempo è sia un ritorno alle origini, alle terre dell’infanzia, sia una metafora della condizione umana, sempre in movimento alla ricerca di nuova conoscenza e di nuove esperienze. La luce bassa e dorata del tramonto conferisce allo spaccato bucolico un alone mistico superiore persino a quello del trittico Sacra famiglia (1902).
In Segantini. Il gioco dei grigi la curatrice, consapevole della gran notorietà dei dipinti dell’artista, sceglie di sorprendere il pubblico mostrandogli una selezione di sette disegni. La potenza dei colori cui si deve una porzione del successo riscosso dalle tele di Segantini è tradotta su carta in un marcato gioco di chiaroscuri, a volte illuminato da pastelli colorati, eseguito con gran varietà di tecniche, a tratti sovrapposte.
Un’ulteriore sezione è dedicata a Il colore della neve, tema affrontato da molti degli autori in mostra che passano parte dell’anno sui monti, lontano dalla città, nel tentativo di cogliere l’essenza della vita e il potere della natura primordiale. I villaggi sepolti dalla coltre bianca assumono toni onirici mentre i colori ad olio, colpiti dai fasci luminosi dei faretti, spandono bagliori argentei nella sala e caricano i dipinti di una forte valenza emotiva.
La mostra si conclude con una carrellata su Il nuovo secolo. Gli sviluppi del divisionismo. Annie-Paule Quinsac vi racconta il passaggio del Divisionismo da sperimentazione tecnica ad accademismo, termine qui inteso nella sua accezione positiva di condivisione su larga scala di saperi e valori. Valori arcaici quali la semplicità della vita contadina e il rispetto per la natura che negli anni Dieci e Venti si scontrano violentemente con quelli espressi dal Futurismo.
Il percorso, cui si affiancano gli approfondimenti storico-scientifici del catalogo, riesce egregiamente a esemplificare ai visitatori la valenza de La rivoluzione della luce attuata dagli artisti italiani. Un’esposizione che ribadisce l’estrema modernità del Divisionismo e ne sancisce anche in Italia in diritto di comparire tra le avanguardie di primaria importanza europea.
Silvana Costa
La mostra continua:
Castello Visconteo Sforzesco
piazza Martiri della Libertà, 3 – Novara
fino a domenica 5 aprile 2020
orari martedì-domenica 10-19
la biglietteria chiude alle 18.30
aperture straordinarie: 8, 23, 26 e 30 dicembre; 1,6 e 22 gennaio
chiuso: 24, 25 e 31 dicembre
www.ilcastellodinovara.itDivisionismo
La rivoluzione della luce
a cura di Annie-Paule Quinsac
promossa e prodotta da Comune di Novara, Fondazione Castello Visconteo Sforzesco di Novara, METS Percorsi d’arte
in collaborazione con ATL della provincia di Novara, BIG Ciaccio Arte, Fondazione Circolo dei LettoriCatalogo:
Divisionismo
La rivoluzione della luce
a cura di Annie-Paule Quinsac
METS Percorsi d’arte, 2019
prezzo: 35,00 Euro
www.metsarte.com